Si e’ tenuto nella mattina di ieri sabato 3 ottobre, presso la capitaneria di porto di Vibo Valentia marina, il seminario promosso dal ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali sugli adempimenti previsti dal reg. (ue) 1224/09 (c.d. “regolamento controlli”) per gli operatori commerciali del settore della pesca.
Il seminario rientra nell’ambito di un’ampia campagna divulgativa promossa dal ministero delle politiche agricole, alimentarie forestali, responsabile nazionale dell’attuazione delle politiche comunitarie della pesca, e da cui le capitanerie di porto dipendono funzionalmente per i compiti di istituto rientranti in tale materia.
Nel corso del seminario, tenuto da Alessandro Moretti e Fabio Borfecchia, sono stati affrontati i fondamentali profili della disciplina a cui sono soggetti coloro che acquistano il prodotto ittico dai pescherecci e le novità messe in campo dal ministero per agevolare gli operatori in tali incombenze.
In particolare, e’ stato divulgato lo sviluppo di un software volto a semplificare il flusso di dati che deve obbligatoriamente intercorrere fra i “primi acquirenti del pescato” e le banche dati del prodotto ittico alimentate tramite un apposito sito gestito proprio dal ministero ed al cui funzionamento concorrono le capitanerie di porto presenti su tutto il territorio nazionale.
Gli operatori commerciali del locale comparto ittico intervenuti hanno dimostrato particolare interesse agli argomenti trattati e partecipato attivamente ai lavori del seminario, ponendo interrogativi e proponendo osservazioni che hanno trovato proficuo riscontro nelle risposte dei conferenzieri.
Per avere un quadro del disastro della sanità in Calabria il primo dato da tenere in conto è la evasione sanitaria, cioè il ricorso da parte dei calabresi alla sanità di altre regioni; quella sanità che per fortuna funziona ed alla quale spesso si ricorre, quando si hanno i soldi.
Già, ma perché la sanità di molte altre regioni funziona ( Lombardia, Emilia Romagna,Veneto, in primis), e la nostra molto meno? C’è qualcuno che ne porta la responsabilità? Chi? E perché non viene licenziato?
Un secondo dato è quello dei tempi per avere una visita od un esame specialistico.
Questi sono i tempi a Vibo Valentia.
Una Ecografia addominale o toracica occorre attendere ben 273 giorni.
Una mammografia 266 giorni, praticamente 9 mesi, il che impedisce, in caso di tumore, di correre immediatamente ai ripari.
Una ecografia transrettale (212 giorni)
Una visita ortopedica dovrete attendere 205 giorni
Una risonanza magnetica 156.
Una visita allergologica da 4 giorni a ben 264, a seconda dello specialista prescelto ????.
Una ecografia da 90 a 200 giorni.
Una visita angiologica da 5 a 131 giorni.
Una visita oculistica da 70 a 190 giorni.
Una visita ortopedica non prima di 120 giorni esatti.
All’ospedale di Tropea il dato più eclatante: se per una Tac non c’è praticamente da attendere ma per un esame urodinamico c’è da aspettare ben 448 giorni.
Per una visita dermatologica con 225 giorni.
E’ ovvio che poi possa succedere( è successo) che il paziente nel giorno fissato per la prenotazione non si presentò perché nell’attesa era …deceduto.
Parliamo ovviamente dei poliambulatori perchè all’ospedale si va da visite immediate (settore nefrologico, pediatrico o neurologico) ad attese di pochi giorni (è il caso di molti esami radiologici, delle visite cardiologiche, otorino, ginecologiche).
Ma il direttore sanitario aziendale Michelangelo Miceli chiarisce: «Va sottolineato che per molte specialità le attese sono contenute in tempi “fisiologici”, un risultato dovuto all’impegno profuso dall’azienda in tale direzione.
Persistono, è vero, liste molto lunghe ma in molti casi, al di là delle carenze d’organico che pure incidono abbastanza in alcune specialità, esse sono conseguenza delle richieste, contraddittorie, degli utenti o del loro comportamento non corretto».
Ecco. La colpa è dei pazienti che non sanno attendere e che vanno ( a proprie spese) a curarsi fuori regione o come sempre dal medico privato e poi non comunicano di essersi curati già( magari solo per non aggravarsi o non morire).
E’ accaduto a Pizzoni, nel Vibonese, dove una fuga di gas, secondo le indagini condotte dai carabinieri, si sarebbe determinata dal tubo di collegamento della bombola di gas anestetizzante usata dall’odontotecnico.
L’uomo, Santo Romano, 49 anni, è rimasto ustionato in modo grave.
L’esplosione si è verificata nel suo studio e l’odontotecnico, dopo un primo ricovero nell’ospedale di Vibo Valentia, è stato trasferito in elisoccorso al “Cardarelli” di Napoli.
Dai primi accertamenti la presenza di una fessura sul tubo che collega la bombola con le attrezzature mediche presenti all’interno del locale avrebbe consentito al gas di fuoriuscire, creando quasi una saturazione dell’ambiente che, all’accensione del dispositivo, ha provocato la violenta esplosione.
L’odontotecnico è stato investito in pieno dallo scoppio, riportando ferite soprattutto al volto, mentre ai piani superiori, dove abitano i familiari di Romano, lo spostamento d’aria ha danneggiato vetri, finestre e suppellettili creando crepe nei muri.
Situazione a causa della quale i vigili del fuoco hanno dichiarato inagibile la palazzina.