La storia è nota .E’ quella della Smeco. La società per la gestione di servizi ambientali che è accusata di avere inquinato il nostro mare.
La Smeco è la società alla quale nel novembre 2011 vennero arrestati l’amministratore delegato Domenico Albanese e la dirigente Jessica Plastina.
La Smeco gestiva molti depuratori della costa tirrenica cosentina.
Dopo la approfondita indagine il procuratore della repubblica, Bruno Giordano, in data 29 novembre dello scorso anno aveva chiesto l'emissione del decreto che dispone il giudizio.
Il giudice Carmine De Rose ha fissato il processo per il 23 maggio prossimo
Gli indagati sono Domenico Albanese., 65 anni, Gessica Lilia Plastina., 40 anni, Raffaele Romeo, 64 anni, Rosaria Rita Mazzacuva, 62 anni, tutti responsabili a vario titolo dell'azienda che si occupa della gestione degli impianti di depurazione.
Svariate le accuse, compresa la frode nell'esecuzione dei contratti per la gestione degli impianti di depurazione delle acque reflue dei comuni di Belmonte Calabro per un importo di circa 17mila euro annui; Verbicaro per circa ventimila euro; Fuscaldo per 150mila euro; Paola per un milione e 300mila euro; Belvedere Marittimo per 224mila euro; Santa Domenica Talao per 13mila euro; Tortora per 55mila euro; Cleto per 8mila euro; Aiello calabro per 14mila euro; Serra Aiello per altri 14mila euro circa; Cetraro per 211mila euro; San Pietro in Amantea.
Sono numerose, almeno 48, le parti offese e parti civili.Tra i tanti, i comuni di Cetraro, Santa Maria del Cedro, Verbicaro, Fuscaldo, Paola, Belvedere, Sangineto, Santa Domenica Talao, Tortora, Cleto, Aiello Calabro, Serra d'Aiello, San Pietro in Amantea, Praia a Mare, diversi cittadini di Tortora e Praia a Mare, il Wwf, Legambiente Calabria, l'Anpana.
E’ lungo- il sindaco dice- “interminabile”- l’elenco dei debiti che ha il comune di Paola.
E’ il senso dell’intervento del sindaco Basilio Ferrari nella conferenza stampa di oggi 9 febbraio
Il sindaco in relazione alla recente sentenza del TAR Calabria evidenziando senza ombra di dubbio che “Sappiamo che il comune di Paola è in dissesto”
Non solo, continua, affermando che “Nessuno ha contestato l’inesistenza dell’immensa massa debitoria che affligge il comune di Paola “. I debiti della città sono in sostanza una realtà purtroppo alla quale non si può sfuggire.
Poi entra nel merito della sentenza del TAR Calabria il quale ha basato la stessa sulla mancanza della relazione dei revisori dei Conti, una revisione- dice il sindaco- che è stata prodotta in numerose copie al Tar Calabria , un relazione della quale si è discusso anche in consiglio comunale”
Poi nel mentre afferma che il comune presenterà al Consiglio di Stato una richiesta di sospensiva della sentenza del Tar Calabria.
Poi anticipa la intenzione di esporre denuncia alla procura generale contro ignoti perché si accerti chi ha sottratto la relazione dal fascicolo depositato presso il Tar Calabria.
Poi è tutto uno sciorinare di problemi, di dati, di informazioni, alcuni delle quali di certo interesse anche della magistratura
Anzi invita la stampa a prendere copia degli atti ed a concorrere alla denuncia della grave situazione.
Non manca nulla, dalle colline che cadono a quelle che vengono assegnate.
Tra tutti però emerge la Smeco che si impegnava di sua volontà a sponsorizzare i principali eventi socio culturali che l’amministrazione organizzava tra i quali i festeggiamenti del patrono della città (nella foto) ma che inquinava tutto il mar tirreno e contro la quale il comune di Paola si costituirà parte civile.
Siamo all’inizio di una battaglia epocale.
Per ora vince Roberto Perrotta . Per ora vince la forma sulla sostanza.
La storia è quella del governo di centrodestra al comune di Paola guidato da Basilio Ferrari che ha dichiarato il dissesto economico e finanziario dell’ente locale.
E di conserva, la storia è quella di una parte del centro sinistra guidata dall’ex sindaco Perrotta che ricorre al TAR per bloccare la procedura di dissesto
L’attuale amministrazione era ed è difesa dagli avvocati Oreste Morcavallo e Giovanni Spataro, mentre la precedente amministrazione era ed è difesa dall’avvocato Pino Pitaro.
I ricorrenti hanno sostenuto che la proposta di deliberazione consiliare con cui è stato dichiarato il dissesto «non risulta sottoposta al Collegio dei Revisori dei Conti e, conseguentemente, è assente la relazione dettagliata di quest’ultimo organo prevista dall’articolo 246 1° comma del Tuel, né si evincono dalla delibera impugnata i presupposti previsti per la dichiarazione di dissesto».
Ed i giudici catanzaresi hanno ritenuto tale carenza importante sospendendo la procedura di dissesto.
Non solo ma i giudici hanno tenuto altresì conto delle rilevanti conseguenze pratiche determinate dalla delibera di dissesto : «Licenziamento-mobilità del personale dipendente e la rideterminazione della pianta-organica da parte dell’Ente, diminuzione dei servizi essenziali comunali, congelamento dei crediti, aumento delle imposte, delle tasse e dei canoni patrimoniali nella misura massima consentita dalla legge, eliminazione dei servizi non indispensabili».
Né può escludersi la valenza delle conseguenze politiche che subirebbero gli amministratori ritenuti responsabili del dissesto «perché sarebbe impedito loro, ex lege, la possibilità di ricoprire incarichi pubblici e politico-amministrativi»
Ora la parola passa alla udienza di merito stabilita per il prossimo 11 ottobre.