
Marco Castoldi, questo il suo vero nome, svela al giornalista Giovanni Terzi di Libero che dal prossimo 5 giugno non avrà più un posto dove stare: "Trovo pazzesco non avere la possibilità di poter rimediare.
Vengo trattato alla stregua di un assassino a cui viene tolta la libertà per sempre. (...)
Vorrei chiedere scusa alle persone a cui ho fatto del male"
“Lo sfratto è una cosa giusta legalmente ma profondamente è sbagliata.
La mia casa è stata svenduta all’asta.
Sembra che nessuno riconosca l’artisticità di questo luogo.
Questa casa è l’unica che ho e me la sono pagata con i risparmi ricavati dalle serate come pianista e cantante che ho iniziato a fare regolarmente due o tre giorni alla settimana a sedici anni, mentre andavo al liceo. (…)
Ho iniziato a fare il musicista nei locali notturni, ed ero talmente costante e stacanovista che ho potuto estinguere il mutuo di mia madre e, risparmiando, ho potuto acquistarmi questa casa.
Questa casa ha la mia anima“, Morgan si confessa in una lunga intervista al quotidiano Libero.
Marco Castoldi, questo il suo vero nome, svela al giornalista Giovanni Terzi che dal prossimo 5 giugno non avrà più un posto dove stare: “Trovo pazzesco non avere la possibilità di poter rimediare.
Vengo trattato alla stregua di un assassino a cui viene tolta la libertà per sempre. (…)
Vorrei chiedere scusa alle persone a cui ho fatto del male.
Ma vorrei chiedere un’ultima possibilità per poter recuperare la mia casa.
Non la lascerò facilmente, anche se il 5 dovrebbero arrivare i Carabinieri.
Questa casa è la mia storia, non posso immaginare che sia stata svenduta in un’asta giudiziaria.”
Il giudice di The Voice invia un messaggio di aiuto a Jessica Mazzoli e Asia Argento: “Le mamme di Anna Lou e Lara, sono anche loro persone con una inquietudine profonda ma sono buone.
Ogni madre ha un ruolo decisivo nella crescita dei figli, soprattutto quando la figura del padre è così ingombrante e spesso lontano fisicamente.
Vorrei chiedere aiuto alle mamme delle mie figlie prima di tutto.
Ad Asia, con cui siamo in buoni rapporti e che è stata la casa principale, con un pignoramento, di tutto il procedimento giudiziario.
Vorrei chiedere a chi l’ha comprata per pochi soldi di rivendermela e lasciarmi dentro.
Come farei a pagarla?
In questo momento si stanno muovendo amici per una “cordata” che cerchi di farmi avere i soldi per ricomprarla.”
Morgan non riesce nemmeno ad ottenere una abitazione in affitto: “Fittare una nuova casa è impossibile.
Appena sentono che è per me non proseguono nemmeno nella trattativa.
Morgan è un nome pesante da avere in casa e nessuna se la sente di affittarmi casa.
Inoltre il pignoramento e lo sgombero rappresentano un fatto grave che mi rende ‘economicamente inaffidabile'”.
Cosa accadrà il 5 giugno?
“Se il 5 giugno verranno a sbattermi fuori andrò in mezzo alla strada.
Ma dormirò sul marciapiede davanti alla mia casa come un cane che non vuole abbandonare la propria dimora.
Nella mia casa c’è tutta la mia vita, umana e professionale.
Strumenti, opere, emozioni: io non la lascerò mai.
E’ la casa che voglio che poi venga data alle mie figlie, che devono sapere cosa era il loro papà.
Non esiste luogo migliore che la propria dimora per far conoscere la propria personalità”.
di Giuseppe Candela
Condannato a 6 Anni e Mezzo
Dopo l’incriminazione del quarantenne modenese per stupro perpetrato ai danni della figlia appena tredicenne, l’uomo di origini ghanesi è stato condannato ad una pena di sei anni e mezzo di carcere.
I fatti risalgono al 2015, quando la ragazzina è stata accompagnata dal padre al consultorio per farla abortire.
Inizialmente la tredicenne avrebbe accusato il fratello minorenne per quanto accaduto, ma il Tribunale dei minori di Bologna che ha preso in esame il caso, dopo una consulenza tecnica ha potuto constatare la verità che era stato il padre che aveva lo stesso DNA del feto.
Oltre aver abusato sessualmente della ragazzina, il padre l’avrebbe sottoposta a violenze fisiche come bastonate e docce fredde per anni all’interno dell’abitazione familiare.
Lui, pastore della comunità ghanese ha sempre negato, ma il giudice per le udienze preliminari Eleonora Pirillo ha emesso la sentenza contro cui i legali dell’uomo faranno ricorso.
Entrambi i ragazzi sono stati affidati nel frattempo ad una comunità e allontanati anche dalla mamma.
I militari della Guardia Costiera, su disposizione della Procura della Repubblica di Napoli hanno eseguito 6 (sei) ordinanze di custodia cautelare, 1(una) interdizione dai pubblici uffici per 12 mesi nonché numerose perquisizioni e sequestri a carico di imprenditori e funzionari pubblici dell’Autorità Portuale di Napoli, nell’ambito di una ampia e complessa inchiesta che vede coinvolti decine di indagati.
