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muro stazione mini 1Altro che se non pende più della Torre di Pisa!

Appena esci dalla stazione ferroviaria di Amantea ed entri nel piazzale per immetterti in via Garibaldi non puoi non accorgerti del muro della sottostazione.

E’spaccato in più parti, pende drammaticamente verso la strada ( più della Torre di Pisa) .

Si regge appoggiandosi alle strutture per la affissione pubblicitaria che fortunatamente sono state poste lì, quasi che avessero una funzione di palo tutore.

Ovvio che non si può chiedere a nessuno di andare a pulire sotto il muro per cui le erbacce infestano il tutto dando un aspetto realmente disdicevole.

Esattamente quell’ aspetto che il turista non si aspetta appena arriva ad Amantea.

Ovviamente, speriamo tutti che arrivino di notte ed in tutta fretta per non accorgersi di quanto stiamo denunciando inutilmente ( ormai da tempo) .

E’ vero che si tratta di un muro delle ferrovie ma forse è vero che il comune di Amantea dovrebbe ( o meglio deve) intimare all’ente ferrovie la sua ricostruzione non solo per una questione di immagine della nostra cittadina ma di sicurezza di coloro che arrivano, o partono, con il treno.

Già ma per fare la apposita ordinanza occorrerebbe vedere questo sconcio, questo problema.

E come dice il vecchio adagio ” Occhio non vede cuore non duole”, e chiudere gli occhi e far finta di non vedere è una grande comodità!

Questo da parte degli amministratori, delle forze dell’ordine, dei tecnici delle ferrovie:

Ma anche da parte degli amanteani e questo mi sembra significhi abbandonare il proprio ruolo di cittadini responsabili.

Certo si potrà obiettare è un fatto che dura da tempo e che risale alle precedenti amministrazioni!

È vero, ma questo significa che, comunque sia, da tempo Amantea è abbandonata a se stessa.

Significa che da oltre una decina di anni nessuno vede o si cura di questa vergogna.

Significa che per le ultime amministrazioni( chiunque siano stati gli amministratori) la sicurezza e la cura dell’immagine contano poco.

E’ questo l‘idea di turismo?

E’ questa l’idea di sicurezza?

Forse le vergogne di questa cittadina sono anche queste?

Vero?

muro stazione medio

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camposportivomedio1Lettera aperta, del Presidente dimissionario dell'A.C.D. Città Amantea 1927, Gianfranco Nesi.

 

A volte avrei voglia di dire a me stesso ed ai miei amici colleghi-dirigenti, con i quali ci siamo fatti carico per tanti anni  della gestione della squadra calcio, “basta lo abbiamo fatto per tanto tempo, pensiamo a noi stessi, non sottraiamo più tempo e risorse alle nostre famiglie ed ai nostri lavori…”.


Poi il senso del dovere e l’amore che ci lega alla nostra città prende il sopravvento e ci porta a riflettere e a cercare una probabile giusta soluzione per la salvaguardia della squadra calcio.

Ciò premesso, il 10 Luglio u. s., termine di scadenza per l’iscrizione al campionato di promozione per l’anno 2014 – 2015, con la società dimissionaria, che ho avuto il pregio di rappresentare lo scorso anno, abbiamo effettuato, in extremis, l’iscrizione della squadra al richiamato campionato di categoria e risolto altre pendenze. Nei giorni a seguire è stato indetto un incontro al comune con il Sindaco e l’assessore allo sport, in cui sono state rappresentate le gravi difficoltà riguardanti l’idoneità dello stadio comunale, e quelle di natura economica .

Abbiamo altresì ritenuto indicare quelle che per noi potrebbero essere le soluzioni a tali problematiche: in merito alla prima, relativa alla sicurezza della struttura, abbiamo ribadito la necessità di interventi idonei da parte degli enti competenti da eseguirsi prima dell’inizio delle attività agonistiche della prossima stagione a garanzia dell’incolumità di coloro che la frequentano; riguardo alla seconda problematica, relativa all’aspetto economico, abbiamo riconfermato che la medesima potrà essere superata con l’attuazione del progetto sociale datato 31/07/2013, già condiviso da tutti,“Una piccola AZIONE per un sicuro e grande FUTURO della tua Squadra”.

