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È la domanda che ci siamo posti dopo aver letto la interrogazione del consigliere regionale Orlandino Greco.

Greco si è chiesto «Qual è il lavoro svolto dalle Asp della Calabria per arginare o limitare il fenomeno della presenza di zanzare tigri?».

 

E per saperlo ha nientemeno ha presentato un’interrogazione rivolta al presidente della giunta regionale.

Eccola «Secondo i dati del bollettino meteo di Vape Foundation, resi noti – scrive Greco nell’interrogazione – da Anticimex, azienda internazionale specializzata nel Pest Management e nei servizi di igiene ambientale, sono Catanzaro, Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia le province con l’indice potenziale di infestazione di zanzara tigre più alto, ossia 4 in una scala di intensità da 0 a 4.

A Cosenza si registra, invece, un livello medio-basso (2).

In tutte le province la tendenza futura è in crescita, mentre l’indice di calore è compreso tra i 32 e i 40 gradi a Catanzaro, Cosenza, Crotone e Vibo Valentia e tra i 41 e i 54 gradi a Reggio Calabria». Secondo Greco «i rischi delle punture da zanzare tigre sono pericolosamente dannosi per la salute degli esseri umani, essendo portatori di numerosi virus.

Occorre pianificare – aggiunge il consigliere regionale – gli interventi su diversi livelli, sia nella gestione delle disinfestazioni che nel supporto del servizio sanitario, sia nella comunicazione verso il cittadino riguardo ai rischi e alle conseguenze».

Una domanda a Greco.

Perché non ha rivolto la domanda direttamente alle AASSPP e si è invece rivolto a Mario Oliverio?

Non sa il consigliere Greco che il governatore non si è mai occupato della zanzara tigre

Non ci risulta che la regione abbia disposto tramite le AASSPP un sistema di monitoraggio e controllo della Zanzara Tigre con ovitrappole sul territorio regionale.

Non ci risulta che la regione abbia disposto tramite le AASSPP la stampa di un opuscolo per la educazione ed informazione dei cittadini sui comportamenti corretti e su quelli da evitare. Un opuscolo che sarebbe utile magari da inviare alle scuole della regione.

Non ci risulta che la regione abbia disposto la creazione di un gruppo di Lavoro Regionale multidisciplinare composto da igienisti, epidemiologi, entomologi, biologi, medici, veterinari, esperti di salute pubblica e altri professionisti coinvolti a vario titolo nelle attività di sorveglianza ai vettori e del quale i sindaci potessero servirsi

La verità ignorata da Greco è che solo i sindaci( non tutti) si sono interessati della lotta alla zanzara tigre disponendo disinfestazioni ma senza che nessuno dell’ASP abbia accertato la utilità delle medesime!

Pubblicato in Cosenza

Concorso in abuso di ufficio e falso ideologico sono le accuse contestate a Magnelli, Scotti, Scarpelli, Palumbo e Veltri, in servizio all’Asp e al’Azienda ospedaliera bruzia

 

 

 

COSENZA Concorso in abuso di ufficio e falso ideologico commesso da un pubblico ufficiale. Sono questi i reati che vengono contestati ai cinque manager dell’Asp e dell’Azienda ospedaliera di Cosenza nei confronti dei quali è stato emesso l’avviso di conclusione delle indagini. I destinatari dell’atto firmato dal pubblico ministero Domenico Frascino sono Remigio Magnelli, Vincenzo Scotti, Gianfranco Scarpelli, Luigi Palumbo e Mario Veltri. Tutto nacque da un’interrogazione parlamentare del pentastellato Nicola Morra, che sui presunti abusi dei vertici sanitari della provincia di Cosenza che avrebbero spostato i medici a loro piacimento (lo abbiamo raccontato qui) chiedeva lumi proprio al massimo organo di rappresentanza dello Stato italiano. La documentazione però non finì solo a Roma ma anche negli uffici della procura di Cosenza che iniziò una serie di indagini per verificare la legittimità e lo spostamento di alcuni medici all’interno del distretto sanitario cosentino.