La Procura della Repubblica di Napoli, ha coordinato le indagini condotte dalla Capitaneria di Porto – Guardia Costiera di Napoli che, per oltre 2 anni, ha effettuato serrate ed articolate attività di polizia giudiziaria anche utilizzando sofisticati sistemi di intercettazione telefonica, informatica ed ambientale. L’inchiesta, ha accertato che circa 22 milioni di euro di appalti sono stati oggetto di turbativa d’asta ad opera di una associazione per delinquere che ha strutturato un sistema illegale composto da dipendenti corrotti dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale, ed imprenditori senza scrupoli.
L’operazione “CRIPTOCORRUZIONE 2.0”, prende il nome dal fatto che imprenditori e funzionari corrotti utilizzavano un linguaggio in codice, nonché da una sostanziale “evoluzione” del sistema corruttivo. I militari della Guardia Costiera di Napoli, hanno disvelato l’evoluto sistema corruttivo attraverso una acuta analisi delle migliaia di conversazioni telefoniche ed ambientali, decriptando le varie parole in codice utilizzate per tubare le gare d’appalto e per accordarsi sulle tangenti.
I primi risultati dell’indagine portavano già nel maggio 2017 alla confessione del Responsabile dell’Ufficio Manutenzioni dell’ Autorità Portuale di Napoli – Sig. G.D. – , il quale di fronte alle inequivoche evidenze degli investigatori della Guardia Costiera, ammetteva di aver intascato 40.000 euro di tangenti confermando altresì che vi era un vero e proprio sistema di appalti truccati e corruzione.
Le indagini evidenziavano le diverse metodologie con le quali corrotti e corruttori riuscivano a manipolare gli appalti. Un primo sistema utilizzato dai funzionari corrotti era quello di creare ad arte fittizie urgenze così da poter utilizzare più snelle procedure di gara. Dette procedure semplificate consentivano ai funzionari pubblici corrotti di concordare preventivamente con le ditte colluse gli importi dei lavori nonché la ditta che si doveva aggiudicare l’appalto.
Altro astuto sistema era quello di gonfiare l’elenco delle ditte da invitare per gli appalti. Detto elenco veniva gonfiato attraverso l’inserimento di ditte che erano solo formalmente ed apparentemente diverse ma che, invece, sono risultate ditte intestate a prestanomi cd. “teste di legno” e facenti parte del medesimo cartello delle società colluse.
Ed ancora, i funzionari corrotti, al fine di assegnare gli appalti agli imprenditori del sistema,
utilizzavano la procedura dell’affidamento diretto in spregio ad ogni principio di concorrenza. Al riguardo, si accertava anche che, i funzionari corrotti per mantenere l’appalto entro la soglia limite dell’affidamento diretto, frazionavano l’importo dei lavori. Inoltre, soventemente, ammantavano la gara di una presunta legalità affidando i frazionati lavori sotto soglia a ditte apparentemente diverse che, invece, risultavano essere gestite dallo stesso imprenditore.
Il sistema era così ben oleato che la spartizione dei lavori avveniva, sovente, già nella fase di individuazione e progettazione degli stessi. Infatti, si accertava che i progetti dei lavori venivano direttamente redatti dalle ditte compiacenti e poi digitalmente passati ai funzionari corrotti che li facevano propri. Questo escamotage, faceva sì che venissero preconosciute dalle ditte compiacenti le percentuali di ribasso da offrire per vincere la gara. Inoltre, ciò consentiva di gonfiare gli appalti così da assicurarsi tanto il denaro destinato alle tangenti che gli alti profitti per gli imprenditori. Gli imprenditori, si assicuravano, anche, attraverso le tangenti, l’assenza dei controlli da parte dell’ente pubblico. Infatti, i funzionari corrotti, sebbene formalmente incaricati di vigilare e dirigere i lavori, redigevano gli atti amministrativi necessari per i vari pagamenti esclusivamente sulla base di quanto veniva loro indicato dalle ditte compiacenti.
Altro collaudato stratagemma utilizzato dai funzionari corrotti, era quello di avere direttamente i nominativi da invitare alla gara d’appalto dalla ditta compiacente. Quest’ultima, accordatasi preventivamente con le ditte che aveva fatto invitare dall’ente pubblico e con il placet del funzionario corrotto, pilotava l’aggiudicazione dell’appalto.
Inoltre, il sistema corruttivo, in caso di appalti di rilevante entità che non consentivano l’utilizzo di snelle procedure di gara, era in grado finanche di pilotare la nomina dei membri delle commissioni aggiudicatrici.
Ma la fraudolenta intelligenza dei funzionari corrotti non si fermava qui. Questi stilavano i bandi di gara e gli atti amministrativi connessi, con tale illecita astuzia da renderli volutamente criptici. Questo modus operandi permetteva al sistema corruttivo ampi margini di profitti e tangenti perché consentiva ai disonesti funzionari, nelle pieghe della criptica gara, di far effettuare minori lavori, a fronte di un più ampio e corposo importo d’appalto.
Il proliferare del sistema corruttivo trovava il suo humus nella confusione amministrativa delle gestioni Commissariali dell’Autorità Portuale, connaturate anche dall’assenza di adeguati controlli interni nonché dall’assoluta inefficacia del Piano Anticorruzione di cui l’Ente si era dotato.