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Qualcuno ha parlato, ma aspettiamo che parlino gli altri , e, tra questi, il nostro Oliverio!

 

1)Maurizio Lupi

Il mancato #quorum è la prova che era un #referendum pretestuoso e incosistente, gli italiani non hanno abboccato. 22:39 - 17 Apr 2016

 

2) Gianfranco Rotondi

Onestà intellettuale vuole che si riconosca la vittoria di matteo renzi in questa giornata referendaria 17 aprile 29016 ore 23.01

 

3) conferenza stampa matteo renzi 23:23 17 apr 2016

“Il governo non si annovera tra i vincitori. I vincitori sono i lavoratori delle piattaforme. Massimo rispetto per tutti gli italiani andati al voto, comunque essi abbiano votato”

“Ma gli sconfitti ci sono, sono quei consiglieri regionali e alcuni presidenti di regione che hanno cercato questo voto”

 

4)Sabina Guzzanti 14:16 - 17 apr 2016

Il 30% in queste condizioni è un successo, chi ha votato è il futuro del paese

 

5)Matteo renzi 23:35 - 17 Apr 2016

Risultati ottimi. I lavoratori hanno vinto, qualche consigliere regionale ha perso. Adesso al lavoro per un'Italia più forte #lavoltabuona

 

6)Michele Emiliano23:19 - 17 Apr 2016

Sono andate a votare 14 milioni di persone. Un successo strepitoso che impegna il governo a cambiare politica industriale ed energetica

 

7) Antonio cianciullo ( chi è?)

Lasciare campo libero alle trivelle senza fissare una scadenza per lo sfruttamento dei giacimenti è una decisione che va nella direzione giusta? Il mancato raggiungimento del quorum non permette di dare in Italia una risposta diversa dal sì del governo. Ma gli ambientalisti hanno già annunciato il ricorso davanti all’Unione europea. Sulle trivelle la battaglia continua.

 

8) il direttore del foglio 23:53 17 apr 2016

Politicamente, il referendum di oggi può essere considerato una sconfitta rotonda, piena, per tutto il fronte politico e costituzionale che aveva scelto di trasformare un referendum poco sensato in un’occasione per sfiduciare il presidente del Consiglio. Il messaggio che arriva dal flop, netto, delle opposizioni mostra ancora una volta che Renzi oggi ha alcune difficoltà oggettive – e circa 13 milioni di elettori contro sono un dato da non sottovalutare – ma mostra anche che il sentimento prevalente del paese non è ancora quello della sfiducia di massa mostrata al capo del governo

 

9) La Stampa spiega cosa succede dopo la bocciatura del referendum. E’ inutile leggere l’articolo ve lo diciamo noi . NIENTE!

 

10) Maria Elena Boschi 18 aprile ore 00.02

Questo Governo è più forte dei sondaggi, dei talk e delle polemiche #avantitutta

 

11) Beppe Grillo

Questa sera si riparte verso il futuro. Da oltre 15 milioni di cittadini che vogliono un futuro diverso per portare il Paese verso uno sviluppo energetico differente, che può essere già realtà con le rinnovabili che producono il 40% dell’elettricità. Il M5S ha già un piano energetico nazionale frutto di un anno e mezzo di lavoro con esperti e confronti. Siamo pronti a dimostrare che con le tecnologie oggi disponibili è già possibile cambiare il Paese e liberarlo in pochi anni da carbone e inceneritori ed arrivare al 2050 senza petrolio.

 

12)Matteo Salvini

Referendum, ha votato il 31.5 degli italiani. Renzi esulta, Napolitano esulta, i petrolieri esultano.

Non esultano gli italiani a cui Renzi non accorpando il referendum alle altre elezioni ha fatto sprecare 300 milioni.

Io ringrazio i milioni di cittadini che hanno partecipato alla faccia del silenzio dei giornalisti e dell’arroganza di certi politici.

