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Un risveglio drammatico per Mirandola, nel Modenese, proprio nei giorni in cui si commemora il settimo anniversario del terremoto emiliano: due donne sono morte e altre venti persone sono rimaste intossicate, due in modo grave,

 

 

in seguito a un incendio appiccato nella sede della polizia municipale da un ragazzo nordafricano in quello che appare un gesto illogico, dai motivi ancora da chiarire.

Notizia che ha alimentato pure le fibrillazioni della maggioranza di governo, col ministro dell'Interno Matteo Salvini che ha commentato, «Preso uno straniero, altro che porti aperti», e il Movimento 5 Stelle che a stretto giro gli ha replicato: «il caso Mirandola è il fallimento di Salvini e dei rimpatri, aveva una notifica di espulsione e Salvini non ne sapeva nulla».

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri di Carpi, intorno alle 2.40 della scorsa notte il giovane ha forzato la porta della sede della polizia municipale di Mirandola in via Roma per rubare un giubbotto antiproiettile, un cappello e poco altro.

Poi ha dato fuoco agli uffici utilizzando della carta, provocando di lì a poco la morte, causa fumo, di due donne anziane che vivevano al secondo piano della stessa struttura, una 84enne italiana allettata e la badante ucraina di 74 anni.

Dei residenti dei nove appartamenti, tutti sorpresi nel sonno, altri venti sono rimasti intossicati: quattro sono finiti in camera iperbarica, e di questi due versano in gravi condizioni.

Tra i feriti ci sono anche sei minori, nessuno in pericolo di vita.

Lo stabile è stato evacuato e il Comune ha trovato una sistemazione alle persone rimaste senza casa.

Per l'incendio i carabinieri hanno arrestato un giovane, di origine nordafricana, già destinatario di un ordine di espulsione. Allertati da un cittadino che ha sentito rumori insoliti proprio nella sede della municipale, i militari hanno raggiunto il sospettato a poche centinaia di metri di distanza, mentre nell'edificio, al piano terra, le fiamme si propagavano.

Per il giovane le ipotesi di furto aggravato, danneggiamento a seguito di incendio e morte come conseguenza di altro delitto.

Addosso aveva ancora un accendino, lo stesso, pare, usato nel raid.

Tutto da ricostruire invece il movente del gesto.

Se in un primo momento si era parlato di una possibile vendetta nei confronti della polizia municipale, per un provvedimento preso a carico del ragazzo, questa iniziale indiscrezione è stata scartata: non era una persona nota.

Al contempo sono escluse piste legate al terrorismo. Il giovane parlerebbe a stento l'italiano e non ha risposto alle domande degli inquirenti. È stato sottoposto a un accertamento auxologico che ha confermato la sua maggiore età.

È in Italia da un anno e tre mesi. È già stato accompagnato al confine a Ventimiglia per lasciare l'Italia ma è rientrato e ha collezionato tante piccole denunce a Roma.

Il 14 maggio gli è stato notificato un ordine di allontanamento dall'Italia, ma, per tentare di eludere i controlli, si è diretto verso Mirandola: la scorsa notte, prima di compiere il suo gesto, si era presentato in ospedale, accusando un malore per il freddo.

Gli è stata fatta una flebo che, però, si è staccato allontanandosi dall'ospedale per andare a compiere un gesto che sembra non avere spiegazione.

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Un uomo di 52 anni, ufficialmente disoccupato, è stato sorpreso dai militari della stazione di Partanna Mondello nel corso di un controllo condotto insieme agli uomini del Nucleo Ispettorato del lavoro, nell'ambito di una serie di verifiche proprio sulla regolarità delle posizioni dei percettori dell'assegno minimo.

Percepiva il reddito di cittadinanza ma lavorava in nero in un cantiere edile, a Palermo.

Per questo i carabinieri lo hanno denunciato.

L'uomo, che riceve 300 euro mensili di reddito di cittadinanza, è stato scoperto a lavorare in un cantiere edile di Sferracavallo, borgata marinara palermitana, che sta ristrutturando un edificio.

La ditta individuale non è iscritta alla Camera di commercio e impiegava l'operaio in nero.

Anche il titolare pure lui di 52 anni, è stato denunciato in quanto responsabile - spiegano i carabinieri - di «omessa visita medica e formazione del personale, mancata redazione del piano operativo di sicurezza e nomina del medico competente».

