Un tempo lavorare era considerato necessario per gli dei, o per Dio con l’avvento della religione monoteista. Con la nascita degli Stati-Nazione divenne indispensabile per la “Patria” e la comunità (in Italia, durante il ventennio fascista fu coniato lo slogan “lavoratore, ricorda che anche tu sei soldato, che il tuo lavoro è la tua trincea”). In realtà naturalmente le strumentalizzazioni dei concetti di “Dio,”Patria”, “Comunità” nascondevano ben altri interessi assai poco nobili. Nell’attuale società considerata “libera”, (Goethe scrisse: “nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo”) il lavoro viene considerato come indispensabile addirittura per sé stessi, per la propria libertà individuale e fondamentale per la crescita personale.
Ma in realtà per chi e per che cosa si lavora? A questa domanda, molti risponderebbero, “per la propria sopravvivenza, per la vita, per la famiglia, per la casa” e così via. Ciò è vero, in parte, nel sistema attuale, dentro il quale per vivere (o almeno vivere decentemente) è necessario cedere al ricatto lavorativo.
In altre parole, cedere la propria libertà in cambio del “benessere”(quando possibile ma non necessario),molte volte solo artificiale. Si produce e si consuma per il Sistema dominante e per la sua esistenza, si “produce” e si “consuma” per essere parte integrante di esso, un sistema basato sull’ingiustizia e sulle (false)illusioni. Lavorare per questo sistema serve appunto per il mantenimento stesso dello status quo, milioni di persone non più persone ma automi del “progresso” e della “civiltà libera” disposti a tutto per il denaro, che in questa società è sinonimo di vita e di felicità.
La cultura del benessere ci ha reso insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi alla globalizzazione dell’indifferenza. E a questo proposito trova un senso lo scritto di Gramsci del 1917 quando dice : “Odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. … È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti … Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo una rivolta potrebbe abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare”.
Il comportamento delle persone, particolarmente nel Meridione è di totale indifferenza a ciò che succede nel sociale. Quello che più preoccupa i meridionali è la distanza della propria persona (almeno un palmo) da tutto il male, le ingiustizie, le prepotenze e gli abusi a cui vengono sottoposti gli “altri”. Chiaramente questo atteggiamento favorisce chi infligge le malefatte. I potenti e i prepotenti. Il sistema ha sempre avuto (almeno fino a poco tempo fa) bisogno di forza-lavoro per continuare a esercitare il dominio e il controllo sulle popolazioni.
Ultimamente, con l’aumentare del fenomeno del precariato e l’accentuarsi della competitività, il Sistema tenta di far innescare l’ennesima “guerra tra poveri” per accumulare ancora più potere e rendere più forte il controllo sociale e culturale. Lo Stato ha fatto propria la dottrina del plusvalore marxista e l’ha applicata in parti della giornata lavorativa. Ha reso, insieme al sistema economico, il lavoratore un autentico schiavo.
E così facendo ha enormemente semplificato il quadro dei rapporti sociali. Se le persone pagano il 70% di tasse questo significa che su dieci ore di lavoro sette non sono loro, sono alienate di fatto e di diritto. E sono tanto più alienate, ossia “rese altro da loro stessi”, in quanto risultano necessarie al raggiungimento delle tre ore lavorative che gli servono per soddisfare i suoi bisogni indotti dallo stesso Sistema. Innegabilmente, lo statalismo è il più grande sistema di dominio della storia perché ha ottenuto il consenso dei dominati. Tale consenso si fonda su di un misto di credulità popolare, dottrina democratica, astrazioni filosofiche. “Più che la ‘ndrangheta, in Calabria il problema sono le Amministrazioni.” Parole dell’ex Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri.
Gigino A Pellegrini
La segretaria del Pd Elly Schlein ha partecipato alla festa nazionale dell’Unità a Reggio Emilia. Ha lanciato una sfida a Giorgia Meloni e al suo governo. Ha elencato le priorità per costruire un’alleanza coerente e mandare a casa il governo in carica: prepariamoci a governare. Il tempo sta arrivando per chiudere la stagione del governo più a destra della storia repubblicana. Ma le prove di alleanza sono un fallimento. Ma per governare bisogna prima vincere le elezioni. E le elezioni nazionali si svolgeranno fra tre anni. E allora? Campa cavallo che l’erba cresce. Più passano i giorni e più Schlein e il Pd pregano il buon Dio che possa fare il miracolo con l’aiutino della magistratura: la caduta del governo Meloni. Ma, fino ad oggi, il centro destra è coeso, salvo qualche sbavatura e qualche incidente di percorso: vedi il caso Boccia che ha costretto il Ministro Sangiuliano alle dimissioni. Ma il caso Boccia ha risvegliato gli appetiti. E molti esponenti del Pd in crisi di astinenza stanno tornando sul luogo del delitto mancato due anni fa: Una alleanza con tutte le forze politiche di sinistra, compreso il M5Stelle, Renzi e Calenda. Fantapolitica. Conte non vuole Renzi:è un affarista. Non siamo d’accordo su nulla. Calenda non vuole