Si allarga, in Italia, il fronte di partiti politici che critica il modo con il quale il Governo italiano ha seguito i partner europei nel sanzionare la Russia per i fatti che stanno ancora accadendo in Ucraina.
A Fratelli d’Italia e Lega Nord si è aggiunta Forza Italia.
Se il fronte politico si allarga, nella società civile la situazione è anche più netta.
E potrebbe essere ancora più netta da quando in bolletta si subiranno i rincari di energia elettrica e gas.
Ma il settore della società che più contesta le sanzioni al gigante russo è quello delle imprese del settore agroalimentare.
Il blocco imposto da Mosca ai prodotti del comparto agroalimentare europeo, in risposta alle sanzioni ricevute, è tutt’ora attivo.
Attualmente produce grossi danni a paesi, come l’Italia, per i quali l’export di questo settore rappresenta una buona parte del pil.
Una cifra, al riguardo, la fornisce Confindustria: secondo il suo centro studi nel solo 2014 il danno per le imprese italiane sarà pari a un miliardo e quattrocento milioni di euro.
La cifra è spaventosa e c’è da tenere presente che riguarda solo una porzione di anno e solo il settore agroalimentare.
Qualcosa di simile avviene in altri paesi europei, come ad esempio in Francia.
Ed anche in Germania non si sorride di certo vista la concentrazione di aziende tedesche in Russia.
La cosa non stupisce affatto ma il punto è un altro.
Tralasciando la legittimità delle sanzioni, la realtà di ciò che accade in Ucraina, e l’ancoraggio delle Russia al blocco occidentale riconoscendo alla stessa il ruolo di partner strategico, il punto sembra essere la sostenibilità di un’azione presa dal Governo italiano, assieme ai partner europei, per un paese, il nostro, che da anni anella solo record negativi, che da tre trimestri vede il pil negativo, consumi fermi, disoccupazione crescente, e deflazione.
Se il paese guarda all’export come unica salvezza questa situazione non aiuta di certo.