Non si conclude la vicenda dei beni di “San Francesco di Paola”, il santo povero che tutta la Calabria ama e venera, il santo che camminava a piedi e navigava sul mantello.
La vicenda come abbiamo scritto è seguita attentamente dagli uffici giudiziari paolani ed in particolare dal Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Paola Dott. Bruno Giordano, dal Pubblico Ministero Dott.ssa Linda Gambassi, ed insieme dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Paola Dott. Carmine De Rose.
La storia complessa dell’ammanco di milioni di euro ai danni del Santuario di San Francesco di Paola (CS) aveva già dato luogo ad una serie di sequestri cautelativi di beni tra cui 28 fabbricati, 8 terreni, 10 automezzi e disponibilità finanziarie per un totale di 17 rapporti finanziari nei confronti degli indagati tra Cosenza, Diamante, Praia a Mare, Paola, Napoli e Milano per un ammontare complessivo pari ad oltre 2.340.000 euro.
Ma gli investigatori non avevano smessi di indagare ed hanno così scoperto che due persone , già indagate e denunciate nell’ambito della stessa indagine, avevano registrato la proprietà di cinque immobili siti in Diamante, modificando i rispettivi luoghi di nascita e generando, in questo modo, due nuovi codici fiscali i quali sono risultati inesistenti.
Un espediente che ha, così, consentito di preservare i locali dalla prima azione coercitiva, ma solo per pochi mesi.
Grazie all’esperienza maturata “sul campo” ed all’incrocio di numerosi elementi, i finanzieri hanno scoperto lo stratagemma, ricostruendo l’effettiva proprietà di cinque locali, di cui due abitazioni, due magazzini e uno ad uso ufficio per un valore catastale che si aggira intorno ai 200.000 Euro.
Da qui l’ulteriore sequestro recentemente eseguito
Una vicenda ancora non chiusa e foriera di ulteriori indagini e sviluppi