Tuttavia ad oggi, mentre i tempi d’inizio del campionato si restringono, nessuna soluzione certa è stata proposta!

In una situazione d’impasse come questa, ci preme riaffermare che lo sport è, innegabilmente, “Un diritto per i cittadini, un dovere per le istituzioni”.

Pertanto è necessario che ognuno s’impegni, unitamente alle Istituzioni, a sostenerlo individuando e condividendo quelle strategie di intervento necessarie per reperire le giuste risorse.

Ad oggi, per come dimostrano i fatti, siamo ancora le solite poche persone ad affrontare tutte quelle criticità che ogni anno si ripetono ed, inoltre, ad essere propositivi sperando di trovare il giusto rimedio perché il calcio continui a vivere nella nostra città.

L’idea è questa:

a)         Prefissarsi nell’arco temporale di cinque giorni la vendita di circa cinquecento abbonamenti.

b)         Il giro per la vendita degli anzidetti abbonamenti sarà costituito da diverse tappe da concordare; ogni tappa, ovviamente, interesserà singole zone del territorio comunale e, se si vuole, anche dei comuni viciniori.

c)         Allo scadere dei cinque giorni ci sarà un incontro in cui si valuterà il ricavato.

Tale idea comporta, tuttavia, il rispetto delle seguenti condizioni e cioè:

1)         La verifica della sussistenza degli elementi che garantiscono l’idoneità dell’impiantistica e delle strutture dello stadio comunale ed eventualmente rendere il medesimo sicuro prima dell’inizio delle attività agonistiche.

2)         La vendita degli abbonamenti dovrà essere effettuata da tutte le persone dotate di buona volontà, dai rappresentanti della società calcio unitamente al Sindaco della città ed ai suoi amministratori, nonché alla rappresentanza dei tifosi.

3)         Che si attui, attraverso iniziative di vario genere, il progetto “Una piccola AZIONE per un sicuro e grande FUTURO della tua Squadra”, già condiviso da tutti, in particolar modo che si formino nel più breve tempo possibile e, comunque, prima dell’inizio del campionato i gruppi di lavoro previsto nel richiamato progetto.

Con l’auspicio che al più presto si possa attuare quanto sopra esposto, mi sia consentito ricordare che il calcio è lo sport che, indiscutibilmente, rappresenta un pezzo della storia della città di Amantea, quindi, oggi ancor di più occorre sostenerlo, per ripartire più forti e raggiungere quei livelli che sono adeguati alle potenzialità della nostra città.


AMANTEA 01//09/2014 - Gianfranco NESI  (Presidente dimissionario dell’A.C.D. Città AMANTEA 1927)            

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gigginoRiceviamo e pubblichiamo.

