Noi siamo certi di non conoscere che una piccola parte della grande storia della nostra Amantea.
E devo dire che proviamo un misto di gioia, insoddisfazione e grande rabbia ogni volta che ne scopriamo, spesso casualmente, un nuovo pezzo.
È successo recentemente , nel quartiere di Catocastro.
Qui molto casualmente abbiamo trovato alcuni pezzi di colonne di marmo scanalate e non.
Diversi pezzi.
Alcuni più grandi( come quello nella foto), uno di diametro minore e tutti di marmo bianco.
E poi diversi pezzi di marmo grigio scuro di diametro ancora inferiore.
Di alcun valore reale sono invece immensamente importanti per leggere quella parte di storia cittadina non ancora scoperta.
Sospettiamo ( ad altri ben più qualificati di me di certificarlo) che si possa trattare dei primi ed unici resti della antica Chiesa di Santa Maria della Pinta se non della chiesa di Santa Maria della campana e Campana che si sospetta fosse presente in quel di Catocastro ma sulla cui esatta localizzazione esistono diverse supposizioni.
Ne parla Enzo Fera nella sua Opera “Amantea. La terra, gli uomini, i saperi”
Una delle distinte o meno localizzazioni potrebbe essere confermata proprio dal rinvenimento , per ora unico, dei diversi pezzi di colonne di marmo.
Di tale rinvenimento diamo notizia pubblica nella speranza che questa amministrazione comprenda la urgente necessità di sfruttare la nostra meravigliosa storia ponendola in evidenza con musei, testi e quant’altro, tutte cose utili a promuovere Amantea, la ancora attuale “Perla della storia del Tirreno Cosentino”
Temiamo però che Amantea non avrà mai la tanto invocata ( da noi e pochi altri) biblioteca storica, l’unica capace i far conoscere al mondo la grandezza di questa città.
Così come temiamo che il castello , la torre civica e quanti altri monumenti amanteani crolleranno nel mentre gli amministratori studieranno come fare per salvarli.
Peccato non avere amministratori che amino la “loro” città!