Riceviamo e pubblichiamo
Un numero verde per aiutare, una voce amica per sentirsi meno soli, un’iniziativa per offrire un sostegno alla solitudine, supporto psicologico e medico-informativo a chi ne ha bisogno: il Rotaract Distretto 2100 avvia il progetto “Io ci sono, RACcontarsi oltre le distanze”.
Attivo dal 14 aprile, il numero verde 800.478.111 diventa uno strumento attraverso il quale informarsi, raccontarsi e chiedere aiuto. Tutti i giorni, dalle 9:00 alle 22:00, i volontari, già soci dei Club del Rotaract Distretto 2100, rispondono alle domande degli utenti e si adoperano per fornire loro sostegno e supporto, ricorrendo ad un team di professionisti, quali psicologi e medici abilitati, per consulenze mirate.
Si tratta di una misura che il Distretto 2100, operante in Campania e Calabria, mette in campo per dare tranquillità ai cittadini, supportarli ed evitare che si diffondano allarmismi ingiustificati, nonché ascoltare chi vive una situazione difficile dovuta alle ristrettezze sociali che viviamo in questi giorni. Un servizio completo, anonimo e gratuito, interamente gestito dai giovani del Rotaract, programma giovanile del Rotary International che si rivolge ai giovani adulti con lo scopo di dare loro l’opportunità di crescere ed operare in favore delle proprie comunità, che mira a dare un aiuto concreto in questo momento di emergenza. L'obiettivo è imparare a fronteggiare la paura del contagio, le difficoltà di adattamento ai divieti e alle limitazioni imposte dalle istituzioni per arrestare la pandemia, ma anche esserci per chi chiama, raccogliere le necessità di chi ha bisogno, provare a trovare il modo di soddisfarle, semplicemente aiutare come si può.
“Sin dall’inizio di quest’emergenza, il Rotaract Distretto 2100 non si è fermato: non lo hanno fatto i nostri club, non si sono fermati i nostri soci” - dichiara Mariagrazia Ciccone, Rappresentate Distrettuale per l’anno sociale 2019/2020 - “Il nostro dovere è essere al servizio delle nostre comunità e cerchiamo di farlo sempre al meglio delle nostre possibilità, talvolta rimodulando la nostra azione per adattarla alle esigenze del momento. Senza scoraggiarci, ma mossi dalla nostra consueta voglia di fare, ci siamo adoperati per dare il nostro sostegno al sistema sanitario, alle singole realtà territoriali e alle famiglie che necessitavano di aiuto. Ci troviamo a fronteggiare un’emergenza sanitaria senza
precedenti, con gravi risvolti anche sociali. Le misure di sicurezza e prevenzione contenute nei decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dettate dalla necessità di contenere il virus e tutelare la salute pubblica, hanno modificato drasticamente le nostre abitudini, riducendo in modo importante i contatti e rapporti sociali per il bene di tutti. È facile immaginare quanto la solitudine, che molti si trovano a vivere in questo momento, impatti negativamente sulla loro condizione psicofisica, unitamente al rischio di un drastico peggioramento degli stili di vita con pesanti conseguenze in termini di salute. Per questo motivo, abbiamo ritenuto doveroso fare la nostra parte ed esplicitare la nostra volontà di aiutare in un modo ancora più concreto. I nostri soci hanno scelto di mettere a disposizione di tutte le persone che in questo momento hanno più bisogno il proprio tempo, le proprie conoscenze, la propria professionalità, semplicemente loro stessi. I nostri volontari hanno scelto di esserci per tutte le persone in difficoltà attraverso un semplice consiglio, un consulto professionale o una voce amica che li aiuti a superare al meglio questo momento difficile. Insieme abbiamo scelto di fare la nostra parte, consapevoli che aiutare è il nostro primo dovere e che solo con l’impegno di tutti riusciremo a superare questa emergenza.
Così nasce “Io ci sono, RACcontarsi oltre le distanze” il numero verde che crea un collegamento diretto tra la necessità di aiutare e la volontà di esserci per l’altro, tra l’importanza di una parola confortante e la bellezza di un sorriso che possa illuminare le giornate più buie”.
