Roma, 18 mar. - Sono almeno otto le ragazze che, secondo la procura di Roma, sono finite nei mesi scorsi nel giro di prostituzione gestito, a vario titolo, dal militare dell'Esercito Nunzio Pizzacalla e dal pusher Mirko Ieni, per i quali nei giorni scorsi e' stata chiusa l'inchiesta.
Due sono le baby-squillo che incontravano i loro clienti in un appartamento ai Parioli, le altre, tutte maggiorenni, esercitavano la prostituzione in hotel e in una casa in zona Vescovio.
I clienti che la procura ha identificato e indagato per prostituzione minorile sono sinora più di cinquanta ma il numero e' destinato a crescere perché la posizione di altre decine di persone, riconducibili a utenze telefoniche che hanno contattato nei mesi scorsi le due studentesse di 14 e 15 anni, e' al vaglio degli inquirenti.
La maggior parte della clientela non sa di essere stata iscritta nel registro degli indagati in questi ultimi due giorni dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e dal pm Cristiana Macchiusi. L'attività investigativa di verifica e riscontro procede senza sosta.
Non tutti i clienti, comunque, saranno interrogati: i magistrati sembrano intenzionati a raccogliere le dichiarazioni soltanto di quelli che si presenteranno spontaneamente in procura.
La linea difensiva, comune a quei pochi che hanno avuto il coraggio di presentarsi agli investigatori, e' ormai consolidata: "Non sapevo che quelle due ragazze avessero meno di 18 anni". Chi conosce bene gli atti dell'inchiesta, però, replica così: "La loro giustificazione non porterà troppo lontano.
Molti di questi clienti individuati e indagati sono padri di famiglia e genitori di ragazze che hanno la stessa età delle due squillo. Impossibile che non sapessero di avere a che fare con delle minorenni". (AGI)
Vi spieghiamo come, perché e dove si perdono o aumentano i posti di lavoro nella scuola.
Spending o meno, i posti di lavoro nel mondo della scuola aumentano o si perdono anche a secondo della popolazione residente. Ecco il quadro aggiornato della situazione come emerge dalle recentissime indagini
Dal 2007-2008 al 2012-2013 a fronte di una stazionarietà della popolazione della scuola statale( meno 13.000 alunni, pari allo 0,2% del totale) il personale docente è passato da 843.000 a 766.000( - 9%)
La differenza appare così distribuita:
Per grado di scuola:
scuola dell’infanzia +1%
scuola primaria -10%
scuola amerdia -10%
scuola superiore -11%
Per tipo di posto
posto comune - 12%
posto di sostegno + 13%
Per tipo di contratto
a tempo indeterminato -6 %
a tempo determinato -25 %
per area geografica ( sintesi)
Aumentano i posti nelle province di:
Prato + 6,7%
Firenze +3,9%
Rimini + 3,8 %
Pistoia + 3,7%
Eccetera
Diminuiscono i posti nelle province di:
Frosinone e Matera -13,4%
Avellino -13,6%
Catanzaro e Messina - 13,8%
Potenza e Nuoro - 14,4%
Reggio Calabria - 16,7%
Isernia -18 %
Prendiamo il caso della Calabria
La Calabria al censimento del 1991 aveva 2.070.203 abitanti. Al censimento del 2001 ne aveva solo 2.011.466 ( ne aveva perso 58737). Al censimento del 2011 ne aveva 1.959.050( ne aveva perso altri 52416).
In sostanza in 20 anni la Calabria ha perso 111.153 abitanti.
Perdita è diversamente distribuita nelle varie province
In provincia di Reggio Calabria dal 1991 al 2011 si sono persi 25.726 abitanti; in provincia di Catanzaro si sono persi 22.724 abitanti; in provincia di Cosenza si sono persi 36.866 abitanti; in provincia di Crotone si sono persi 9.606 abitanti; in provincia di Vibo Valentia si sono persi16.231 abitanti.
Era logico supporre una contrazione dei posti di lavoro nella scuola come sarebbe stato logico supporre una contrazione dei posti di lavoro in altri servizi pubblici.
Piuttosto occorre chiedersi perché nessuno parla di questa continua emigrazione di calabresi in Italia in Europa e nel mondo!
Gli italiani sono presi da mille preoccupazioni per cui è ben difficile che possano dare attenzione ai problemi generali del paese. Salvo che i mass media non diano risalto ad una notizia magari contemporaneamente ( e magari strumentalmente).
In questi giorni preoccupa la notizia che saranno chiusi 300 presidi di Polizia e molti gridano il loro disappunto.
Ma vediamo quale la situazione al 31 dicembre 2013 del pubblico impiego in Italia.
La Scuola occupa 1.013.000 dipendenti, pari al 31%;
Il Servizio sanitario nazionale ne occupa 673.000, pari al 21%;
Le regioni e le autonomie locali ne occupano 490.000, pari al 15%;
Le forze di Polizia ne occupano 320.000, pari al 10%;
Le Forze Armate ne occupano 187.000, pari al 6%;
I Ministeri ne occupano 163.000, pari al 5%;
L’Università ne occupa 106.000, pari al 3,3 %;
Le regioni a Statuto speciale ne occupano 93.000, pari al 2,9%;
Le agenzie Fiscali ne occupano 53.000, pari all’1,6 %;
Gli enti pubblici non economici ne occupano 49.000, pari all’1,5 %;
I vigili del Fuoco ne occupano 32.000, pari all’1%:
Gli enti di ricerca ne occupano 21.000, pari allo 0,6%;
La magistratura ne occupa10.000, pari allo 0,3%;
popi ci sono altri 27000 dipendenti pubblici sparsi qui e là.
Praticamente in Italia i dipendenti pubblici sono 3.280.000, cioè 1 dipendente pubblico ogni 18 abitanti .
In sostanza se la distribuzione dei dipendenti pubblici fosse equilibrata ad Amantea dovremmo avere circa 750 dipendenti pubblici.
Ma andiamo avanti
Negli ultimi 5 anni i dipendenti pubblici sono fortemente diminuiti per la difficoltà di trovare risorse economiche per pagarli. Una diminuzione del 5,6%.
Le maggiori perdite le ha avute la scuola con una perdita del 10,9 %( in sostanza sono fortemente diminuiti i precari)
Segue l’università con il 9,4%; le regioni con il 5 %; i corpi di Polizia e le agenzie fiscali con il 3,9%; le Forze armate con il 2,3% ed infine il servizio Sanitario con l’1,3%.
Facile capire perché debbano chiudere circa 300 presidi di Polizia se mancano nella piante organiche delle Forze dell’ordine mancano circa 12.000.
Quello che appare folle è che ci siano ( tanti) dirigenti con stipendi da 600.000 euro all’anno a scendere e si riducano i presidi sul territorio. Non sarebbe meglio avere stipendi meno vergognosi e più agenti di polizia( carabinieri, eccetera) nei nostri comuni?
Tanti pensano che siano troppi. In realtà in Francia sono 5,5 milioni ed in Gran Bretagna 5,7 milioni
Sono comunque mal distribuiti. Per esempio in Calabria gli impiegati pubblici sono il 13% contro il 6% nella Lombardia.