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cosenzaLa riammissione del Cosenza in Serie B, in cui tutti ormai confidiamo, può essere un segnale di risveglio e speranza per la città, come la vittoria degli Europei per l’intero Paese. Anche Cosenza, dopo i mesi difficili della pandemia può tornare a sperare in un suo rilancio, in un nuovo modello di sviluppo e socialità. Abbiamo le carte in regola per diventare una città del futuro, capace di coniugare storia, ambiente, resilienza e innovazione. 

Se ciascun esponente, elettore, sostenitore del centrosinistra decide di fare un passo in avanti, un passo verso la condivisione di una visione di città e non verso l’affermazione su tutti gli altri della propria “proposta politica”, che forse sarebbe meglio definire “personale”, allora anche a Cosenza vorrebbe dire che abbiamo imparato qualcosa dal messaggio lanciato da Tamberi e Barshim: se si vuole il bene comune, si può vincere insieme e non è detto che per forza ci debba essere qualcuno che troneggia sugli altri. Perdonatemi le allegorie sportive, ma credo racchiudano quello che stiamo vivendo o meglio ancora vorremo vivere nella nostra città e nella nostra classe politica.

Questa volta si può vincere, Cosenza può tornare ad essere una città ben amministrata da forze progressiste e inclusive, se si lavora assieme e si presenta alla città non una folla di nomi litiganti, ma un progetto condiviso di cui ciascuno possa percepire i benefici sulla propria pelle, nella propria quotidianità.

Io sono convinto che, con lo sforzo di tutti nel fare un reset di quanto abbiamo visto sinora, si possa parlare a tutte le cosentine e i cosentini facendo capire loro che le forze di centrosinistra unite e coese rappresentano per Cosenza un’occasione di rinnovamento, di rivoluzione che rimetta al centro temi fondamentali per la città del futuro: il Centro Storico vivo e connesso con la città; un’area urbana che sia libera da smog e traffico; i quartieri ripuliti dalla spazzatura e con servizi garantiti; attenzione all’inclusione sociale e ai bisogni delle fasce più deboli, degli anziani e dei bambini che sono stati gravemente colpiti da questi mesi di pandemia. C’è insomma una Cosenza dimenticata in questi mesi ed anni, che può tornare protagonista, posta al centro dell’agenda politica e ancora di più dell’azione politica.

Di questo troppo poco si è parlato, mentre si andava a caccia di nomi, ma la città, i cittadini non vogliono un nome “vincente”, vogliono una città felice e forte, che possa seguire una visione di sviluppo chiara, condivisa e partecipata, quello che non è stato in molte aree del territorio cittadino in questi anni di giunta Occhiuto. Poiché, io sono convinto che proprio laddove ci sono più difficoltà si possono trovare nuove energie e stimoli per crescere e innovare. 

Chiedo a tutti Per Cosenza di fare un passo avanti, perché la politica non deve fare mai passi indietro o di lato, un passo verso la politica per la città. Basta tavoli e caccia a nomi, si ritrovino le forze che vogliono cambiare Cosenza, a cui gli ultimi 10 anni non sono piaciuti, non solo per gli interventi fatti, quanto più per quelli “dimenticati” e per le aree emarginate. Cosenza ha bisogno di un buon sindaco, di una donna o di un uomo politico serio, che sappia parlare bene e realizzare ancora meglio. 

Lavoriamo per una Cosenza che sappia andare avanti con sguardo fiero, tenendo per mano tutti i suoi figli senza dimenticare nessuno. Ripeschiamo quelle energie progressiste dei padri nobili del centrosinistra cosentino che hanno saputo incarnare e mobilitare, e riportiamo Cosenza a camminare verso il futuro. Io per la mia Cosenza ci sono sempre.

Felice D’Alessandro

cittadino Per Cosenza

Sindaco di Rovito e Consigliere Provinciale di Cosenza

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FB IMG 1628097602635Gli Amanteani, da buoni calabresi, come quasi tutti gli italiani sono attratti da venditori di fumo. In un mondo dominato dalla scienza, la gente impazzisce per maghi, cartomanti, chiromanti, astrologi e guaritori. A tali personaggi si rivolgono ogni giorno migliaia di persone alla ricerca di soluzioni per i loro problemi sentimentali, di salute, lavorativi e familiari.

In quanto cattolici, credono nei miracoli, e se questi non si verificano immediatamente si rivolgono ai maghi. Se non esistessero altri fondati motivi per diffidare dei politici, basterebbero i sistemi adottati da costoro per “farsi conoscere” a farli guardare con sospetto e a non far provare per loro alcuna simpatia. Infatti quello di proporsi attraverso quel flagello tutto moderno chiamato pubblicità è un costume che in ogni persona equilibrata e con un minimo di buon senso non può non suscitare il sospetto che dietro le allettanti promesse si nasconda qualche fregatura. Un bel pomeriggiodi sole, mentre gli uccellini cinguettavano leggiadri, e i fiorellini sbocciavano “Er Puzzone” dei nostri giorni era in giardino alle prese con i suoi sogni di potere. Passeggiava tranquillo fra le aiuole del suo bel giardinetto curato e che si guardava in giro con il sorrisetto sarcastico di chi, sotto sotto, pensa che i suoi conterranei sono un misto di ignoranza, imbecillità e pressappochismo. Ma senza cattiveria, per carità, solo con la sfrontata spensieratezza di chi non ha mai avuto a che fare con uno come lui ladruncolo e senza morale.

