Nell'ultima udienza al Tribunale di Paola, arriva la prima parte della richiesta perizia.
E viene comunque confermato il nesso di causalità tra la morte di alcuni operai per malattie tumorali le sostanze utilizzate nella fabbrica tessile chiusa dal 2004 ed i materiali inquinanti all'interno dell'area industriale.
Potrebbe anche essere confermata la teoria più volte posta in evidenza delle famose nebbie provocate dall'ebollizione dei tessuti, mischiate a presenza di materiale chimico.
Ovvia la reazione dei difensori che preannunciano battaglia e si preparano a smontare gli studi del pool di esperti.
I periti non hanno effettuato nuovi campionamenti all'interno dell'area industriale considerando i 10 anni trascorsi dalla chiusura definitiva ma sono ritenuti validi gli atti prodotti in precedenza firmati da Magnanimi e da De Rosa.
Infatti sin dal 30 ottobre 2006 in occasione dei primi carotaggi erano emersi ad una profondità di quattro metri la presenza di: “cromo VI, arsenico, cadmio, cobalto, rame, mercurio, nichel, piombo, selenio, zinco ecc. unitamente a migliaia di tubetti tronco conici utilizzati per l’avvolgimento dei filati identici a quelli rinvenibili in diversi punti dell’area intorno allo stabilimento”.
La professoressa De Rosa nella sua relazione riferisce che “I risultati degli accertamenti dimostrano come le zone sottoposte a prelievo (solo 3 zone su 140.000 mq.) sono da definirsi inquinate ed alcune di esse, vedi la Z4-2 estremamente pericolosa per la salute dell’uomo e per l’ecosistema. Le sostanze chimiche rilevate sono nella maggior parte dei casi, riconducibili all’attività di una azienda operante nel settore della colorazione dei tessuti. Il disastro ecologico che si può ipotizzare dall’analisi dei dati richiede ulteriori indagini anche nel territorio circostante e nelle falde acquifere”.
A questa ultima udienza erano presenti tre dei quattro periti: il coordinatore, Giuseppe Paludi, Pietro Comba e Piergiacomo Betta, assente: Maria Triassi.
Ed ecco in sintesi le conclusioni.
-il Cromo VI che ha colpito almeno tre lavoratori provocando l'insorgenza del tumore;
-l'ambiente unico che avrebbe posto a rischio tutti i lavoratori;
-il sistema di aerazione;
-la presenza di polveri leggere nocive.
I periti prospettano anche un possibile danno ambientale per la presenza di trimetilduebenzilammina, sostanza non cancerogena ma ritenuta tossica.
Il processo continuerà nelle udienze di venerdì 6 e sabato 7 giugno.