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Quattro persone minacciano Gigi El tarik

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Sembra il caso di ricor dare l’adagio “ Tanto tuonò che piovve”.

Gigi invia il greve comuni cato che segue, con il quale racconta quello che gli è accaduto a Coreca ieri l’altro proprio mentre i Carabinieri , con una brillante operazione, inseguivano i ladri che da tempo avevano messo a soqquadro Amatea e dintorni. Scrive Gigi:

“Ieri mattina ho visitato, insieme ad un amico, una cara famiglia in località “Marano” nei pressi di Campora San Giovanni. Tornati a valle, sulla quasi battigia del Mare di Ulisse nella Contrada “Coreca”, prima di tuffarmi in quelle sacre acque, ho accettato l’invito dell’amico a bere qualcosa di fresco nel suo giardino. Dopo circa 20 minuti venivo accompagnato all’uscita dove mi aspettava una sgradita sorpresa.

Quattro persone, con fare minaccioso si dirigevano verso di me lanciandomi una serie di insulti e minacce. Il quartetto era formato da un padre, un figlio, una figlia e un quarto elemento palestrato e decorato con qualche tatuaggio. Il loro urlare nei miei confronti, era dovuto in parte, a delle richieste di chiarezza da me ripetutamente chieste negli ultimi mesi alle Autorità competenti, e che riguardano beni demaniali messi in discussione dalla famigliola sopracitata che ne rivendica la proprietà. Le loro minacce venivano pronunciate , in presenza dell’amico che mi aveva appena ospitato in casa sua.

Questo loro agire mi ha portato a far intervenire la pattuglia dei Carabinieri del 112, che celermente è intervenuta. L’avvertimento più esplicito veniva pronunciato dal quarto elemento, quello tatuato: “Io ti squarto….. E da oggi mi dedicherò a te se continuerai a scriver male dei miei amici e ti squarterò anche se solo passerai da qui”.

Il "capo" del gruppetto avrà deciso, questa volta, di intervenire direttamente insieme al suo seguito, perché son tornato a scrivere sui beni demaniali e sulla strana concessione dei lotti estivi che vedono ancora una volta coinvolto chi gestisce l’albergo “La Scogliera”.

Amministratore unico, che a seguito del mio articolo,"Coreca atto III" ha avuto l’ardire e oserei dire l’incosciente temerarietà di recarsi presso l’abitazione di mia madre novantenne e cardiopatica, a lamentarsi del mio “chiedere” alle Autorità competenti di fare luce sulla sua rivendicazione proprietaria di un bene demaniale.

La minaccia costituisce una forma di delitto a carattere accessorio, in quanto ricorre come figura autonoma solo quando il fatto non sia specificamente previsto come elemento costitutivo o circostanza aggravante di altro reato.

Essa, quindi, va tenuta distinta da quei fatti che, pur configurandosi in forma di minaccia, consistono, invece, in imprecazioni o insulti.

Si commette il reato di minaccia con ogni manifestazione esterna a mezzo della quale, a fine intimidatorio, venga rappresentato ad un soggetto il pericolo di un male ingiusto che, in un futuro più o meno prossimo, possa essergli causato dal colpevole, o da altri per lui, nella persona o nel patrimonio.. Si può commettere il reato di minaccia con ogni mezzo e con ogni comportamento. E’ necessario però che essi siano idonei a suscitare, in chi li subisce, il timore o la preoccupazione di dover sopportare o soffrire un male ingiusto. Non è indispensabile quindi che la persona destinataria resti effettivamente intimidita. Se però la minaccia è particolarmente grave o è stata posta in essere con armi, o da più persone riunite, o da persone che si siano rese irriconoscibili perché “travisate”, non c’è bisogno di querela: si procede d’ufficio, bastando cioè che il magistrato abbia ricevuto in qualunque modo notizia del fatto. La gravità della minaccia, che fa scattare l’ipotesi del secondo comma dell’articolo 612 del codice penale (che punisce con la reclusione e non con la multa) non dipende unicamente dalla gravità del danno minacciato, ma va accertata con riferimento all'entità del turbamento psichico causato alla vittima. Questa entità deve valutarsi tenendo conto di tutto l’insieme delle circostanze e delle particolari condizioni sia dell'agente che della persona offesa. Perché sia configurabile la minaccia è necessario che la prospettazione del male minacciato sia ricollegabile ad un soggetto identificabile. Inoltre, la frase minacciosa “ti squarto in due”, poiché è da ritenersi grave – in quanto minaccia di morte – è punita con la pena della reclusione, piuttosto che con una più modesta pena pecuniaria. Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Redazione TirrenoNews

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1 commento

  • Rosario

    Massimo sostegno e solidarieta' per quanto accaduto a Gigi Pellegrino "el tarik". Insieme stiamo portando avanti una battaglia per la legalita' e contro il comportamento dell'amministrazione comunale . Purtroppo quanto accaduto ha una precisa responsabilita' ovvero l'IGNAVIA della popolazione, che si e' disinteressata del problema, seguendo la logica del "e va be fa niente, e chi ci fa". La cosa che piu mi da fastidio e' il silenzio assordante anche della minoranza, anche di fronte a questa violenza oltre che dell'occupazione del suolo pubblico.Ora per una buona parte di questa minoranza ci sono abituato, ancora aspetto da Mazzei un intervento a sostegno della consigliera Menichino, e' una gentile logica non prendere posizione verso vecchi compagni di partito, normale che ci si sostenga, ma mi aspettavo qualcosa di pubblico da parte della componente minoritaria della minoranza, specie verso quest'ultimo atto, ma conoscendo l'interlocutore e i suoi tempi di azione a breve arrivera' sicuramente.

    Rapporto Rosario Martedì, 14 Luglio 2015 14:04 Link al commento

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