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D’ignoranza si può morire di Francesco Gagliardi

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E’ possibile, amici, che anche nell’anno del Signore 2019 si può ancora morire per ignoranza.

Oggi vi voglio dare una notizia che ha creato brividi di vergogna ed imbarazzo alle nostre istituzioni calabresi e a quei personaggi che ogni giorno si riempiono la bocca di carità, di amore. di fratellanza, di accoglienza, di integrazione.

La notizia è vera, non me la sono inventata o come si dice oggi è una fake news.

Tanto scalpore ha destato nell’opinione pubblica.

Rasenta, è vero, l’assurdo e subito i giornali, quelli politicamente scorretti, l’hanno messa in prima pagina perché la notizia giunge dalla Calabria, da una regione del Sud, dove ancora si può morire per una banale infezione, per una semplice estrazione di un dente cariato.

L’assurdo è che il dente non è stato estratto dalla bocca di una persona da un dentista.

La persona se l’è estratto da solo, perché non poteva permettersi di pagare un dentista.

E’ morto.

La persona morta aveva un nome ed un cognome, viveva ai margini della società.

E’ una storia triste e drammatica quella di Eugen Munteau, romeno di 55 anni, abitante ad Acri, cittadina alle porte di Cosenza.

Eugen è morto presso l’ospedale “Beato Angelo” di Acri per una grave malattia infettiva, setticemia, la più grave che esista, dovuta alla penetrazione e alla riproduzione di germi patogeni nel sangue.

E’ una terribile malattia che colpisce più di 30 milioni di persone all’anno e se non viene diagnosticata in tempo e curata uccide più dell’infarto.

L’uomo che è morto non viveva da solo ed era conosciutissimo nella cittadina cosentina.

Viveva con la compagna e con il fratello di lei.

Si trovavano in gravissime difficoltà dopo aver perso il posto di lavoro.

Senza un lavoro e senza una casa dove vivere finirono ben presto ad alloggiare per strada, sotto i ponti o in una baracca a pochi chilometri di distanza dal centro abitato di Acri. Eugen, la compagna e il fratello di lei, è bene ribadirlo, non erano stati completamente abbandonati.

Le Forze dell’Ordine, i servizi sociali, i parrocchiani, lo stesso parroco Don Giampiero Fiore si sono spesso interessati alle loro condizioni.

Hanno cercato in qualche modo a rendere la vita di questi tre migranti, perché di migranti si tratta, un po’ sopportabile.

Gli sono stati vicino.

Specialmente il parroco Don Giampiero, che noi conosciamo benissimo perché è stato con noi nella parrocchia di San Bartolomeo Apostolo e nella chiesa della Madonna delle Grazie di San Pietro in Amantea.

C’è stato pochissimo. Solo un anno. Ma noi lo ricordiamo con affetto e gratitudine per il bene che ha fatto in parrocchia e nel paese. Recava loro spesso cibo ed indumenti.

E poi per diverso tempo hanno frequentato la Mensa del Girasole dove riuscivano a mangiare un piatto caldo.

Eugen ora è morto.

Forse aveva dei denti gravemente malati e lui li ha voluti rimuovere da solo, senza andare dal dentista.

Non aveva i soldi.

L’estrazione non è stata evidentemente facile in assenza di anestesia e forse con l’impiego di una pinza non sterile.

Ha sofferto molto.

Quando è giunto all’ospedale di Acri non c’è stato nulla da fare.

Senza vaccini e senza antibiotici che avrebbero potuto contrastare la grave infezione è morto.

Morto per ignoranza, morto perché non poteva permettersi di pagare un dentista, morto soprattutto perché Eugen viveva ai margini della società.

E’ stato accolto, ma poi è stato abbandonato.

Ed ora chi doveva intervenire e non è intervenuto piange lacrime di coccodrillo.

Nota della redazione: E pensare che veniva dalla Romania, la patria del turismo dentale, la nazione dove anche gli italiani vanno a conseguire la laurea che permette di fare il dentista ed oltre!

Redazione TirrenoNews

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