
Davvero può bastare una “tazzulilla e cafè” per siglare la pace tra il Premier Conte e il leader del Movimento 5 Stelle Di Maio?
Dopo tutto quello che si son detti in settimana a me pare impossibile. Ci vorrebbe ben altro. Magari una bottiglia di Cynar, contro il logorio di questa maggioranza arruffona e litigiosa su tutto anche sui provvedimenti da loro stessi approvati nel Consiglio dei Ministri.
Il Premier Conte evidentemente si è montata la testa al punto che oltre essere arrogante si prende anche il lusso di minacciare Renzi, Zingaretti e Di Maio. Chi non fa squadra è fuori aveva minacciato Conte. Senza il M5S non fai niente aveva risposto Di Maio. Dopo aver sorbito il caffè un pochino amaro perché non ha voluto offendere i sostenitori del sugar tax Conte ha abbassato i toni. Ha capito che essere a capo di una maggioranza variegata e litigiosa, se vuole restare a galla, deve venire a patti. Lui non conta un bel niente. E’ come un Re Travicello piovuto ai ranocchi. E’ solo e soltanto il mediatore nella maggioranza. Non ha un partito suo, non ha parlamentari che lo seguono. La crisi, dunque, tra il Premier e Di Maio è per il momento rientrata. Almeno così sembra. Solo per ora, però. Sulla manovra è tregua apparente. Dopo una intera giornata di colloqui a notte fonda la maggioranza ha trovato la quadra, ha partorito l’intesa: tutto rinviato nel mese di luglio del prossimo anno. Il nodo politico, però, resta, eccome. Far cadere il Governo dopo appena 40 giorni dalla nascita non conviene a nessuno. Non conviene al leader di “Italia viva” di Matteo Renzi. Magari più in là, tra un anno e mezzo, dopo aver votato un nuovo Presidente della Repubblica molto vicino a lui e dopo aver costruito un rapporto più saldo con Di Maio. Vuoi vedere che forse dietro l’inciucio Pd Movimento 5 Stelle che ha portato alla nascita del Conte bis c’è un vero obiettivo che nessuno ha scritto? Renzi vuole mettere le mani sul Colle. Aspira a diventare il nuovo Presidente della Repubblica. Il ragazzo oltre ad essere molto arrogante, è anche molto ambizioso. Per lui che è un toscanaccio come Macchiavelli, non ci sono ostacoli quando c’è un nobile fine da raggiungere. Lo ha dimostrato sbaragliando gli avversari divenendo Segretario del Pd e poi, senza neppure essere eletto, è diventato Presidente del Consiglio rottamando tutti i suoi avversari interni.
E non conviene neppure al Pd di Zingaretti lacerato dalle lotti interne, dalla scissione subita e dalle pesanti accuse di essere il partito delle tasse. E continua a fare il ruolo di pompiere. Stiano sereni Zingaretti e Franceschini, il governo per il momento non cadrà. Nessuna ha voglia di far cadere il governo Conte bis. Andrebbero tutti a casa e consegnerebbero su un piatto d’argento il Governo a Matteo Salvini. Hanno una paura matta di Salvini. Farebbero finanche una alleanza col Diavolo pur di mettere in minoranza il Capitano. E poi la poltrona piace. Piace tanto a Franceschini e Co. Hanno occupato ogni angolo di potere fregandosene di cosa pensano e cosa vogliono gli italiani, i quali da 5 anni li hanno sempre bocciati in tutte le elezioni comunali, regionali e nazionali. E’ passato un mese dall’inciucio e già litigano su tutto. Lacerati da mille correnti si sono scissi, perdono parlamentari e litigano ogni santo giorno. Hanno perso la faccia? Chi se ne frega, tanto non è la prima volta.
Mi sembra, però, una pace di facciata tra Conte e Di Maio. I siluri dei giorni scorsi rimangono anche perché quello che si sono rinfacciati hanno avuto più di una ripercussione all’interno della maggioranza e all’interno dei gruppi parlamentari grillini. L’aria che si respira è cupa e a me pare che il Governo non sia poi così saldo. La fiducia tra i protagonisti che hanno voluto a tutti i costi il matrimonio tra Pd e M5Stelle sta venendo meno. Il mare è in tempesta. E la nave del Governo si sta avvicinando pericolosamente agli scogli. Di Maio e Renzi continueranno a cannoneggiarlo, per ragioni diverse, ma il risultato che cercano è lo stesso: l’indebolimento del Governo e del Premier Conte e un po’ di visibilità per loro in vista di eventuali future elezioni politiche. Amici carissimi, scrivo sui giornali e mi interesso di politica sin dal lontano 1953 al tempo della legge Truffa, così la chiamavano i comunisti, e quello che mi capita di vedere oggi mi indigna e mi rattrista. Voi cosa ne pensate? Fatevi sentire.
