Ne parla l’europarlamentare calabrese Mario Pirillo
BRUXELLES, giovedì 6 febbraio 2014 – La messa in discussione dei valori dell'Unione europea è, per la prima volta, il contesto in cui ci si avvia alle prossime elezioni europee. Sarà il momento della verità, perché sono evidenti le ragioni del disincanto dei cittadini per il peggioramento delle condizioni di vita. Non regge più la politica di austerità a ogni costo, risposta prevalente alla crisi in zona euro.
Ha avuto molto coraggio il Presidente della Repubblica Giorgio NAPOLITANO, che nella giornata di mercoledì 5 febbraio ha incontrato la nostra delegazione parlamentare a Strasburgo, nel motivare e sottolineare quella che ad oggi rimane l'unica vera e forte autocritica sullo stato dell'Unione Europea, mai fatta da un Capo di Stato. Non vi sono precedenti o paralleli analoghi, per portata e contenuti.
Forza analoga al richiamo critico del nostro Presidente, sulla necessità di confrontarci, forse, con la peggiore crisi di credibilità e tenuta dell'Europa Unita almeno dal 1992 troviamo, per restare all’attualità, nel documento congiunto presentato dalla Confindustria francese e tedesca sul rilancio della politica industriale europea, pubblicato ieri sul quotidiano economico Il Sole 24 Ore.
In linea con un’esigenza sempre più marcata e sentita, a tutti i livelli, della popolazione europea, appare ormai evidente che il percorso tracciato da DELORS negli anni ’80 e ’90 ha, purtroppo, il fiato corto.
Occorre ripensare, cioè, all’intera struttura istituzionale. Serve mettere in conto, certamente, una ulteriore cessione di sovranità.
Ma bisogna pensare e passare per il modello confederale.
ABBIAMO BISOGNO DEGLI STATI UNITI D'EUROPA.
Solo così riusciremo a dare piena e legittima responsabilità al Consiglio ed al Parlamento, organi eletti dai cittadini e frenare, quindi, lo strapotere della Commissione.
Solo cosi si potrà rispondere, con efficacia, al montante populismo anti-europeista.
E solo cosi si potrà ridare voce ai cittadini, rendendoli partecipi delle decisioni.
Due, quindi, mi paiono le priorità in vista della prossima Presidenza italiana dell'UE: da una parte, il rilancio dell’industria e del manifatturiero; dall'altra, la revisione dei poteri della Commissione. Quest'ultima deve diventare una mera attuatrice della volontà politica espressa da Consiglio e Parlamento. Non può comandare e dettare l’agenda, così come accade oggi.