
“In Calabria ci sono 722 richieste di custodia cautelare che, per mancanza di personale della giustizia, sono inevase da anni.
È’ impensabile che ci siano centinaia di ‘ndranghetisti a spasso per mancanza di uomini nei tribunali.
Ne parlerò con il ministro della Giustizia Bonafede”.
Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in conferenza stampa al Viminale dopo il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza in Calabria e Puglia alla presenza, tra gli altri, del procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, del procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, e del procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri.
“C’e’ particolare attenzione – ha spiegato Salvini – ai porti di Gioia Tauro e Reggio Calabria.
In Puglia occhio alla Sacra Corona Unita nel Salento ed alla criminalita’ con modalita’ camorristiche nelle province di Bari e Foggia. Sia in Puglia che in Calabria abbiamo aumentato le unita’ delle forze dell’ordine”.
Anche quest’anno, ha poi annunciato, “il Ferragosto lo passeremo in una localita’ della Calabria”.
”Penso di ufficializzare la settimana prossima i nuovi criteri di assegnazioni delle scorte con valutazioni oggettive e non soggettive, sulla situazione di rischio” ha poi detto in conferenza il titolare del Viminiale.
“Dall’anno scorso ad oggi abbiamo già recuperato più di 200 uomini al giorno che non fanno più da tassisti e da badanti, eliminando una cinquantina di servizi di scorta.
Sono commissioni tecniche che valutano il rischio che può essere cresciuto o non essere più sussistente.
Le strutture tecniche aggiorneranno il grado di rischio aggiungendo o tagliando il personale”.
Si assentavano dal luogo di lavoro per sbrigare commissioni di carattere privato, andare al bar e a centro commerciale o perfino a svolgere altre attività come la vendita ambulante di frutta e verdura.
I carabinieri hanno notificato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 15 lavoratori socialmente utili impiegati nell’ambito di un progetto in convenzione tra il Comune e la Regione Calabria.
Il provvedimento fa seguito ad una indagine, coordinata dalla Procura di Cosenza, che ha permesso di documentare che alcuni dei lavoratori, pur risultando registrati nel sistema di controllo delle presenze, non sempre si trovavano a svolgere le mansioni loro assegnate come la manutenzione e la guardiania di beni pubblici, la pulizia delle strade e delle aree verdi urbane.
In un caso specifico, uno degli indagati si era persino recato in un centro sportivo per poter svolgere attività fisica.
(ANSA)
Ndr.Questa volta è successo a San Giovanni in Fiore ma nessuno esclude che non siano in corso indagini da parte delle forze dell’ordine anche in altri comuni calabresi.
Hanno fatto incagliare una barca a vela con a bordo 59 clandestini davanti alle coste di Soverato, fra Capo Rizzuto e Le Castella, in provincia di Crotone.
I due scafisti hanno poi cercato di fuggire ma una pattuglia di militari della sezione operativa navale della Guarda di Finanza di Crotone li ha individuati e fermati.
Sono di nazionalità ucraina, avevano già raggiunto Crotone e si stavano dirigendo verso la stazione degli autobus per dileguarsi.
Ormai c’è una rotta settimanale con scafisti russofoni che scaricano clandestini pakistani in barca a vela nella zona tra la Calabria e la Puglia.
Una motovedetta della Guardia di Finanza ha individuato una barca a vela incagliata sugli scogli a pochi metri dalla riva, in una posizione difficilmente raggiungibile, mentre una pattuglia di militari ha iniziato a perlustrare le rotabili per individuare i migranti e soprattutto gli scafisti. I clandestini, fra persone a terra e a bordo del natante sono, in tutto, 59 tutti maschi adulti, dichiaratamente pakistani e sarebbero partiti qualche giorno fa, dalla Turchia.
I finanzieri in perlustrazione a terra, a Crotone, nei pressi della stazione degli autobus hanno fermato due persone, Y.K. e E.V. entrambi ucraini, rispettivamente di 29 e 32 anni che si stavano dirigendo per allontanarsi dalla località ionica.
Così siamo a quasi 2.500 clandestini sbarcati dall’inizio dell’anno. Erano stati 16.400 lo scorso anno e 72.500 nel 2017.
Questi pagano migliaia di euro a testa per venire a spacciare in Italia.
È la conferma non solo che la rotta che parte dalla Turchia è più che mai viva, ma che un’organizzazione formata da cittadini dell’ex Urss, probabilmente delle repubbliche islamiche, gestiscono il flusso dal paese anatolico verso l’Italia.
L’Unione Europea paga, per un accordo stipulato al tempo del Pd al governo. tre miliardi di euro l’anno al governo di Ankara perché blocchi il flusso di clandestini, soprattutto quello via terra. L’Italia partecipa come sempre con oltre il 10 per cento del budget, quindi oltre 300 milioni di euro.
Così, noi diamo ad Erdogan 300 milioni di euro l’anno, lui ci manda i velieri zeppi di musulmani.