Amici, oggi vi voglio raccontare una storia bellissima, una storia da prima pagina per tutti i giornali spagnoli: gli zingari occupano abusivamente una casa ad una signora di 94 anni, il Comune e la polizia non possono fare nulla, ma poi accade qualcosa di inaspettato. Una signora anziana di 94 anni vive in un comune Basco in una casetta di sua proprietà dove ha trascorso tutta la sua vita. L’ha dovuta lasciare per qualche giorno perché è andata ad aiutare una sorella malata. Ma quando torna a casa la trova occupata e non la fanno entrare neppure per prendere le pantofole e il pigiama. Chiede aiuto al Comune e alla Polizia. Niente da fare. Non si possono fare sgomberare gli abusivi perché ci sono dei bambini e dei neonati. La vecchietta è stata costretta a sporgere denuncia ma la prima udienza è stata fissata per il 20 novembre, esattamente fra un mese. E fino al 20 novembre dove sarà costretta a vivere la vecchietta? Per terra, sulla strada, perché bisogna salvaguardare anche la salute dei bisognosi, dei senza tetto, di quelli che una casa non l’hanno mai avuta. Ed ora che l’hanno avuta non si possono toccare. Cose da pazzi. Casi di questo genere, purtroppo, sono capitate anche nel nostro paese. Molti nostri cittadini spesso e volentieri hanno trovato le loro case specialmente quelle popolari occupate da extra comunitari o da rom. Ma davvero non si poteva fare niente? Ma quando tutto sembrava andare a favore degli occupanti accadde qualcosa di inaspettato. Sono scesi in strada tutti i vicini di casa e con fare minaccioso hanno intimato agli occupanti abusivi di abbandonare subito la casa della vecchietta. E’ intervenuta la Polizia, ma questa volta non ha potuto fare un bel nulla contro la protesta legittima dei cittadini. E così alla fine gli occupanti si sono arresi e hanno abbandonato la casa. Hanno portato via tutto, però la signora, commossa e felice, è tornata nella sua casa. Ci hanno pensato i vicini di casa e una ditta privata a rimettere a posto la casetta. La Ditta non ha preteso nulla perché ha fatto sapere che i nonni non si toccano. Ma davvero i nonni non si toccano? In Italia sarà così? Balle. Ci vogliono togliere finanche il diritto di voto.
Roma. Le Iene sono state assolte dall’accusa di diffamazione che gli aveva contestato Roberto Fico, all’indomani del presunto scandalo della collaboratrice domestica pagata a nero, quindi senza essere regolarmente assunta.
Presunto allora, ormai certo oggi, data la sentenza che il Tribunale ha emesso in favore del celebre programma di Italia Uno, secondo la quale non è stato commesso il reato di diffamazione.
E il sinistrissimo e manettaro grillino, barricadero della prim’ora, è stato smentito per quanto riguarda la sua tesi difensiva sulla colf Immacolata, Imma per gli amici, che lavorava per Yvonne, la fidanzata del big grillino.
Quando Fico spacciò la colf per una amica
In un primo momento, Fico aveva annunciato che si trattava di un’amica che lo aiutava gratuitamente, senza dunque percepire un euro di compenso.
Intervistata Immacolata, però, emerse che il compenso c’era e variava dai 700 ai 500 euro.
Emerse anche un altro collaboratore domestico, in questo caso maschio, ucraino di nome Roman, anch’egli pagato a nero e che avrebbe lavorato per la famiglia di Roberto Fico.
Il quale, oggi, garantisce di avvalersi della collaborazione di una colf regolarmente assunta secondo i termini di legge, anche se ormai è un po’ tardi per rifarsi la verginità dopo essere stati malamente sputtanati per una questione che si sarebbe potuta chiudere con delle banali ma efficaci scuse. Figurarsi, però, se i moralisti del terzo millennio accettano di essere sconfitti al loro stesso gioco.
L’ossessione dei 5 Stelle per le tasse
Eppure è un loro vizietto.
Un ex operaio della famiglia Di Maio denunciò a Le Iene di aver lavorato per la Ardima srl a nero e, dopo un infortunio sul lavoro, di avere ricevuto la richiesta di non dir niente.
Il padre di Di Battista dichiarò di aver fatto lavorare a nero un collaboratore saltuario, giustificandosi con “so che non si deve fare ma l’alternativa era chiudere bottega”.
Quest’ultima parte dell’arringa difensiva risulta addirittura ridicola dato il grottesco accanimento dei grillini contro chiunque evada un solo centesimo, sordi alle richieste del ceto produttivo italiano che chiede minori tasse per poterle pagare senza finire dissanguato.
Ma niente, la legge è legge, non si interpreta e non esiste il perdono.
Se qualche pazzo ha deciso che la pressione fiscale deve essere degna di uno strozzino, la cittadinanza è tenuta a pagare quanto dovuto senza protestare e senza invocare alcuna giustificazione, proprio come invece ha fatto il padre di Dibba.