Odio gli indifferenti diceva Gramsci nel 1917. Sono d’accordo con lui.

 

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E’ stato chiesto di aggiungere due ferrovie calabresi.

E’ stata inoltre sollecitata la previsione di un contributo statale per l'esercizio o una qualsiasi altra forma di finanziamento stabile al fine di integrare i ricavi dalla gestione delle ferrovie turistiche.

 

Parliamo della proposta di legge 1178 presentata il 10 giugno 2013 per la istituzione di ferrovie turistiche mediante il reimpiego di linee in disuso o in corso di dismissione situate in aree di particolare pregio naturalistico o archeologico

 

Inizialmente si parlava delle seguenti linee ferroviarie e della loro trasformazione in ferrovia turistica:

a) la ferrovia Palazzolo-Paratico (Lombardia);

b) la ferrovia Asciano-Monte Antico (Toscana);

c) la ferrovia della Valmorea (Lombardia);

d) la ferrovia Ceva-Ormea (Piemonte);

e) la ferrovia Sulmona-Casteldisangro-Carpinone (Abruzzo-Molise);

f) la ferrovia Agrigento-Porto Empedocle (Sicilia);

g) la ferrovia Fano-Fermignano (Marche).

Ora si è proposto di aggiungere :

h) la Ferrosilana;

i) le Ferrovie Taurensi

 

Inizialmente, inoltre, si stabiliva che “I ricavi delle attività svolte dalle ferrovie turistiche sono, in base al relativo contratto, destinati ai rimborsi delle spese per gli operatori dei tronchi di gestione, alla promozione pubblicitaria delle ferrovie turistiche e al recupero e potenziamento delle infrastrutture delle medesime ferrovie turistiche”.

Insomma tratti ferroviari economicamente autosufficienti.

Oggi invece grazie all’ingresso della ferrovie calabresi si prende e si da atto che la gestione sarà in perdita e si invoca “ la previsione di un contributo statale per l'esercizio o una qualsiasi altra forma di finanziamento stabile al fine di integrare i ricavi(ottenuti) dalla gestione delle ferrovie turistiche”

 

All’assessore Musmanno ( con la sopraveste trasparente) chiediamo : “ Perchè mai le ferrovie erano state dismesse?”

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Che cosa accade in caso di vittoria del “sì” al referendum.

 

Una vittoria referendaria del “sì” non modificherebbe nulla relativamente alle attività oltre le 12 miglia marine, tantomeno la possibilità di cercare e sfruttare nuovi giacimenti sulla terraferma. Quindi sgombriamo il campo da chi grida “ al lupo, al lupo! ”.

Parliamo solo delle trivellazioni vicine alla costa, quelle che non si possono più fare perché vietate dalla legge (art. 6, comma 17°, del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).

 

Se al referendum dovessero vincere i “sì”, semplicemente alla scadenza delle concessioni, gli impianti elencati nella tabella dovrebbero chiudere, i primi tra 5 anni, gli ultimi tra circa venti.

Quali le conseguenze?

La prima cosa che i dati mostrano è che non si tratta di un referendum sulle trivellazioni di gas o petrolio, si tratta solo di decidere se ciò che è vietato fare ora entro le dodici miglia in mare, sia giusto permettere che continui fino ad esaurimento per gli impianti esistenti. Inutile quindi delineare apocalittici scenari di suicidio energetico o di fine prematura di una industria. Fuori luogo anche paventare effetti nefasti sul quadro energetico nazionale: i consumi fossili per fortuna stanno lentamente calando in Italia e se prendiamo sul serio gli impegni che il nostro governo ha sostenuto a Parigi lo scorso dicembre per evitare un aumento medio della temperatura entro i 2 gradi (magari 1,5), dovremo consumarne sempre meno e a livello globale dovremo lasciare sotto la crosta terrestre gran parte del petrolio.