FALSO E ABUSO DI UFFICIO Secondo l’ufficio di Procura, la firma apposta da Gianfranco Scarpelli (direttore generale pro-tempore dell’Asp di Cosenza) e quella di Remigio Magnelli (direttore U.o.c. delle risorse umane dell’Asp di Cosenza) alla nota per il trasferimento delle dottoresse Gabriella Maria Milito e Giulia Cerenzia sarebbe un’attestazione del falso. I due dirigenti, infatti, avrebbero fatto in modo che le due ginecologhe in precedenza assunte all’ospedale di Acri al reparto di ginecologia, dopo la chiusura, con un contratto a tempo determinato continuassero la loro attività medica all’ospedale di Cosenza. Scarpelli e Magnelli avanzando questa richiesta, secondo quanto sostenuto dalla Procura di Cosenza, facendo richiamo all’articolo 20 del contratto collettivo nazionale di lavoro avrebbero tratto in inganno il dipartimento Tutela della salute della Regione Calabria che ha dato il via libera al trasferimento. Il falso consisterebbe nel far rientrare le due ginecologhe nella norma riservata invece a chi è assunto con un contratto a tempo indeterminato. Ai varchi della burocrazia però non ci si ferma una volta sola. Ed è per questo che, in base a quanto scritto nell’avviso di conclusione indagini, sarebbe stato fondamentale l’intervento di Vincenzo Scoti, anche lui direttore U.o.c. risorse umane dell’Asp, che dapprima avrebbe accertato «l’attestazione amministrativa» dei suoi colleghi poi «predisponendo la tabella con la quale veniva indicato al direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Cosenza la presenza di 2 medici in servizio a tempro indeterminato presso il reparto di U.o.c. di ostetricia e ginecologia, mentre in realtà nella predetta U.o.c. non vi era personale precario, traeva in errore il dg dell’Ao di Cosenza il quale nell’esercizio delle sue funzioni attestava la carenza di 4 posti di dirigente medico per l’U.o.c. di Ostetricia e ginecologia e richiedeva la stabilizzazione con assoluta priorità di due medici a tempo determinato». E quando il dipartimento regionale Tutela della salute ha revocato la procedura di mobilità Remigio Magnelli e Vincenzo Scotti avrebbero redatto una serie di atti per disporre l’immediato reintegro delle dottoresse. E riprendendo il concorso bandito in base alla tabella da Scotti si legge nell’avviso che le vincitrici furono proprio Giulia Cerenzia e Maria Gabriella Milito.

L’ASSE ACRI-CASTROVILLARI Ma i trasferimenti dopo la chiusura del reparto di ginecologia ad Acri non riguardano solo la città di Cosenza. Il distretto sanitario è sempre quello cosentino per cui in ballo c’è anche l’ospedale di Castrovillari. A beneficiare degli atti compiuti da Remigio Magnelli sarebbero i due medici Egidio Giorgio e Fiorina Capalbo che secondo la nota redatta da Magnelli «Prestavano servizio all’ospedale di Acri senza alcuna previsione di posti ginecologici in dote organica», circostanza questa che per la Procura non è vera.

Tra gli indagati c’è anche Mario Veltri, direttore sanitario dell’Azienda ospedaliera di Cosenza. A lui la Procura contesta il trasferimento dell’infermiera Donatella Aversente all’unita di Otorinolaringoiatria «senza alcun provvedimento formale e pur in assenza dei requisiti di istruzione e di abilità operativa».

Michele Presta Ilcorrieredellacalabria

Pubblicato in Cosenza

La decisione di stoppare la nomina era stata era stata adotta dal giudice del Lavoro. L’Azienda: «Le funzioni saranno esercitate dal direttore sanitario»

 

 

 

 

 

«Michelangelo Miceli, nella sua qualità di Direttore Generale facente funzioni di questa Azienda sanitaria, ha provveduto alla immediata sospensione della deliberazione n. 1313 del 23/11/2017 con la quale sono stati approvati gli atti della procedura selettiva ed è stato conferito l’incarico di direttore del Distretto sanitario unico dell’Asp di Vibo Valentia al dr Damiani Vincenzo».

Lo rende noto un comunicato dell’ufficio stampa dell’Asp di Vibo dopo la decisione del giudice del Lavoro di stoppare la nomina (ve lo abbiamo raccontato qui) lo scorso 17 giugno.

«In attesa delle determinazioni che saranno adottate dal direttore generale, Angela Caligiuri, temporaneamente assente per motivi di salute – conclude la nota -, le funzioni della direzione del Distretto sanitario unico dell’Asp di Vibo Valentia saranno esercitate dal direttore sanitario aziendale».