“A chi tocca nun se 'ngrugna” è un vecchissimo detto romanesco e lui, che ha dedicato la sua misera vita all’imbroglio, avrebbe dovuto tenerne conto. Oggi che la sua Regione è attraversata da minacce, ricatti, da strade piene di bulli, bulletti e mafiosi, invase da immondizie e di un mare pieno di pesci agonizzanti, ha pensato ancora una volta di agire circondandosi di personcine lillipuziane, pronte a realizzare i suoi sogni. I sogni di un imbroglione ciarlatan-Puzzone.

I ciarlatan-Puzzoni esistono da sempre. Si presentano come vittime, incompresi, emarginati. La loro «soluzione» è sempre segreta, alternativa, miracolosa, idonea a curare le più diverse malattie sociali come la povertà, la disoccupazione e la fame. Si avvalgono di strategie di persuasione organizzata, ingannano, estorcono soldi e fiducia, e oggi vengono addirittura «promossi» nei social network e dalla tv-spazzatura. In altri paesi questi vengono facilmente identificati e resi inoffensivi, spesso subito arrestati. Il ciarlatan-Puzzone, da noi, invece si insedia incredibilmente in una organizzazione statale, circuisce apparati, estorce consensi, per sedersi addirittura a tavoli di trattative ministeriali assieme a inorriditi ricercatori, esperti e scienziati competenti e di statura internazionale. Nei paesi del Mezzogiorno, la professione ideale dell’aspirante ciarlatan- Puzzone è lo pseudo amministratore; attenzione, “amministratore” non capetto, che ultimamente sempre più spesso è diventato il ciarlatan-Puzzone per antonomasia, giacché una carica così esposta obbligherebbe a prendere delle posizioni, fare delle scelte, metterci la faccia. Invece, la posizione di “pseudo governatore regionale” si attaglia perfettamente all’ aspirante ciarlatan-Puzzone. Dal suo scranno sa ripetere, come solo lui safare, a voce un poco più alta e cambiando un avverbio o un aggettivo, una qualunque idea di quelle già espresse da qualcun altro. Lui non dimentica mai che giocando abilmente da fondo campo, senza mai scendere a rete, ma solo ributtando dall’altra parte della rete qualunque cosa arrivasse a portata. Qualità preminente del ciarlatan-Puzzone è la mediocrità. Egli ne ha fatto una regola di vita. Anzi, la regola. Il ciarlatan-Puzzone non spicca in nulla, neppure nella cialtroneria; al massimo può arrivare a essere un mediocre ciarlatan-Puzzone, essendogli l’eccellenza, foss’anche in negativo, preclusa per definizione. A lui calza perfettamente quel che Leo Longanesi diceva per insultare qualcuno, attribuendogli l’appellativo di “testina di manzo numero due”, per non concedere il primato neppure in negativo. Di perfezione, quindi, nemmeno a parlarne, essendo la dimensione dell’apprendimento, con la sottesa tensione al miglioramento, fondamentalmente estranea alla natura di questo tipo umano.

Il ciarlatan-Puzzone è quel che è, formato una volta e per sempre, ontologicamente determinato, immutabile come le montagne eppure molteplice nella sua ignoranza. Sono concetti densi e di non immediata comprensibilità (è palese), ma è il rischio che si deve correre se si vuole trattare una materia così gravida e magmatica come quella che è oggetto di questo breve scritto. D’altra parte, dopo millenni di empirismo cui finora ci siamo attenuti nei rapporti con il cialtrone, credo che i tempi siano maturi per tentare un qualche grado di elaborazione teorica. Questa storiella meridionale è innanzitutto una meravigliosa fiaba, e come tale può essere letta, gustandone i molti momenti di poesia "pura": i bellissimi notturni illuminati dalla luce della luna sopra i castelli Normanni, le danze delle fatine per le strade, le variazioni sul tema della natura dell'amore e le grotte dei desideri nascosti.