(da http://sbilanciamoci.info/wp-content/uploads/2016/04/Meregalli_referendum17aprile.pdf)

Allora è utile ricordare che in Italia ci sono 867 pozzi produttivi di cui 355 in mare e che le trivelle hanno più pozzi ( fonte DGRME-MISE )

Se doveste imbattervi in questi nomi sappiate che si tratta di piattaforme marine e di teste di pozzo sottomarine

 

ADA 2  ADA 3ADA 4

AGOSTINO A (3) AGOSTINO A CLUSTER (2) AGOSTINO B (7) AGOSTINO C (3)

AMELIA A (2)  AMELIA BAMELIA C (1 AMELIA D (4)

ANEMONE B (1)  ANEMONE CLUSTER (1)

ANGELA ANGELINA (10) ANGELA CLUSTER (1)

ANNABELLA (5)

ANNALISA (4)

ANNAMARIA B (8)

ANTARES 1  ANTARES A (4)

ANTONELLA (4)

AQUILA 2 (1)   AQUILA 3 (1)  

ARGO 2  

ARIANNA A (4)

ARIANNA A CLUSTER (2)

ARMIDA 1  ARMIDA A (6)

AZALEA AAZALEA B (2)

BARBARA A (6) BARBARA BBARBARA C (6) BARBARA D (15) BARBARA E (14 BARBARA F (13) BARBARA G (10) BARBARA H (5) BARBARA NW (6) BARBARA TBARBARA T2

BASIL (3)

BENEDETTA 1

BONACCIA (6) BONACCIA EST 2 (1)   BONACCIA EST 3 (1)   BONACCIA NW

BRENDA (4)

CALIPSO (2)

CALPURNIA (2)

CAMILLA 2  

CASSIOPEA 1  

CERVIA A (2) CERVIA A CLUSTER (1) CERVIA B (5) CERVIA C (6) CERVIA K

CLARA EST (4) CLARA NORD (4) CLARA NWCLARA OVEST

DARIA A (9) DARIA B

DAVIDEDAVIDE 7

DIANA

ELENA 1  

ELEONORA (1)

ELETTRA (1)

EMILIO (1) EMILIO 3  

EMMA OVEST (8)

FABRIZIA 1

FAUZIA (2)

FRATELLO CLUSTER (2) FRATELLO EST 2FRATELLO NORD (1)

GARIBALDI A (3) GARIBALDI A CLUSTER (1) GARIBALDI B (7) GARIBALDI C (4) GARIBALDI D (4) GARIBALDI KGARIBALDI T

GELA 1 (5) GELA CLUSTER

GIOVANNA (2)

GIULIA 1

GUENDALINA (2)

HERA LACINIA 14HERA LACINIA BEAF (3)

JOLE 1

LUNA 27   LUNA 40 SAF   LUNA A (11) LUNA B (11)

MORENA 1

NAIDE (1)

NAOMI PANDORA (3)

OMBRINA MARE 2

PANDA 1   PANDA W 1  

PENNINA

PERLA (3)

PORTO CORSINI 80PORTO CORSINI 80 BISPORTO CORSINI M E C (3) PORTO CORSINI M S 1PORTO CORSINI M S 2PORTO CORSINI M W APORTO CORSINI M W BPORTO CORSINI M W C (8) PORTO CORSINI M W T

PREZIOSO (4)

REGINA (6) REGINA 1

ROSPO MARE A (9) ROSPO MARE B (12) ROSPO MARE C (8)

SAN GIORGIO MARE 3SAN GIORGIO MARE 6SAN GIORGIO MARE CENTRALE

SANTO STEFANO MARE 101SANTO STEFANO MARE 1-9  SANTO STEFANO MARE 3-7SANTO STEFANO MARE 4SANTO STEFANO MARE 8

SARAGO MARE 1 (1) SARAGO MARE A (1)

SIMONETTA 1 (1)

SQUALO

TEA (4)

VEGA A (19)

VIVIANA 1

VONGOLA MARE 1 (1)

Sotto il profilo della ubicazione

Entro il limite delle 12 miglia (92)

Oltre il limite delle 12 miglia (43)

Tipologicamente sono

Piattaforme con struttura emersa (122)

Teste pozzo sottomarine (13)

Strutture distinte per attività in corso

Piattaforme di produzione eroganti (79)

Piattaforme di produzione non eroganti (40)

Piattaforme di supporto alla produzione (8)

Piattaforme non operative (8)

Ma i pozzi marini inquinano?