Pubblicato in Vibo Valentia

Forte attenzione ha sollevato nel sistema sanitario calabrese la decisione del giudice Ilario Nasso (Tribunale di Vibo – sezione Lavoro e Previdenza), che, con provvedimento del 17 giugno, ha accolto l’istanza cautelare

 

proposta dagli avvocati Nicola Gasparro e Francesco Domenico Crescente in rappresentanza di Anna Maria Renda, dirigente medico dell’Asp vibonese che ha appunto fatto ricorso contro la nomina di Damiani.

Nel ricorso viene segnalata una serie di presunte irregolarità nella procedura di nomina

Il Giudice del lavoro, in attesa del giudizio di merito fissato per il prossimo 12 luglio, ha quindi sospeso la nomina del direttore del distretto sanitario unico dell’Asp di Vibo.

Ne ha parlato Sergio Pelaia ne il corriere della calabria.

Ecco come:

“Una nuova tegola si abbatte dunque sull’Azienda sanitaria vibonese guidata dalla dg Angela Caligiuri.

Proprio la dg aveva infatti affidato, il 23 novembre del 2017, al medico 57enne Vincenzo Damiani la guida del distretto sanitario provinciale che ha inglobato e sostituito i tre distretti di Vibo, Tropea e Serra San Bruno.

Già direttore del distretto, Renda ha segnalato una serie di presunte irregolarità nella procedura di nomina, a partire dalla composizione della commissione giudicatrice e alle scelte da questa compiute, sostenendo inoltre la presunta «inesistenza – in capo a Damiani – dei requisiti di partecipazione alla procedura, e segnalando – in ogni caso – l’inosservanza dei canoni di correttezza e buona fede, da parte dell’azienda e della commissione esaminatrice».

Contestazioni, queste, respinte dall’Asp di Vibo che ha invece sostenuto davanti al giudice la «piena conformità alla legge delle determinazioni assunte dall’ente pubblico, la legittima composizione della commissione giudicatrice, l’ineccepibilità della scelta compiuta dal direttore generale, e fiduciariamente ricaduta sulla persona di Damiani», prospettando poi «l’horror vacui derivante – in danno dei servizi sanitari erogati dall’azienda – in caso di rimozione del provvedimento attributivo della carica di dirigente del distretto sanitario unico».

Analoghe controdeduzioni, mirate a sostenere l’inammissibilità del ricorso, sono state proposte dallo stesso Damiani, ma il giudice in via preliminare le ha ritenute infondate, quantomeno in relazione alla tutela cautelare.

Secondo il giudice la commissione non ha prodotto, come previsto dalla legge e dall’avviso pubblico, una terna di candidati, bensì un elenco di tredici persone presentate in mero ordine alfabetico.

Il direttore generale, poi, «nel designare alla direzione del distretto uno dei candidati non collocatisi al primo posto in graduatoria (e oltretutto ammesso con riserva per espressa determinazione della commissione esaminatrice), non ha “motivato analiticamente”, come pure apertamente imposto dalle conferenti norme primarie, riproposte dallo stesso avviso pubblico».

Il giudice rileva quindi che la delibera con cui il direttore ha conferito l’incarico «è silente in ordine alla scelta compiuta in favore di Damiani (unico candidato, peraltro, a esser stato ammesso con riserva)», mentre le motivazioni della nomina sono state ritenute estremamente lacunose”.

Un primo fermo ai direttori delle ASP.

Ora altri aspettano decisioni similari.

Pubblicato in Vibo Valentia

“Vì chi po’ fari! I ciuciuli su cominciati a descijri!”

Così mi dice una signora indicando un tombino posto sulla strada.

“Quali, quelli rossi?”

“Si, si, chilli russi”

 

 

 

 

“ Rossi, non russi- la richiamo- , anzi rosse, sono le blattelle germaniche.

E purtroppo si sa la Germania comanda pure in questo mondo. Le nostre-quelle nere- sono quasi scomparse!”

“Comunque, meglio che finiscano sotto le ruote delle auto che nelle nostre case! Tu sai che i -ciuciuli russi- sono capaci di salire lungo le tubazioni ed arrivare nei lavandini, vero?”

Il “Focu miu!” fu accompagnato da un viso schifato.

E continuando “In tutti i modi sarebbe bene che l’Asp e l’Amministrazione facciano qualcosa , per esempio una buona deblattizzazione. Non basta fare la disinfestazione degli ambienti interni è anche necessario fare altri interventi quali serie derattizzazioni, serie deblattizzazioni, dura lotta alle zanzare …. “

“ E c’aspietti?”

“ Va bene farò un articolo –per quel che vale- ma ti avverto che suggerirò all’Asp ed all’amministrazione comunale di educare “VOI” a fare cosa e quando per concorre a queste lotte che senza il vostro contributo non saranno mai vinte.

