“I ragazzini di oggi poiché non sanno più giocare e non sanno come passare il tempo libero si sono inventati dei giochi pericolosi: lanciare sassi contro i treni.
L’ultima bravata è successa a Milano e sono stati presi di mira i convogli della metropolitana in un tratto in superficie.
Sono andati in frantumi i vetri di alcuni finestrini dei treni che hanno provocato ai passeggeri e ai conducenti tanta paura.
Non ci sono stati feriti, e questa è una buona notizia.
Cinque sono stati i treni presi di mira, due danneggiati in modo grave che hanno richiesto riparazioni.
I ragazzini della bravata sono stati subito individuati dalle Forze dell’Ordine.
Sono due ragazzi di appena tredici anni, compagni di classe e di giochi, che si divertivano, poiché non sapevano come passare il tempo libero ed organizzare qualche gioco, a lanciare sassi contro i treni.
Così si sono difesi: Per noi era solo un gioco.
Lo hanno chiamato gioco lanciare sassi contro i convogli dei treni che avrebbero potuto provocare gravi danni ai passeggeri con i vetri andati in frantumi.
E se i sassi avessero colpito i conducenti?
Lascio a voi immaginare cosa sarebbe potuto succedere.
Un deragliamento, uno scontro con altri treni, un macello indescrivibile.
Ma la cosa che mi ha colpito di più è che i ragazzi, essendo minorenni, non potranno essere imputati né processati.
Saranno i loro genitori chiamati a risarcire i danni causati che ancora non sono stati quantificati. Non è la prima volta che si verificano in Italia questi lanci di sassi contro i treni, questi atti di vandalismo (chiamiamoli col suo vero nome e non abbiamo paura di farlo).
E’ uno gioco stupido quanto pericoloso che potrebbe causare gravi danni e anche la vita alle persone.
Questi non sono giochi. Sono atti vandalici e i responsabili dovrebbero essere puniti.
Anche io, ma non come questi ragazzi di oggi, ho commesso qualche bravata, però non ho mai arrecato danni alle cose e alle persone.
Vivendo in un piccolo paese con i miei coetanei ho trovato sempre il modo giusto per passare il tempo.
Giocavamo alle carte, alla corda, al tiro alla fune, allu” Strumbulu”, alla “mazza e allu strigliu”, a pallone (quello di pezza), alle “stacce”, al rullo, al ciclo tappo, alle bocce di pietra che andavamo a raccogliere a Vallerina.
Tutti giochi di strada, perché un tempo la strada era il teatro dei giochi fanciulleschi, teatro oggi contrastato dagli automezzi che lo rendono pericoloso.
E poi i giochi che ho sopra descritti offrivano l’occasione per apprezzare i modelli di comportamento dei grandi in modo piacevole e consentivano nello stesso tempo, ai più piccoli, di esercitare il corpo, di mostrare la propria abilità, di apprendere, di rispettare gli altri e a considerarli leali competitori”.
Buon Natale ai lettori di Tirreno News ed alle loro famiglie. Francesco Gagliardi