E’ difficile accettare la morte.
E’ difficile, perfino, accettare quella morte che giunge dopo una vita terrena di sofferenze.
Una vita dove ogni giorno occorre trovare il coraggio di vincere il male , od almeno di resistere al male, una vita dove giorno dopo giorno occorre cercare la speranza che ogni domani sia migliore, più sereno, più dolce.
Una vita difficile da vivere , ma dove si diventa angeli giorno dopo giorno.
Resta, forse, la fede nell’al di là.
La fede in un posto, cioè, dove non esiste il dolore, dove tutto è amore, solo amore.
Un posto non certo ambito, e, comunque, da raggiungere il più tardi possibile.
Ma è ancor più difficile comprendere la morte degli angeli.
Quegli Angeli come Simona che abbiamo vista accompagnata per un breve tratto dai palloncini che si sono librati verso il cielo.
In mezzo, a loro uno stuolo infinito di cherubini che le tenevano le mani, la giovane amanteana che ha avuto solo dolore ma che pur riusciva a sorridere.
Ti abbiamo vista in tanti giovane e candida amica viaggiare verso la tua destinazione, quel Paradiso che da oggi è ancora più ricco, con la tua presenza.
So che eri tra noi e che hai visto le calde lacrime che hanno bagnato le gote di tanti presenti, muti nel loro dolore.
So che hai sentito le parole della lettera d’amore fraterno di una delle tue amiche.
Noi ci siamo commossi e abbiamo spinto via il magone che ci stringeva il cuore con un applauso liberatorio.
Lo stesso applauso che ti abbiamo tributato quando siamo rimasti tristi, inani, senza vita, lì davanti alla chiesa di San Bernardino, quando ci hai lasciati per il tuo ultimo percorso terreno.
Amantea non ti dimenticherà Simona.
Resterai il monumento della sofferenza ed insieme della dolcezza.
A te, per quanto tu non ne abbia bisogno, il paese eleverà le sue preghiere.
Sono il tardivo segno dell’amore che avremmo voluto e dovuto tributarti.
Addio, Simona.
O forse solo arrivederci, se sapremo avere i tuoi stessi meriti nel procurarci il Paradiso.