Proporrò di aprire un sito di educazione ambientale e di stampare qualche manifesto da apporre per esempio nelle scuole , nei mercati, negli uffici pubblici ed in altri luoghi pubblici.

So che basta dirvi che gli scarafaggi possono trasmettere gravi malattie .

Le più comuni sono

  • intossicazione alimentare e avvelenamento da salmonella;
  • tubercolosi (TB);
  • tifo;
  • dissenteria;
  • epatite;
  • gastroenterite e influenza gasto-intestinale;
  • tenie, verme solitario, malattia del verme;
  • allergie.

Non voglio impaurirvi ma sarebbe bene che tutti noi fossimo più consapevoli che la tutela della salute passa dalla tutela dell’ambiente…”

All’ASP ed all’amministrazione ricordo che occorre fare presto perché una blatta in 15 giorni depone fino a 50 uova.

Pubblicato in Primo Piano

La replica dei legali dell'ex direttrice del distretto sanitario del Tirreno in riferimento alla querelle con il dg dell'Asp di Cosenza.

«Nessun dietrofront. Accolta la richiesta conciliativa del giudice del lavoro»

Cosenza.«In ordine al comunicato stampa pubblicato in data 13.3.18 della Direzione Strategica dell'Asp di Cosenza, è opportuno smentire nel modo più assoluto quanto ivi affermato in modo fuorviante circa il fatto che la dott.ssa Bernaudo avrebbe improvvisamente rinunciato all'azione cautelare avente ad oggetto l'impugnazione del nuovo incarico affidatole in quanto l'esito del giudizio avrebbe assunto un esito per lei sfavorevole».

È quanto si legge in una nota stampa degli avvocati Valerio Zimatore e Paola Procopio, legali di Giuliana Bernaudo, l'ex direttrice del distretto sanitario del Tirreno in merito alla querelle con il dg dell'Asp di Cosenza, Raffaele Mauro e rispondendo all nota diffusa dalla stessa Azienda in merito ad un suo “dietrofront”.

«Ricomponendo la realtà dei fatti – spiegano i legali - si ricorda alla Direzione strategica dell'Asp di Cosenza (che probabilmente non si è ben informata presso i suoi legali presenti all'udienza) che il giudizio svoltosi il 13 marzo dinnanzi al Giudice del Lavoro del Tribunale di Paola non aveva ad oggetto l'affidamento del nuovo incarico assegnato illegittimamente alla dott. Bernaudo, bensì l'avviso con cui l'Asp nel novembre 2017 aveva indetto la procedura per ricoprire gli incarichi (già peraltro regolarmente ricoperti) di Direttore di Distretto».

«Pertanto il primo punto da smentire è che la dott.ssa Bernaudo abbia rinunciato all'azione relativa al nuovo incarico affidatole di direttore dell'Unità operativa igiene ed alimenti.

Inoltre, è da aggiungere che nel ricorso cautelare tenuto ieri 13 marzo è stato il Giudice del lavoro del Tribunale di Paola che ha invitato le parti presenti, dott.ssa Bernaudo e Asp di Cosenza, a trovare un accordo sulla richiesta cautelare (salvo ed impregiudicato il merito della richiesta di accertamento della legittimità dell'avviso del novembre 2017 e risarcimento dei danni) e in tal senso sia la dott.ssa Bernaudo che i legali dell'Asp, espressamente autorizzati dal direttore generale, hanno accolto la proposta conciliativa del Giudice e accordato di accettare consensualmente alla pronuncia di non luogo a procedere.

Ciò perché – proseguono gli avvocati - il danno grave ed irreparabile che si era profilato alla data del deposito del ricorso (ossia l'assegnazione dell'incarico di Direttore di Distretto ad altro soggetto) non si era ancora verificato, mentre purtroppo alla data di trattazione del ricorso il danno si era già consumato, in quanto l'Asp aveva già proceduto all'assegnazione dell'incarico e alla stipula del contratto con altro soggetto e pertanto il Giudice del Lavoro ha dichiarato che non rientrava nei suoi poteri sospendere detti atti».

Pubblicato in Alto Tirreno

Lo aveva dichiarato Gratteri quando aveva affermato che «Prima ancora della politica e della ’ndrangheta, il problema della Calabria sono i quadri della pubblica amministrazione».

E come promesso giunge anche il loro tempo

Speriamo dappertutto, anche nei comuni.