Negli anni Settanta,  durante la mia permanenza in Nord America, andava molto di moda per gli intellettuali ricchi e affermati, ospitare nei propri salotti ogni possibile rivoluzionario radicale, dalle Pantere Nere agli antimilitaristi, agli hippies.  Uno scrittore, Tom Wolfe con il suo  libro“Radical Chic” sollevò un gran putiferio con un attacco corrosivo e divertentissimo alla società benestante e progressista della Upper Manhattan. Nacque così  il Radical Chic, “RC” termine poi entrato nell’uso comune per identificare un occidentale preferibilmente bianco e benestante, con idee liberali e di “sinistra”, che subisce il fascino di rivoluzionari radicali ammantati di romanticismo; che li invita nel suo salotto ad una serata mondana per conoscere i problemi della strada e per raccogliere fondi rigorosamente “non deducibili fiscalmente”; che poi, davanti all’insorgere delle polemiche, li scarica per tornare alla più innocua lotta per la difesa dei diritti degli animali, in particolare quelli domestici. Questa figura di uomo,quasi inutile dirlo, è ancor oggi attualissimo. Al “Radical Chic” si ispira il nostrano cattolico di buona famiglia e Boy Scout: il   “Protettore di Animali Domestici”, in breve,  il “PAD”. Cachemire e mocassino, barca a vela, appena possibile, e casa alle Eolie – Stromboli sì, Panarea no, Filicudi sarebbe il top solo che non c'è nessuno – qualche libro di filosofia e storia, teatri e concerti. Questo borghesuccio di casa nostra , probabilmente, sarà il più duro a morire. Sarà per quella egemonia culturale della sinistra. Sarà perché si sposa perfettamente con quella teoria secondo cui il vero ricco è colui che non ostenta, il contrario fa cafone. E la razza, lamentano i puristi d'un tempo, imbastardita. Ma sta di fatto che niente, oggi in Italia, fa più figo del PAD.  Questo Radical Chic di Chiesa Nostra, ci mette ore a sembrare trasandato. Lo incontri al bar a metà mattinata, ma non perché si sia svegliato tardi, è che doveva capire cosa mettersi per sembrare uno che si butta addosso la prima cosa che trova nell'armadio. Predilige i jeans, classici per gli uomini,  non” skiny” perché sono poco femministi.  Le camicie o le polo con sopra giacche fantasiose a quadri in puro stile “old british” e toppe ai gomiti o in alternativa maglioncini di cachemire dai colori pastello. D'inverno il PAD azzarda pure il pantalone di velluto a costine perché è convinto che mettersi addosso un tappeto peloso gli dia un certo fascino. La PAD, a volte al jeans sostituisce un pantalone da cavallerizza perché così può sempre raccontare con gli occhi che le brillano di come è bello sporcarsi di fango durante le cavalcate al maneggio esclusivo. Adora gli anglicismi: la versione italiana non rende.  Eventualmente, ama piazzare qui e lì parole come “outsourcing” , “trend” e francesi che fanno tanto très jolie!  Odia le abbreviazioni da chat, e infatti usare i social network è per lui la prova più dura.  Il PAD  non è un semplice esponente della diffusa categoria di persone che possono agevolmente essere raggruppate sotto la definizione di “fighetti”. Rappresenta invece un’ulteriore deviata involuzione della specie, una rischiosa estremizzazione dello stesso concetto. La differenza è principalmente di matrice politica. Il fighetto è tendenzialmente danaroso, con generoso “Dad”  dal portafogli rigonfio; non ha una vera e propria coscienza politica. Non ha né la cultura né l’intelligenza necessarie per averla e, fondamentalmente, non gliene frega un tubo della politica, della società, del governo ecc. ecc.. Ha intuìto che in ogni modo per lui non cambierà nulla. Destra o sinistra non sono un problema che lo riguarda. Al contrario, il PAD nostrano, circa 15 anni fa  ha scoperto il consumo consapevole di tutte le risorse del pianeta. Per cui significa che ora mangia solo biologico certificato, succhi freschi, niente conservanti, ama il mercatino biologico della domenica e ci va puntualmente con la sua bicicletta vintage con cestello coordinato con cui va in giro per la città, perché la macchina ormai non si può più prendere, inquina, e poi vuoi mettere quanto costa e quanto ti fa bene pedalare? All’occorrenza e lontano da occhi indiscreti, il Protettore di Animali Domestici si infila in un taxi e via. Distrattamente, guarda  qualche talk show – tipo Ballarò o  Servizio Pubblico – il tg di Mentana e qualche “Serial”, anche se ultimamente si sta appassionando ai  “Reality”.  