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Si è spento a Paola l’avv. Enzo Lo Giudice.

Francesco Cirillo lo ricorda ( chi altri , se no?) con una pagina forse indimenticabile e che riteniamo “giusto” diffondere perché non si dimentichi l’avvocato dagli stivali rossi!

“Conobbi Enzo Lo Giudice negli anni 70. Sapevo che era un militante combattente di “Servire il popolo” e che girava per la Calabria a difesa dei contadini occupatori delle terre e di tutti i proletari in difficoltà.

La sezione di “Servire il popolo” a Paola era fortissima e lo dimostrò quando arrivò il Ministro Fanfani in visita in Calabria alla fine degli anni 60.

Giunto a Paola, Fanfani si recò nel Comune per gli incontri istituzionali ed è fuori che la popolazione lo asserragliò.

Enzo Lo Giudice entrò nel Municipio scortato dalla polizia e dettò le loro richieste. “O mandate subito un decreto per fare le fogne e le case popolari qui a Paola  o da qui non uscite”.

Fuori c’era un popolo intero e le cose davvero si sarebbero messe male.

Il decreto arrivò nel giro di qualche ora da Roma e Fanfani potè continuare il suo giro per la Calabria.
Da quel giorno il nome di Enzo Lo Giudice, questo giovane avvocato risuonò in tutte le piazze.

Nel 1971 venne arrestato per un comizio indifesa dei contadini.

Mi incrociai con lui all’inizio degli anni 70, io dell’Autonomia proletaria calabrese, insieme ad un altro paolano combattente, Franco Malanga.

Nel ’77 Enzo partecipò alla tre giorni dell’Autonomia italiana a Bologna.

Difendeva allora i NAP e diffondeva documenti dell’organizzazione napoletana.

In una riunione di giornalisti all’università bolognese, io ed Enzo lanciammo volantini a favore dei prigionieri politici.

Avevo detto a lui di non farlo, ma lui disse che prima di essere avvocato era un comunista.

Quando gli volli regalare una mia opera, mi disse esplicitamente che avrei dovuto fare un magistrato con un pugnale in mano pieno di sangue.

Oggi quel quadro è ancora nel suo studio di Paola.

In seguito illustrai un suo libro di poesie.

Dietro suo suggerimento nel 1977 aprimmo, con Franco Malanga,  a Paola una libreria Area e cominciammo a stampare  e diffondere i libri di Enzo LoGiudice.

Enzo era un grande scrittore ed i suoi libri erano richiestissimi nell’area rivoluzionaria del tempo e venduti in tutte le librerie d’Italia che a quel tempo erano più di mille.

Nel ’77 quando venne a Diamante nella mia libreria Puntorosso la Digos circondò lo stabile e vietò alla gente di entrare. Enzo andò su tutte le furie ed uscì in strada sbraitando contro i poliziotti che vista la reazione preferirono allontanarsi.

Nell’80 quando venimmo arrestati, io Malanga ed altri quattro autonomi calabresi Enzo divenne il nostro avvocato di punta.

Ci seguì giorno per giorno per tutto l’anno e due mesi che restammo a girare per le carceri speciali.

Faceva le collette per noi e quando venne a trovare me e Malanga nel carcere di Potenza ci portò dei soldi.

Una guardia ci disse che era la prima volta che vedeva un avvocato portare soldi a un detenuto.

Fu Enzo al processo a Cosenza nel 1981 che imbeccò il Pm per farci uscire dal carcere.

Trasformare l’accusa di terrorismo in cospirazione politica, ed è così che dopo Mazzini fummo i primi ad essere condannati per questo reato. La sua arringa è stata fenomenale ed incantò tutti i presenti. Oggi lo identificano come “l’avvocato di Craxi” dimenticando tutto il suo percorso politico ed umano.

Enzo lo Giudice è stato prima di ogni cosa una persona ricca di umanità che ha messo la difesa del popolo davanti a tutto lavorando gratis per i proletari, gli operai, i disoccupati e non è una cosa da poco per quei tempi e quelli di oggi. 

Un esempio di vita”.

Francesco Cirillo

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Non si conclude la vicenda dei beni di “San Francesco di Paola”, il santo povero che tutta la Calabria ama e venera, il santo che camminava a piedi e navigava sul mantello.

La vicenda come abbiamo scritto è seguita attentamente dagli uffici giudiziari paolani ed in particolare dal Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Paola Dott. Bruno Giordano, dal Pubblico Ministero Dott.ssa Linda Gambassi, ed insieme dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Paola Dott. Carmine De Rose.

La storia complessa dell’ammanco di milioni di euro ai danni del Santuario di San Francesco di Paola (CS) aveva già dato luogo ad una serie di sequestri cautelativi di beni tra cui 28 fabbricati, 8 terreni, 10 automezzi e disponibilità finanziarie per un totale di 17 rapporti finanziari nei confronti degli indagati tra Cosenza, Diamante, Praia a Mare, Paola, Napoli e Milano per un ammontare complessivo pari ad oltre 2.340.000 euro.

Ma gli investigatori non avevano smessi di indagare ed hanno così scoperto che due persone , già indagate e denunciate nell’ambito della stessa indagine, avevano registrato la proprietà di cinque immobili siti in Diamante, modificando i rispettivi luoghi di nascita e generando, in questo modo, due nuovi codici fiscali i quali sono risultati inesistenti.

Un espediente che ha, così, consentito di preservare i locali dalla prima azione coercitiva, ma solo per pochi mesi.

Grazie all’esperienza maturata “sul campo” ed all’incrocio di numerosi elementi, i finanzieri hanno scoperto lo stratagemma, ricostruendo l’effettiva proprietà di cinque locali, di cui due abitazioni, due magazzini e uno ad uso ufficio per un valore catastale che si aggira intorno ai 200.000 Euro.

Da qui l’ulteriore sequestro recentemente eseguito

Una vicenda ancora non chiusa e foriera di ulteriori indagini e sviluppi

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Un altro brillante “colpo”degli Agenti della Polizia di Stato del Commissariato di Paola coordinata dal vice questore aggiunto Raffaella Pugliese.

Sono finiti in manette: Ermenegildo Gatto, 55 anni, Lorenzo Agostino, 43 anni, Giuseppe Mazzei, 32 anni, quest’ultimo già noto alle forze dell’ordine.

Secondo il Commissariato di Paola i tre hanno aggredito e minacciato di morte una persona nei confronti della quale sostenevano di vantare un credito rivelatosi inesistente.

I poliziotti si sono presentati nel momento della consegna del denaro ed hanno arrestato i tre in flagrante.

L’accusa è di estorsione aggravata

La vittima dell'estorsione stanca dei soprusi e forse anche oggetto di minacce ha provveduto a denunciare alla Polizia quanto stava accadendo.

In sostanza i tre vantavano un credito presunto di 300 euro risalente al 2007.

Ora chiedevano circa mille euro.

Ma gli agenti della squadra di Polizia giudiziaria del Commissariato di Paola si sono appostati nei pressi del locale pubblico dove è avvenuto l'incontro fra i tre e la vittima e nel momento opportuno sono intervenuti arrestando i tre estortori

Contestato il reato di estorsione in concorso aggravata dall'uso delle armi.

Stamattina si è svolta l'udienza di convalida.

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