Ora tocca anche alla Sanità.

I finanzieri del nucleo di Polizia Tributaria di Catanzaro, infatti, hanno eseguito, nel territorio delle province di Catanzaro e Crotone, misure cautelari personali interdittive nei confronti di tre dipendenti pubblici (un dirigente e due funzionari) in servizio presso l’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro.

Il provvedimento è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catanzaro dott.ssa Barbara Sacca’ su richiesta del Sostituto Procuratore dott.ssa Fabiana Rapino, già del settore pubblica amministrazione coordinato dal procuratore aggiunto dott. Giovanni Bombardieri, della Procura della Repubblica di Catanzaro, diretta dal procuratore dott. Nicola Gratteri.

In particolare, le complesse attività investigative delegate alla Guardia di Finanza, condotte anche con l’ausilio di indagini tecniche, hanno consentito di accertare la corruzione in atti giudiziari nonché il falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atto pubblico.

Nello specifico, nell’ambito di una distinta indagine di competenza di un’altra procura della Repubblica, Santoro Francesco (di anni 59), funzionario del N.i.s.a. (nucleo investigazioni sanita’ ambiente), organo della polizia giudiziaria presso la procura della repubblica di Catanzaro, si era adoperato per evitare l’iscrizione – nel registro degli indagati – di Pugliese Giuseppe (di anni 49), direttore amministrativo dell’azienda sanitaria da cui organicamente dipendeva, riuscendo nell’intento.

Ciò era reso possibile anche grazie alla redazione di un atto ideologicamente falso, indirizzato alla procura competente, ad opera del predetto funzionario del n.i.s.a. in concorso con un altro collega della stessa struttura, Lucia Francesco (di anni 48).

Il direttore amministrativo della citata Asl si adoperava, nel contempo, per fare assumere la figlia del Santoro Francesco, con contratto prima a tempo determinato poi a tempo indeterminato, presso un’azienda di Catanzaro con il cui titolare era in rapporti di stretta amicizia.

I provvedimenti cautelari eseguiti dal nucleo di polizia tributaria – gruppo tutela spesa pubblica di Catanzaro sono costituiti da tre misure interdittive di sospensione immediata dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio per la durata di un anno nei confronti di Pugliese Giuseppe e di Santoro Francesco e di sei mesi nei confronti di Lucia Francesco.

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Pubblicato in Catanzaro

Lo aveva promesso il procuratore Spagnuolo e lo ha fatto.

Lo aveva detto all’inizio dell’anno che la attenzione della procura di Cosenza sarebbe andata alla sanità ed alla pubblica amministrazione.

Poco più di un mese ed ecco la riprova.

 

All’ASP di Rogliano 18 misure cautelari, 4 sospensioni dal servizio e 14 obblighi di presentazioni alla polizia giudiziaria.

E’ la sintesi dell’operazione dei carabinieri di Rogliano, che hanno eseguito gli arresti e le altre misure emesse dal gip del Tribunale di Cosenza, Giuseppe Greco, su richiesta della procura della Repubblica di Cosenza.

 

Le indagini sono partite da numerose segnalazioni che lamentavano il comportamento disinvolto di alcuni dipendenti degli uffici dell’ASP di Rogliano che, anziché trovarsi sul posto di lavoro, venivano visti sistematicamente per le vie della cittadina occupati nelle faccende più disparate, dal fare la spesa al supermercato fino ad arrivare a spendere il tempo pagato dai contribuenti giocando alle slot machine.

 

Questo l’elenco degli indagati

   CLAUDIO VITERITTI, 57 anni di Mangone

   STANO CARPINO, 60 anni, di Mangone

   ANTONIETTA APA, 61 anni, di Rogliano

   DOMENICO ANDRIERI, 72 anni, di Cellara

   CONCETTA FLOCCARI, 60 anni, di Cellara

   ANDREA SCALERCIO, 54 anni, di Mendicino

   ELIO OLIVETI, 65 anni, di Rogliano

   ROSARIA D’AMBROSIO, 61 anni, di Cosenza

   MARIA CONCETTA FALBO, 56 anni, di Rogliano

   FABIO ODDO, 60 anni, di Rogliano

   LUCREZIA CARMELA MINO’, 55 anni, di Malito

   OSCAR MARSICO, 58 anni, di Malito

   SUSANNA GALLO, 61 anni, di Castrolibera

   ADONELLA MARGHERITA MANCINI, 60 anni, di Rogliano

   ANTONIO ACQUESTA, 70 anni, di Rogliano

   ANTONIO PASQUALE CICIRELLI, 64 anni, di Rogliano

   PASQUALE MOTTOLA, 57 anni, di Cosenza

   VINCENZO FUOCO, 50 anni di Rogliano

 

Delle 4 persone sospese, due sono dirigenti medici, uno è un infermiere capo e un altro è un assistente sociale.

