Un miracolo è sempre un miracolo. Chiunque lo faccia, comunque lo faccia, dovunque lo faccia. Ed è ancora più grande se questo miracolo è invocato ed atteso.
Come chiamarlo se non un miracolo quello di questi giorni di S Pasqua nella cui occasione è stata riaperta dopo anni di silenziosa chiusura la chiesetta rupestre di san Giuseppe, la chiesetta dei Catocastresi ed un tempo dei Camolesi che avevano questa unica via rupestre per giungere a piedi o col l’asino alla città? Come non ritenere un miracolo il fatto che la chiesetta sia stata riaperta in occasione dei riti pasquali e sia diventata una delle chiese della cerimonia del giovedì sera?
Ma come è successo? A Cosa è dovuto? Sicuramente a quel “lenzuolo” che è stato steso sul
versante in frana immediatamente a nord della chiesetta medesima.
Niente altro, infatti, è stato fatto per ridare sicurezza alla chiesetta ed alla zona se non la apposizione di questo “lenzuolo” sorretto da corde acciaiose legate a pioli di ferro infissi nel terreno.
Con il tempo, come sta avvenendo nel costone dietro la Chiesa del Carmine, crescerà l’erba e poi le piante autoctone della flora mediterranea che si ritiene permettano lo scorrimento dell’acqua piovana e la stabilizzazione del costone.
Insomma un vero e proprio miracolo della tecnica od ingegneria che dir si voglia!?.
Ma noi preferiamo ascriverlo a san Giuseppe che certamente avrà suggerito ai tecnici come fare per aprire di nuovo la chiesetta che tanto sta a cuore a noi amanteani.
Peccato, se vero questo miracolo, che ci sia voluto tanto tempo e che si sia preferito altro a questo intervento.
A San Giuseppe il compito di integrare il miracolo della tecnica con la sua potente fede per evitare ulteriori crolli del versante ed il pregiudizio della sua e nostra chiesetta.
E visto che c’è , non è male se dà un occhio anche al costone dietro la chiesa del Carmine.