
Ora non bastano gli striscioni e le calunnie
Ora si scatena l’odio dei vigliacchi anti italiani che tentano di intimidirlo.
Un motivo in più per votarlo alle europee ed aiutarlo a salvare l’Italia
Una busta con un proiettile calibro 9 è stata indirizzata al ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini
La busta è stata intercettata al centro di smistamento Postale di Roma, a piazzale Ostiense, ed è stata sequestrata dagli artificieri della polizia di Stato.
Il pacco ha insospettito gli investigatori per l’assenza dell’annullo postale e di un mittente.
Nessun messaggio né sigle di rivendicazione.
"Non mi fanno paura e non mi fermo - ha commentato il ministro Salvini –
Più che da una politica spesso ipocrita, confido nella solidarietà di milioni di italiani perbene che si esprimeranno con il voto di domenica".
Poi è tornato sulla vicenda da Gioia del Colle, nel Barese: "Se pensano di spaventarmi hanno trovato l'uomo sbagliato".
I fatti sono noti. L’avvocato Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri, nel quadro delle proprie attività di rappresentanza si è recato a Rondine Cittadella della Pace, dove, forse nel tentativo di essere spiritoso (d’altronde a volte è meglio riderci sopra), ha dichiarato (guarda il video da TG Regione RAI):
“Vi confermo l’adesione alla vostra campagna. E vi porto anche un gesto che rimane simbolico, un piccolo gesto che rimane simbolico ma un gesto concreto: cinque fucili della nostra difesa. Verrà rinunciato l’acquisto a cinque fucili per sostenere le vostre iniziative.
Voi pensate sia stata una cosa facile: cinque fucili, potevano essere 500! Io sto parlando di bilanci già approvati, di poste di bilancio già definite, di programmazione già avanzata. Si è arrestato tutta una macchina per rinunciare all’acquisto di questi cinque fucili. Non è stata una cosa semplicissima perché l’obiezione da parte dell’amministrazione della difesa è stata: “ma ci saranno cinque dei nostri che sono senza fucile”. E va bene, andranno nelle retrovie parlar di pace. Quindi ringrazio anche, in particolare, il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta perché ha compreso assolutamente lo spirito dell’iniziativa e quindi mi ha consentito di realizzare questa anticipazione che era nell’aria sin dallo scorso febbraio”
Molti colleghi si sono giustamente indignati ma in realtà non ritengo ci sia assolutamente nulla di cui indignarsi! Abbiamo un Capo di Governo che non solo non apprezza il lavoro e il sacrificio di coloro che servono in armi la Patria, ma li irride? Si tratta soltanto dell’ennesima espressione di una leadership politica priva del senso dello Stato. D’altronde, penso che ce ne fossimo già accorti da tempo.
Per lanciare una borsa di studio (cosa giusta e meritoria), non si trova di meglio che attingere i soldi dal bilancio della Difesa? Anche qui nulla di nuovo poichè da tempo la Difesa è un bancomat a cui il politico di turno attinge per soddisfare le esigenze più disparate.
Quante volte sono stati rifilati alle nostre Forze Armate mezzi che non servivano, solo perché prodotti da imprese italiane e magari rifiutati alla consegna dalla nazione committente in quanto inferiori agli standard richiesti? L’elenco sarebbe fin troppo lungo: dalle tristemente note AR 76 rifiutate negli anni ’70 dalla Jugoslavia ai Droni P1HH della Piaggio Aerospace dei giorni nostri che solo all’ultimo si è riusciti a non “appioppare” all’Arma Azzurra, grazie solo all’energica presa di posizione del generale Alberto Rosso.
E ci siamo già scordati il ddl sull’acqua pubblica, in cui M5S ipotizza di finanziare il progetto attingendo fondi dal bilancio della Difesa? Un malcostume purtroppo radicato in Italia.
Ci fu in passato una lettera del Capo del Governo al ministro della Difesa che richiedeva l’avvio di un discutibile programma di lavori e testualmente scriveva “un programma di lavori … dico lavori, non armamenti o dotazioni, cioè strade, ponti, ferrovie, caserme, postazioni, eccetera, in modo da occupare una quantità notevole di mano d’opera. Si tratta di lavori pubblici militari”
Anche se mittente e destinatario della lettera potrebbero benissimo loro non si tratta del presidente Conte e del ministro Trenta.
