35 anni non sono bastati per capire l’origine di un crimine così efferato
Con riferimento all’articolo apparso su Iacchitè del 7 aprile u.s. dal titolo “Cosenza,rapporto-choc sul Tribunale:gli avvocati e il delitto Sesti”, mi preme precisare alcune cose sull’efferato delitto dell’Avv. Silvio Sesti, mio carissimo amico e compagno di tante partite a calcio giocate finanche con palle di pezza nell’aia del Cav. Francesco Sconza e nel piazzale antistante la chiesa della Madonna delle Grazie in San Pietro in Amantea, quando ancora entrambi indossavamo pantaloncini corti. L’ispezione ministeriale del 2005 scrive per la prima volta in maniera chiara la verità, si è scritto nell’articolo. Io quella verità l’avevo scritta anni prima con un articolo apparso su “Il Quotidiano” domenica 20 ottobre 2002, sul mensile “Oggi Famiglia” del Centro Socio Culturale “Vittorio Bachelet” di Cosenza e sul libro “San Pietro in Amantea dal 1933 al 2002” a Pag.175.
Perché è stato ucciso l’avv Silvio Sesti? E’ stato eliminato perché troppo intelligente, troppo preparato e quindi toglieva spazio agli altri colleghi meno bravi e meno richiesti nei processi in Tribunale e in Corte d’Assise. Racconta il Magistrato Otello Lupacchini “…l’omicidio dell’avv. Sesti determinò l’occupazione del proscenio da parte di una ristretta cerchia di avvocati, che si appropriarono dello spazio lasciato libero dal collega assassinato”. Anche i familiari dell’avv. ucciso hanno cercato in questi lunghi anni di indicare la strada giusta, non sono stati ascoltati. Continua l’articolo:- Eppure non doveva essere difficile per un magistrato perbene approfondire le cause legate al decesso di un personaggio così importante-. Sì, non doveva essere difficile. Sono trascorsi 35 anni e ancora non si sa chi abbia ucciso l’amico carissimo che noi ancora oggi lo ricordiamo con stima e affetto.
Ecco l’articolo apparso su “Il Quotidiano”, lunedì 14 ottobre 2002, n.282 Anno 8 a firma di Roberto Grandinetti