È stato finalmente stilato il primo elenco delle istanze aventi diritto al buono spesa erogato dal comune di Amantea.
Attualmente quelle accolte sono 117 come da allegato. Da domani mattina gli aventi diritto verranno contattati telefonicamente, in ordine alfabetico, dal C.O.C per concordare la consegna del buono spesa.
A questo primo elenco di aventi diritto, ne seguirà un altro, appena le restanti istanze saranno integrate della documentazione mancante ( 189 Richieste - Rif. Allegato B )
Certamente una buona notizia per 117 famiglie di Amantea che potranno, finalmente, beneficiare del buono spesa, da utilizzare presso gli esercizi convenzionati con il comune di Amantea.
Lo ricordo, fate sempre riferimento al sito comunale e all’albo pretorio.
Condividete la notizia per informare, il più possibile, chi e' in attesa del buono spesa.
Tengo infine a ringraziare per lo sforzo messo in campo dal C.O.C. di Amantea, l’intero coordinamento che si sta occupando egregiamente della gestione dell’emergenza COVID-19
Restate a casa. Lo ha ribadito finanche Ursula von der Leyen Commissario UE. Secondo lei gli anziani dovranno limitare a lungo i propri contatti, dovranno restare isolati, quasi sicuramente fino a dicembre. Ma è giusto che solo i vecchi dovranno stare chiusi in casa? Da qualche giorno mi frulla nella testa la canzoncina di Jannacci “Vengo anch’io? No, tu no”. Penso e ripenso a quel che sta succedendo in Italia e nel mondo a causa del coronavirus e la canzoncina mi ritorna in mente e sottovoce canto il ritornello: Vengo anch’io? No, tu no. E perché io no? Vengo anch’io a fare la spesa? No, tu no. Vengo anch’io a fare una passeggiatina? N. tu no. Vengo anch’io a buttare la spazzatura? No, tu no. Vengo anch’io a portare il piccolino a passeggio? No, tu no. E nemmeno a far fare la pipì al cagnolino alla villa comunale? No, tu no. Ma perché? Perché sono vecchio e dovrò stare chiuso in casa. Appartengo a quella categoria di persone più esposta al contagio da Covid 19 e quindi devo evitare il più possibile i contatti con altre persone. Ma spero che questa canzoncina e questo ritornello smettano presto di ronzarmi in testa. Anch’io vorrei comportarmi come gli altri, fare le cose che fanno gli altri, uscire come fanno gli altri. Sono però respinto. Non perché non ho l’età come cantava la Cinguetti, ma perché quell’età l’ho superata da parecchio tempo. E quando uno è vecchio non serve più. Deve stare a casa. Per lui non c’è posto neppure al suo funerale. E le immagini dei camion militari che, in colonna come un corteo funebre, hanno lasciato Bergamo con le bare a bordo hanno fatto immediatamente il giro del mondo e sono ancora impresse nella mia mente e che mi hanno sconvolto. E vedere poi i cadaveri seppelliti nella nuda terra in fosse comuni nella città di New York è per tutti una cosa normale? Questo maledetto virus ha tirato un brutto scherzo a noi anziani. L’ultimo refolo della nostra giovinezza se l’è portato via e con esso anche i nostri ricordi, le nostre emozioni e le fievole illusioni giovanili. Devo restare a casa. Dopo aver ascoltato le nuove misure per combattere il coronavirus mi sono sentito in colpa. Tutto ad un tratto sono diventato un untore, uno che contribuisce a diffondere il virus come gli untori ai tempi della peste descritta dal Manzoni. Ma poi mi sono svegliato e mi sono ritrovato lungo vie illuminate, lungo Via Margherita, davanti al Bar e Totonno e Minichella, in Piazza Capuccini, alla Villa Comunale, in Piazza Commercio, al lungo mare, nella Pizzeria “Il Sombrero” con alcuni amici, a girare senza una meta. Ho rivisto piazze, vie, quartieri che da settimane mi sono state negate. Ho rivisto il Mare di Amantea, le barche, la spiaggia, il Lido Azzurro, tutto era meraviglioso.