Ecco la risposta.

Delle oltre 130 piattaforme operanti in Italia , sono stati consegnati a Greenpeace solo i dati relativi ai piani di monitoraggio delle piattaforme attive in Adriatico che scaricano direttamente in mare, o iniettano/re-iniettano in profondità, le acque di produzione.

Si tratta di 34 impianti (33 nel 2012 e 2014)che estraggono gas, tutti di proprietà di ENI. I dati si riferiscono agli anni 2012, 2013 e 2014.

Per quel che riguarda le altre 100 piattaforme operanti nei nostri mari , Greenpeace non ha ottenuto alcun dato dal Ministero . La mancanza di dati per queste piattaforme può essere dovuta all’assenza di ogni tipo di controllo da parte delle autorità competenti o al fatto che il Ministero ha deciso di non consegnare a Greenpeace tutta la documentazione in suo possesso.

I dati ottenuti da Greenpeace sono resi pubblici per la prima volta in questo rapporto: sino a oggi il Ministero non li ha resi disponibili sui suoi organi di comunicazione ufficiali.

I monitoraggi sono realizzati da ISPRA (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, un istituto di ricerca pubblico sottoposto alla vigilanza dl Ministero dell’Ambiente) con la committenza di ENI(sulla base di una apposita convenzione ENI-ISPRA).

I monitoraggi prevedono analisi chimico-fisiche su campioni di acqua, sedimenti marini e mitili (Mytilus galloproncialis, le comuni cozze)che crescono nei pressi delle piattaforme.

Dal lavoro di sintesi e analisi di questi dati svolto da Greenpeace emerge un quadro perlomeno preoccupante. I sedimenti nei pressi delle piattaforme sono spesso molto contaminati.

A seconda degli anni considerati, il 76% (2012), il 73,5% (2013)e il 79% (2014) delle piattaforme presenta sedimenti con contaminazione oltre i limiti fissati dalle norme comunitarie per almeno una sostanza pericolosa. Questi parametri sono oltre i limiti per almeno due sostanze nel 67% degli impianti nei campioni analizzati nel 2012, nel 71% nel 2013 e nel 67% nel 2014. Non sempre le piattaforme che presentano dati oltre le soglie confermano i livelli di contaminazione negli anni successivi,ma la percentuale di piattaforme con problemi di contaminazione ambientale è sempre costantemente elevata. 1

http://unmig.mise.gov.it/unmig/strutturemarine/piattaforme.pdf

Tra i composti che superano con maggiore frequenza i valori definiti dagli Standard di Qualità Ambientale (o SQA, definiti nel DM 56/2009e 260/2010)fanno parte alcuni metalli pesanti, principalmente cromo, nichel, piombo (e talvolta anche mercurio, cadmio e arsenico), e alcuni idrocarburi   come fluorantene, benzo[b]fluorantene, benzo[k]fluorantene,benzo[a]pirenee   la somma degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Alcune tra queste sostanze sono cancerogene e in grado di risalire la catena alimentare raggiungendo così l’uomo e causando seri danni al nostro organismo.

La relazione tra l’impatto dell’attività delle piattaforme e la catena alimentare emerge più chiaramente dall’analisi dei tessuti dei mitili prelevati presso le piattaforme.