I sogni di una notte di luglio sono dei veri e propri teoremi sulla ricerca di una convivenza possibile nel profondo Sud, ma anche sul nonsense della vita degli uomini che si rincorrono e che si affannano per emergere dal loro quotidiano squallore, che si “rispettano” e si desiderano senza spiegazioni, che si incontrano per una serie di casualità di cui non sono padroni. Un gioco, a volte divertente,

a volte crudele, di specchi e di scatole cinesi che rivelano quanto la vita degli uomini sia soggetta a mutamenti inspiegabili e come il meccanismo del “teatro nel teatro” riveli la verità più profonda della vita. Gli uomini si affannano in un folle girotondo e nel frattempo le fate si burlano di loro per soddisfare i propri capricci. Uno squallido spettacolo sul dissidio continuo e inevitabile tra ragione e istinto, tra il bello e il bestiale che vive in ognuno di noi e sulla riflessione quanto mai attuale di come nell’uomo questi due aspetti debbano necessariamente convivere. Insomma, nel mondo reale il ciarlatan-Puzzone sostiene che due più due fa cinque di conseguenza viene osannato, mentre la persona che insiste e viene considerato un coraggioso pensatore indipendente, determinato a lottare contro la lobby delle calcolatrici, che per interessi inconfessabili e terribili vuole far credere a tutti che il risultato dell’addizione sia invece quattro, viene messo, giustamente, dietro la lavagna con il berretto da somaro. Chi scrive auspica a sé stesso che non sia così! Non ho usato il termine ‘speranza’ perché “La speranza è una trappola inventata dai padroni”Mario Monicelli, Regista.

Certo, ci sarebbe da ridere di fronte a tutto questo. Purtroppo però quando le bugie dei ciarlatan-Puzzoni portano una intera collettività nel baratro, non possiamo più ridere. “Sotto la denominazione di "mestiere di ciarlatano" si comprende ogni attività diretta a speculare sull'altrui credulità e povertà, o a sfruttare od alimentare l'altrui pregiudizio, come gli indovini, gli interpreti di sogni, i cartomanti, coloro che esercitano giochi di sortilegio, incantesimi, esorcismi, o millantano o affettano in pubblica grande valentia nella propria arte o professione, o magnificano ricette o specifici, cui attribuiscono virtù straordinarie o "miracolose”.

Gigino A Pellegrini &l’ombra di G el Tarik

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Osservatorio-Franco Iacucci“I sindaci sono sempre più esasperati, a voltelasciati soli a gestire i propri territori. Ecco perché è necessario ripristinare e rafforzare la solidarietà tra le Istituzioni visto che troppo spesso non viene data la giusta importanza al ruolo dei sindaci, sempre più nell’occhio del ciclone non solo per minacce e atti intimidatori ma anche per le forti pressioni che ricevono. I primi cittadini non possono essere chiamati a rispondere di tutto ciò che accade nel proprio Comune, oggi invece il rischio di essere esposti penalmente per responsabilità non dirette è sempre più elevato. Serve maggiore collaborazione tra le Istituzioni e una maggiore tutela anche dal punto di vista normativo”.

È quanto ha affermato questa mattina il presidente della Provincia di Cosenza, Franco Iacucci, che ha partecipato in quanto delegato dell’Upi alla riunione dell’Osservatorio nazionale sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti degli amministratori, alla presenza del ministro degli Interni Luciana Lamorgese e al sottosegretario Ivan Scalfarotto.

“Mi trovo d’accordo con le questioni portate all’attenzione del Governo da parte dell’Upi e dell’Anciche nei giorni scorsi ha organizzato una manifestazione per chiedere più rispetto e maggiori garanzie nei confronti dei sindaci. Giusta – dichiara Franco Iacucci - è la proposta di Giuseppe Falcomatà, delegato al Mezzogiorno di Anci, che ha chiesto un Fondo di 10 milioni di euro per ripristinare i beni pubblicidistrutti a seguito di intimidazioni ma anche per restituire un bene danneggiato di proprietà dell’amministratore”.

Dall’analisi dei dati relativi al primo semestre 2021, il trend a livello nazionale è in aumento del 15,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno 2020. Si registrano 369 episodi di intimidazione e la Calabria si piazza al quinto posto, mentre se si tiene conto dell’incidenza del numero di intimidazioni in rapporto alla popolazione la nostra regione si piazza al secondo posto registrando 30 episodi nel primo semestre del 2021.

“Questi Osservatori, così come gli incontri formativi, sono importanti – sottolinea il presidente Iacucci - per discutere e cercare di attenuareil problema delle intimidazioni verso gli amministratori e rafforzare gli strumenti di contrasto.

I dati piazzano la provincia di Cosenza al secondo posto dopo Napoli con 26 episodi intimidatori nel 2020 rispetto ai 17 del 2019, mentre il numero complessivo delle intimidazioni nel primo semestre 2021 è sceso a 12, rispetto ai 16 casi del primo semestre 2020.

Nell’analizzare i dati bisogna tener presente le motivazioni all’origine del fenomeno e i fattori che possono generare malcontento. Ma non dobbiamo dimenticare una cosa fondamentale: i sindaci hanno ruolo autorevole – afferma il presidente della Provincia -: sono Autorità di Governo nei propri territori ma troppo spesso vengono condannati prima ancora di aver fatto il processo. Molte volte, soprattutto nelle realtà più piccole, vengono lasciati da soli. Dobbiamo garantire ai sindaci la giusta sicurezza, la tranquillità di poter svolgere il proprio mandato senza “pressioni” o delegittimazioni. Altrimenti diventerà sempre più difficile e rischioso svolgere l’attività di amministratore pubblico”.

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