Al cinema ci va durante la settimana, mai nel week-end, per vedere qualche film straniero e anche  italiano che considera di “livello adeguato” e che ha  le radici nel neorealismo e nella Nouvelle Vague. Sorrentino è il regista. “The best!”  Il PAD fa jogging  e sogna la maratona, non quella di New York ma quella più “upper class”di Boston. La PAD, lei fa pilates perché fa bene alla schiena. Poi c'è il cane da portare a spasso con il giornale sotto il braccio, Repubblica resiste, ma Il Fatto Quotidiano sta prendendo quota.  Impegnato con l'incapacità di trovarsi una “casa” politica nel marasma attuale, non dimentica mai il vernissage pomeridiano.  Il PAD  lo vedi poco al ristorante, preferisce le cene in casa di amici dove si può sparlare liberamente delle corna dell'assente di turno, non lo incontri mai a fare shopping. D'estate rifugge la calca sulle spiagge , troppo variegata e piena di “burini illetterati”. Preferisce ritirarsi sulle Dolomiti, che aver freddo, ad agosto, è così “fascinating”. Lo stile è tutto nella scelta dei dettagli. Vive nel suo mondo e pensa qualunquista. Fa il progressista ma vota per Forza Italia  perché sa di fare piacere a papà, che gli ha insegnato che i comunisti sono quei disperati che vorrebbero fargli pagare il doppio delle tasse sulle loro seconde e terze case. La cosa che più identifica il PAD è la sua indubbia convinzione di essere  molto colto e intelligente. Lui pensa di essere uno di quelli che sanno riconoscere ed apprezzare le cose “giuste”. E’ uno attento al suo “lifestyle”, uno che tendenzialmente non esagera, un equilibrato.  E’ fissato con il suo look, si veste un po’ male ma senza trascendere, e talvolta, nelle sue varianti deteriori, indossa pure abiti griffati e costosi, Perché lui è “cool”, e soprattutto non è mai uno banale, almeno questo è ciò che continua a ripetergli “mamàn”. Non lo vedrete mai andare in giro vestito ordinario. Lascia intendere di non guardare troppo alle mode ma in realtà è schiavo delle tendenze, e aderisce supinamente al suo stereotipo. E’ assolutamente convinto di essere un soggetto non influenzabile ed un pensatore, o se non altro uno con pensieri e idee originali. Vorrebbe essere creativo. Gode nel fare credere ai “suoi” sempliciotti sottoposto di essere uno che sa e fa un sacco di cose straordinarie. Magari si porta appresso libri di poeti spagnoli e sudamericani (mai che legga a casa sua, se no non si vede…) ma non riesce a collocarti Leopardi o Pavese, che per lui possono pure essere del Seicento, almeno nei casi più gravi. Aderisce e sposa con (finto) entusiasmo ogni iniziativa di area no-global; talvolta è vegetariano, tendenzialmente disobbediente.  Esce la sera e frequenta locali dove servono 100 tipi di thé dello Sri Lanka ma non hanno un panino col salame. Nei locali frequentati da lui, a volte vengono eseguite letture che spesso non comprende. Si fuma le cannette con gli amici (qualcuna l’azzecca…), in certi casi indossa borsette etniche e perde tempo recandosi a dibattiti e presentazioni di libri. Se può evita quelli diversi da lui, non vuole mai sfigurare quando va per la strada; i suoi amici sono, o “bella gente” o “tipi strani”, comunque in gamba. Mai lo vedrete in giro con i suoi “protetti”che magari fanno i meccanici, o gli impiegati al catasto che,  se hanno freddo commettono l’ingenuità di mettersi il maglioncino e la giacca a vento qualsiasi. Lui no, il PAD se ha un “amico” sfigato, è perché questo è tanto sfigato da essere “trendy” una specie da proteggere.  Tendenzialmente si tratta di un finto anticonformista, o di un anticonformista a tutti i costi, uno di quelli che deve ostentare la propria cultura (palesemente contro-corrente) anche quando non espressamente richiesto. L'obiettivo è dimostrare di non appartenere ad un gruppo socio-culturale specifico, ma rendere chiaro a tutti la propria diversità e il gusto in fatto di letture, cibi, cinema, musica. Il PAD, piccolo borghese e snob proveniente dalla classe media, che, al fine di seguire la moda del momento, per esibizionismo o per inconfessati interessi personali, ostenta idee anticonformistiche e tendenze politiche affini alla sinistra radicale, generalmente avulse o diametralmente opposte ai valori culturali e sociali del ceto di appartenenza.

Gigino Adriano Pellegrini & G el Tarik.

Fine Agosto 2014

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