Gli inquinanti monitorati in riferimento agli SQA identificati per questi organismi(appartenenti alla specie Mytilus galloproncialis), sono tre: mercurio, esaclorobenzene ed esaclorobutadiene. Di queste tre sostanze solo il mercurio viene abitualmente misurato nei mitili nel corso dei monitoraggi ambientali

I risultati mostrano che circa l’86% del totale dei campioni analizzati nel corso del triennio 2012-2014 superava il limite di concentrazione di mercurio identificato dagli SQA.

Per quel che riguarda gli altri metalli misurati nei tessuti dei mitili non esistono limiti specifici d

Che cosa accade in caso di vittoria del “sì” al referendum.

 

Una vittoria referendaria del “sì” non modificherebbe nulla relativamente alle attività oltre le 12 miglia marine, tantomeno la possibilità di cercare e sfruttare nuovi giacimenti sulla terraferma. Quindi sgombriamo il campo da chi grida “ al lupo, al lupo! ”.

 

Parliamo solo delle trivellazioni vicine alla costa, quelle che non si possono più fare perché vietate dalla legge (art. 6, comma 17°, del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).

 

Se al referendum dovessero vincere i “sì”, semplicemente alla scadenza delle concessioni, gli impianti elencati nella tabella dovrebbero chiudere, i primi tra 5 anni, gli ultimi tra circa venti.

 

Quali le conseguenze?

 

La prima cosa che i dati mostrano è che non si tratta di un referendum sulle trivellazioni di gas o petrolio, si tratta solo di decidere se ciò che è vietato fare ora entro le dodici miglia in mare, sia giusto permettere che continui fino ad esaurimento per gli impianti esistenti. Inutile quindi delineare apocalittici scenari di suicidio energetico o di fine prematura di una industria. Fuori luogo anche paventare effetti nefasti sul quadro energetico nazionale: i consumi fossili per fortuna stanno lentamente calando in Italia e se prendiamo sul serio gli impegni che il nostro governo ha sostenuto a Parigi lo scorso dicembre per evitare un aumento medio della temperatura entro i 2 gradi (magari 1,5), dovremo consumarne sempre meno e a livello globale dovremo lasciare sotto la crosta terrestre gran parte del petrolio.

 

(dahttp://sbilanciamoci.info/wp-content/uploads/2016/04/Meregalli_referendum17aprile.pdf)

 

Allora è utile ricordare che in Italia ci sono 867 pozzi produttivi di cui 355 in mare e che le trivelle hanno più pozzi ( fonte DGRME-MISE )

 

 

Entro il limite delle 12 miglia (92)

 

Oltre il limite delle 12 miglia (43)

 

Tipologicamente sono

 

Piattaforme con struttura emersa (122)

 

Teste pozzo sottomarine (13)

 

Strutture distinte per attività in corso

 

Piattaforme di produzione eroganti (79)

 

Piattaforme di produzione non eroganti (40)

 

Piattaforme di supporto alla produzione (8)

 

Piattaforme non operative (8)

 

Ma i pozzi marini inquinano?

 

Ecco la risposta.

 

Delle oltre 130 piattaforme operanti in Italia , sono stati consegnati a Greenpeace solo i dati relativi ai piani di monitoraggio delle piattaforme attive in Adriatico che scaricano direttamente in mare, o iniettano/re-iniettano in profondità, le acque di produzione.

 

Si tratta di 34 impianti (33 nel 2012 e 2014)che estraggono gas, tutti di proprietà di ENI. I dati si riferiscono agli anni 2012, 2013 e 2014.

 

Per quel che riguarda le altre 100 piattaforme operanti nei nostri mari , Greenpeace non ha ottenuto alcun dato dal Ministero . La mancanza di dati per queste piattaforme può essere dovuta all’assenza di ogni tipo di controllo da parte delle autorità competenti o al fatto che il Ministero ha deciso di non consegnare a Greenpeace tutta la documentazione in suo possesso.

 

I dati ottenuti da Greenpeace sono resi pubblici per la prima volta in questo rapporto: sino a oggi il Ministero non li ha resi disponibili sui suoi organi di comunicazione ufficiali.