Conte. E Franceschini? In crisi di astinenza di poltrone briga per una possibile maggioranza alternativa. E la Schlein? Continua a svicolare: Partiamo dai temi, non dai nomi. Fa di tutto la segretaria per apparire unita, ma le divisioni del M5Stelle, Azione e Italia Viva si rivelano ancora piuttosto marcate. Si presentano uniti a Cernobbio, questo è vero, però sui temi principali della politica ognuno va per la sua strada, non c’è traccia. Alla fine, forse, troveranno un accordo, una alleanza politica, buona per vincere le elezioni. Ma poi? Per governare ognuno andrà per la sua strada. Hanno dimenticato i Governi del Prof. Prodi? Disarcionato Prodi dalla sua stessa maggioranza. Mi dispiace dirlo, ma i partiti d’opposizione al governo Meloni, dopo la dura sconfitta di due anni fa, non hanno imparato nulla. Ma cosa vogliono? Con chi parlano? Cosa propongono in caso di vittoria? Quali sono i veri problemi da affrontare? Il caso Boccia? Lascia il tempo che trova. Lo jusscholae? Per tre settimane i giornali ci hanno rotto le palle sull’amore estivo del Ministro Sangiuliano, ma ora è venuto il momento che i giornalisti seri e preparati si occupino delle cose che il governo dovrà fare e dei problemi veri e urgenti che ci sono in Italia e che sono quelli che affliggono la maggioranza degli italiani: trasporti, sanità, scuola, istruzione, lavoro, salari, ospedali, economia, ricerca, giustizia, ambiente, energia, tasse, rincari di luce e gas, guerra in Ucraina e a Gaza, alluvioni, allagamenti delle città, ivolta nei carceri, evasioni, femminicidi. Questi sono i veri problemi che affliggono gli italiani. L’amore di Boccia con l’ex Ministro Sangiuliano sono affari loro. Ma ora scendono in campo i PM. Vicenda ingrandita per sviare l’attenzione su vicende molto più gravi
Come sempre il Sindaco si distingue nella sua propensione di denigrare le persone anziché dimostrarsi Sindaco di tutti, con apertura particolare nelle materie di maggior peso. Questo mi porta a scrivere quanto segue.
I prepotenti vogliono avere il controllo o affermare il potere su altre persone e Possono essere intimidatori autoritari nei loro sforzi per ottenere ciò che vogliono manipolando gli altri. Il comportamento di controllo su altri può stimolare rabbia o forte imbarazzo o persino creare sentimenti di inferiorità e disperazione.
Si presentano con il cuore al posto giusto, ma le loro azioni e il loro coinvolgimento nelle vite degli altri vanno oltre il limite e diventano decisamente invadenti.Se avete avuto a che fare con siffatte persone, allora sapete cosa intendo.
Persone che si spingono così tanto nelle vite altrui senza ricevere nessun invito ad agire per “il bene degli altri” da diventare opprimenti e frustranti. I prepotenti più scaltri riescono a far sentire in colpa i malcapitati e costrettinel sentirsiresponsabili senza esserlo perché le persone credono fermamente alle loro buone intenzioni nel volere essere a tutti i costi d'aiuto, ma il loro coinvolgimento supera i limiti dell'intromissione, del predominio e dell'intrusione indesiderata. Tali esseri spesso assumono spontaneamente ruoli di leadership in contesti di gruppo, in un modo che risulta un po' invadente.Inoltre, assumono il controllo in un modo che involontariamente oscura i contributi degli altri. Prendendo il sopravvento in modo naturale, senza nemmeno pensarci.
Impongono in modo subdolo i propri interessi o le proprie opinioni agli altri, anche se non sono in linea con ciò che gli altri vogliono o di cui hanno bisogno.Intervengono con piccoli promemoria o detti che ripetono di continuo, a volte quasi per scherzo. Queste persone autoritarie pensano di sapere tutto e tendono a ignorare le idee e decisioni degli altri.Spesso si aspettano gratitudine o riconoscimento per il loro ‘aiuto’ o ‘consiglio’, anche se non sono stati richiesti o apprezzati dal resto di una collettività che vede il comportamento di un amministratore pubblico elargire con molta disinvoltura intimidazioni e ingiustizie a rivolti nei confronti dei cittadini allo scopo di ottenere una sudditanza o una rassegnazione che, come cittadini, noi continuiamo a combattere e denunciare mentre altri condividono ed avallano questi comportamenti.
E così si invelenisce il clima negli uffici seminando disfattismo, apatia e spesso anche invidia e odio tra i lavoratori.
Poiché ciò che i prepotentifanno è mosso da “buone intenzioni”, l'idea che non siano stati ben accolti o voluti, a loro non passa per la testa (e, come è ovvio, non prendono bene le critiche).Si aspettano un ringraziamento e restano molto confusi e feriti se non lo ottengono. Se ricevono un feedback non proprio positivo, è chiaro che ciò li ferisce profondamente.Tendono a mettersi sulla difensiva e a nascondersi nel loro guscio pur di non confrontarsi con le critiche.
Si potrebbe continuare a lungo, ma credo siano abbastanza gli elementi per capire che la misura è colma e che a una dirigenza arrogante e prepotente si risponde alzando la testa tutti insieme e sostenendo chi da sempre denuncia e combatte questi insopportabili soprusi ed ingiustizie in difesa dell’amore che si prova per Amantea bagnata dal sacro Mare del Re di Itaca e del Mediterraneo
Gigino A Pellegrini