Ma altri dirigenti medici e anche degli infermieri sono coinvolti nella truffa.

In tutti ci sono 48 denunciati.

Pubblicato in Cosenza

Per descrivere un paese fantoccio, senza leggi , con una amministrazione corrotta ed inefficiente e quindi senza futuro, controllate, ieri, direttamente dalle potenze coloniali europee, oggi dalle potenze economiche mondiali e nel quale ognuno arraffava a spese dello Stato, si usò il termine “Repubblica delle banane”( nella foto Woody Allen ne Il dittatore dello stato libero di Bananas).

 

Ma come descrivere la Calabria ? E di essa, in particolare, la sanità? Un servizio pubblico che non offre garanzie di assistenza , tantomeno tempestiva ed efficiente, e gestita da politici , sindacalisti e dirigenti la cui preoccupazione principale è assumere, assumere ed assumere, creando spesa inutile e tutto senza che alcuno intervenga per porre fine a queste porcherie.

 

L’ultimo caso è la storia dei falsi precari, sulla quale, diciamo, finalmente, ha preso posizione la magistratura, anche se esiste, sempre, la possibilità che tutto finisca a “tarallucci e vino” e la quasi certezza che i veri responsabili non emergano dalla inchiesta.

Parliamo dei manovratori e di coloro che se ne sono serviti. Della serie , cioè, “uno a me, uno a te, uno a xxxxx , perché se no parla, uno( anzi due) a yyyyy perché deve portare i voti a CCCC od a BBBBB, eccetera”.

Oggi entra in campo il sen Giovanni Bilardi, vice coordinatore regionale vicario di Ncd Calabria, il quale dice:.

"Sulla questione dei cosiddetti falsi precari noi di Ncd, già due anni fa invocammo l'annullamento degli atti e l'intervento della magistratura.

Lo diciamo senza infingimenti e senza alcuna remora.

Il direttore generale Mauro deve porre fine alle situazioni di discriminazione presenti e Scura non può fare il Ponzio Pilato.

La stessa cosa riguarda Oliverio e Fatarella.

L'Asp di Cosenza eredita situazioni che riguardano la gestione dell'ultimo periodo 2008-2010, ma su vicende in cui è intervenuta la magistratura e anche il ministro della Salute non si può continuare a menare il can per l'aia"

E poi “gli altri” , quelli che non hanno protettori sono costretti per vivere ad andare fuori anche all’estero perché qui, in Calabria, non trovano posto e Poletti oggi ministro e ieri Presidente nazionale di Legacoop mortifica i giovani emigranti forse perchè il figlio non ha dovuto emigrare , ……..

 

Pubblicato in Calabria

La Corte dei Conti della Calabria ha condannato ieri l’ex direttore generale di Cosenza Franco Lucio Petramala, il dirigente Antonio Scalzo e il collega Antonio Mascaro.

 

I tre sono stati dichiarati responsabili di aver assunto scegliendoli senza concorso personale per gestire il Centro prenotazioni , un lavoro che poteva essere svolto dai dipendenti dell’ente.

In sostanza le mansioni potevano essere svolte direttamente dal personale già in forza all’Asp e regolarmente retribuito con denaro pubblico.

 

In più i lavoratori esterni ‘prescelti’, secondo i giudici, sarebbero stati selezionati senza alcun tipo di gara ad evidenza pubblica, ma semplicemente con la presentazione di un curriculum vitae.

Per questa ragione Petramala dovrà risarcire l’Asp versando nelle cassa dell’ente 180mila euro per il danno provocato, mentre i due dirigenti dovranno restituire 2.549 euro ciascuno.

 

La vicenda riguarda contratti di lavoro stipulati tra il 2008 e il 2009.

Ci sarebbe piaciuto sapere i nomi degli assunti per capire le vere ragioni della assunzione

Ed ancora ci sarebbe piaciuto sapere che fine hanno fatto questi assunti, se ancora sono nell’ASP, magari stabilizzati, o se sono stati licenziati e da chi.

Ma queste sono cose da grandi giornali.

Pubblicato in Cosenza
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