 

I monitoraggi sono realizzati da ISPRA (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, un istituto di ricerca pubblico sottoposto alla vigilanza dl Ministero dell’Ambiente) con la committenza di ENI(sulla base di una apposita convenzione ENI-ISPRA).

 

I monitoraggi prevedono analisi chimico-fisiche su campioni di acqua, sedimenti marini e mitili (Mytilus galloproncialis, le comuni cozze)che crescono nei pressi delle piattaforme.

 

Dal lavoro di sintesi e analisi di questi dati svolto da Greenpeace emerge un quadro perlomeno preoccupante. I sedimenti nei pressi delle piattaforme sono spesso molto contaminati.

 

A seconda degli anni considerati, il 76% (2012), il 73,5% (2013)e il 79% (2014) delle piattaforme presenta sedimenti con contaminazione oltre i limiti fissati dalle norme comunitarie per almeno una sostanza pericolosa. Questi parametri sono oltre i limiti per almeno due sostanze nel 67% degli impianti nei campioni analizzati nel 2012, nel 71% nel 2013 e nel 67% nel 2014. Non sempre le piattaforme che presentano dati oltre le soglie confermano i livelli di contaminazione negli anni successivi,ma la percentuale di piattaforme con problemi di contaminazione ambientale è sempre costantemente elevata. 1

 

http://unmig.mise.gov.it/unmig/strutturemarine/piattaforme.pdf

 

Tra i composti che superano con maggiore frequenza i valori definiti dagli Standard di Qualità Ambientale (o SQA, definiti nel DM 56/2009e 260/2010)fanno parte alcuni metalli pesanti, principalmente cromo, nichel, piombo (e talvolta anche mercurio, cadmio e arsenico), e alcuni idrocarburi   come fluorantene, benzo[b]fluorantene, benzo[k]fluorantene,benzo[a]pirenee   la somma degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Alcune tra queste sostanze sono cancerogene e in grado di risalire la catena alimentare raggiungendo così l’uomo e causando seri danni al nostro organismo.

 

La relazione tra l’impatto dell’attività delle piattaforme e la catena alimentare emerge più chiaramente dall’analisi dei tessuti dei mitili prelevati presso le piattaforme.

 

Gli inquinanti monitorati in riferimento agli SQA identificati per questi organismi(appartenenti alla specie Mytilus galloproncialis), sono tre: mercurio, esaclorobenzene ed esaclorobutadiene. Di queste tre sostanze solo il mercurio viene abitualmente misurato nei mitili nel corso dei monitoraggi ambientali

 

I risultati mostrano che circa l’86% del totale dei campioni analizzati nel corso del triennio 2012-2014 superava il limite di concentrazione di mercurio identificato dagli SQA.

 

Per quel che riguarda gli altri metalli misurati nei tessuti dei mitili non esistono limiti specifici di legge che consentano una valutazione immediata dei livelli di contaminazione. Per verificare il possibile impatto ambientale delle attività offshore sull’accumulo di questi inquinanti è stato perciò effettuato un confronto con dati presenti nella letteratura scientifica specializzata. In particolare, si sono confrontati i livelli di concentrazione di queste sostanze nei mitili impiegati per i monitoraggi delle piattaforme con i livelli di concentrazione rilevati in altre aree dell’Adriatico, estranee alle attività di estrazione di idrocarburi.

 

Per avere certezza di non sovrastimare i risultati di tale raffronto, sono stati utilizzati come termine di parago nei valori medi stagionali di concentrazione più alti riportati in questi studi.

 

I risultati mostrano che circa l’82% dei campioni di mitili raccolti nei pressi delle piattaforme presenta valori più alti di cadmio rispetto a quelli misurati nei campioni presenti in letteratura;altrettanto accade per il selenio (77% circa) e lo zinco (63% circa).

 

Per bario, cromo e arsenico la percentuale di campioni con valori più alti era inferiore (37%, 27% e 18% rispettivamente

 

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