La lettera era datata 5 giugno 1930, il destinatario era il generale Pietro Gazzera, Ministro della Guerra, mentre il mittente era Benito Mussolini. Quando dieci anni dopo siamo entrati in guerra, si sono visti i risultati di tale approccio allegro alle spese per la difesa. Ciononostante, nessuno sembra aver imparato che gli investimenti per la difesa non possono divenire mance elettorali.
Infine, occorre chiedersi a cosa servano i fucili, siano essi 5, 500 o 50.000? Le Forze Armate dovrebbero essere parte di uno sforzo sinergico insieme con la diplomazia e con i mezzi di pressione economica finalizzato al perseguimento degli obiettivi di politica estera e di sicurezza della Nazione.
Prerogative che l’Italia non è oggi in grado di esprimere in modo coerente e condiviso. Anzi, più che in passato, sembra che le Forze Armate e le risorse sia umane sia finanziarie che vengono loro dedicate siano solo strumentali a rendere favori o ad acquisire facili consensi elettorali. Quindi, vai con la distribuzione di posti di lavoro e di gradi, vai con l’assistenza a tutti i sindaci amici in crisi di credibilità, vai con il “sistema duale” che rende i militari meno soldati e più soccorritori della protezione civile.
Per questo tagliamo i fucili e i missili da difesa aerea: e che nessuno pensi di essere un soldato solo perché veste l’uniforme.
Foto: Arezzo Notizie e Difesa.it
Soldati senza fucili
Padova. Ha nascosto nella legnaia i cadaveri della mamma Nerina Battistella, morta sei mesi fa a 88 anni, e del fratello di lei, Italo, spirato nel 2016 a 87.
Entrambi sono deceduti per cause naturali ma Federico Bernardinello, 55 anni residente a Ca’ Morosini di Sant’Urbano, una delle quattro frazioni in cui è diviso il Comune, ha detto ai carabinieri di non averne denunciato la scomparsa per continuare a incassare le loro pensioni.
La scoperta dei corpi — la donna avvolta in un telo di cellophane e le ossa dell’anziano riposte in una cassettina — è avvenuta ieri pomeriggio, da parte dei carabineri.
Allertati dai funzionari della banca del paese.
Bernardinello era andato allo sportello per alcune operazioni sul conto corrente che divideva con la madre, ma a un certo punto il direttore, insospettito, gli ha detto: «Serve un certificato del Comune per procedere».
L’uomo allora si è presentato in municipio per chiedere i documenti necessari, ma a quel punto anche lì hanno capito che qualcosa non tornava.
Dopotutto in paese avevano cominciato a girare le prime voci sulla sparizione dei due anziani, che nessuno vedeva più da tempo.
Il dipendente dell’Ufficio Anagrafe al quale l’uomo si era rivolto, ha azzardato: «A casa tutto bene? La mamma, lo zio, come stanno?».
«Tutti e due sono ricoverati all’ospedale di Trecenta», la risposta.
Ma non è riuscito a convincere l’interlocutore: ha capito che in quella storia c’era qualcosa di strano e ha chiamato i carabinieri del posto.
Affiancati dai colleghi di Este e Padova, gli investigatori si sono presentati a casa di Bernardinello, un’abitazione isolata in aperta campagna, attigua all’Adige e nelle cui vicinanze se ne vedono altre cinque.
Hanno cominciato a cercare i due anziani e non trovandoli sono arrivati alla conclusione più drammatica.
Dopo aver controllato la casa, sono passati alla legnaia adiacente e lì sono arrivati alla macabra scoperta.
Dopo aver allertato la Procura di Rovigo, competente per territorio, i carabinieri hanno transennato e posto sotto sequestro l’area e portato in caserma il cinquantenne, interrogato fino a tarda sera.
Al termine è stato denunciato per occultamento di cadavere e truffa aggravata.
Il magistrato di turno ha disposto l’autopsia sui cadaveri dei due anziani, per accertare le reali cause della morte.
Dalle prime reazioni raccolte in paese, sembra che Bernardinello fosse «un tipo un po’ strano».
A dirlo sono residenti che lo conoscevano di vista, perché pare che nessuno avesse un contatto costante con la famiglia.
Prima delle esequie bisognerà aspettare l’esito dell’autopsia e quindi il nullaosta della Procura di Rovigo.
Ieri intanto la Scientifica dei carabinieri è rimasta fino a notte a completare i rilievi a casa di Bernardinello, illuminata dai gruppi elettrogeni.
Lì non c’è l’illuminazione esterna.