Gli è stato inoltre notificato un provvedimento di sospensione dell'attività imprenditoriale, mentre all'operaio è stata sequestrata la carta acquisti del reddito di cittadinanza.

I militari hanno individuato anche un'altra società edile che impiegava un altro lavoratore «in nero». Anche in questo caso è stata ordinata la immediata sospensione dell'attività imprenditoriale. Sanzioni in tutto per 7.200 euro e ammende che vengono stimate intorno ai 60mila euro.

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Due arresti per il software spia rinvenuto mesi fa dalla procura di Benevento e di Napoli. Questa mattina, nel corso di una conferenza stampa alle 11 in Procura sono stati ufficializzati i particolari dell’operazione del Ros dei carabinieri.

 

Mesi fa, vennero sequestrate alcune aziende calabresi che avevano creato un software usato dalle procure di mezza Italia , che aveva provocato delle clamorose falle sotto il profilo investigativo, consentendo di rivelare particolari di inchieste in corso.

Agli arresti domiciliari vanno Diego Fasano, amministratore della società Esurv (la società proprietaria del software Exodus) e il tecnico Salvatore Ansani.

Al momento si indaga su circa otto-novecento inoculazioni del Software spia, che sono ritenute autorizzate dalle procure italiane; mentre sotto i riflettori anche 250 inoculazioni ritenute non autorizzate.
In via puramente virtuale, sono centinaia le inchieste che potrebbero essere state violate dalla trasmissione di dati all’estero mediante la piattaforma informatica oggi finita sotto inchiesta da parte della Procura di Gianni Melillo e del suo aggiunto Vincenzo Piscitelli.
Questa mattina sono scattate perquisizioni anche nei a carico di cinque società che si sono servite della piattaforma: IPs, con sede nel milanese; Stm, che ha sede a Cosenza; Rpc servizi tecnologici che ha sede a Latina e Caserta; Rifatec con sede a Caltanissetta e Nova che ha sede a Trieste.
Ma non è tutto.  Attraverso una procedura definita di “cinturazione”, sono stati congelati 80 Terabyte di dati delle intercettazioni informatiche custoditi su un cloud in Oregon, vero e proprio buco nero dove sarebbero finiti i contenuti delle indagini perforati.

Contestato agli indagati l'accesso abusivo a sistema informatico, intercettazioni illegali, frode pubbliche forniture. Al momento l'indagine riguarda i rapporti tra la E-surv, e le altre società coinvolte, e le Procure. Inoltre per la prima volta sono state adottate particolari tecniche di indagine. Sequestrati due cloud che sono all'estero, sui server virtuali di Amazon, e numerosi dispositivi informatici trovati durante una serie di perquisizioni.

Disabilitati gli accessi ai cloud e congelata una quantità di dati che ammonta a circa ottanta terabyte. Per giorni i cloud sono stati informaticamente cinturati da carabinieri, finanzieri e poliziotti. Eseguite perquisizioni in altre società che risultano avere usato la piattaforma Exodus e che si trovano nel milanese, a Latina, Caserta e Trieste. Nei cloud, a cui era possibile accedere facilmente, c'erano i dati di indagini in corso, anche per gravi delitti. In alcuni casi c'è stata una duplicazione dei dati tra i server e il cloud, in altri casi i dati venivano esclusivamente dislocati sui cloud all'estero.

Sarebbero oltre 800 le intercettazioni illegalmente trasferite sui cloud (ma la stima è per difetto), 234 delle quali non autorizzate. In corso anche una analisi dei flussi finanziari delle società coinvolte. Si tratta di attività di captazione "trafugate" che le Procure adottano solo in indagini particolarmente gravi, come quelle che si concentrano sul terrorismo. Il software, inoltre, era stato depositato alla Siae in un cd rom risultato vuoto. L'indagine non si è avvalsa di consulenti tecnici esterni ai nuclei specializzati di carabinieri, guardia di finanza e polizia postale, proprio in considerazione della estrema delicatezza delle indagini. La Procura di Napoli, ovviamente, ha sospeso le attività di intercettazione con il captatore pirata e sta ora effettuando controlli accurati sui software in uso. di Leandro Del Gaudio

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