
Un parto speciale quello avvenuto nei giorni scorsi all'ospedale di Perugia. Il piccolo ce l'ha fatta (e sta bene), la mamma dovrà lottare ancora
Ha scoperto di avere un tumore in gravidanza, ma le terapie chemioterapiche cui è stata sottoposta non le hanno impedito di diventare mamma.
Il bimbo è nato nei giorni scorsi al Santa Maria della Misericordia di Perugia e, stando a quanto si legge in una nota dell’ospedale, gode di ottima salute.
I due, mamma e figlio, sono stati dimessi questa mattina. Il piccolo la sua battaglia l’ha già vinta, la mamma dovrà lottare ancora, ma i medici assicurano che le prospettive di una guarigione sono buone.
La donna ha scoperto di avere un linfoma solo a settembre, a gravidanza ormai avanzata, dopo una biopsia eseguita proprio all’ospedale di Perugia, dove era stata trasferita da un’altra struttura.
Una situazione delicatissima: da un lato c’era la necessità di iniziare subito le cure, dall’altra quella di salvaguardare la salute del bambino.
Secondo Giorgio Epicoco, direttore della Ostetrica di Perugia, il quadro era allarmante: "Oltre ad una pericolosa fibrillazione atriale e un versamento pericardico che affaticano il cuore, era necessario capire la gravità delle sue condizioni in rapporto alla eventuale nascita del bambino con i rischi connessi ad una forte prematurità".
La chemioterapia e il parto
La donna è stata stabilizzata e subito dopo i sanitari hanno dato inizio a una profilassi respiratoria e neurologica per il feto. Subito dopo la futura mamma è stata sottoposta a due cicli di chemioterapia. Ostetriche e medici hanno monitorato giorno per giorno lo stato di salute del bimbo.
Allo scadere della 36esima settimana la donna è stata trasferita presso la struttura di Ostetrica e sottoposta a un terzo ciclo di chemioterapia.
Il bambino è nato martedì 13 novembre con parto cesareo in buone condizioni (peso più che soddisfacente kg 2,5).
Questa mattina le dimissioni. La battaglia della neo mamma non è finita, ma ora ha una ragione in più per farcela.“
16 novembre 2018 17:35
16/11/2018 – Chiuse le indagini sui finti matrimoni misti per l’ottenimento della cittadinanza italiana in stile Lucano.
Settanta sono le persone sottoposte ad indagine. L’inchiesta della Procura di Salerno, ribattezzata “Unione di fede”, ha portato alla scoperta di un’associazione per delinquere, con base a Battipaglia,
nei palazzoni popolari di via Manfredi, che combinava sulla carta matrimoni con africani, in prevalenza marocchini di entrambi i sessi, dietro il pagamento di un lauto compenso.
Seimila euro.
Agivano come un’agenzia, una sorta di “Wedding planner” del falso.
Organizzavano in ogni dettaglio tutto ciò che occorreva per il rito, rigorosamente davanti all’ufficiale di stato civile.
Si preoccupavano di trovare lo sposo o la sposa italiana, coi quali combinavano il “cachet” per un anno di matrimonio, e reclutavano anche i testimoni per dimostrare, sempre falsamente, l’unione dei due sposi che, se andava bene, si erano visti due sole volte nella loro vita.
L’organizzazione seguiva i finti sposi durante l’iter burocratico, fornendo assistenza e mezzi di sostentamento.
Holding familiare.
A dirigere e promuovere l’organizzazione era Laura Iadanza, 57 anni di Battipaglia, che si serviva dei suoi più stretti familiari e di due stranieri, Ackik Mustapha e El Haryry Badia, che svolgevano i ruoli di mediatore ed interprete di lingua araba.
Soprattutto avevano il compito di reclutare i clandestini disposti a pagare per ottenere il permesso di soggiorno fingendo di sposarsi in Comune.
Nell’associazione avevano ruoli Donatina Iadanza , sorella di Laura, Donatella Raso , figlia di Laura, e l’amica Daniela Maresca .
Tutte agivano su delega di Laura Iadanza, reclutavano stranieri e trovavano gli italiani disposti a partecipare ai matrimoni fasulli.
La finta paternità.
Anche l’alterazione dello stato civile, attribuendo la paternità di una bambina, fu usata da un’indagata per favorire l’immigrazione di un clandestino, dietro il pagamento di corrispettivo.
La donna risulta a pieno titolo nella holding che, tra il 2015 e il 2016, organizzò decine di finti matrimoni tra Battipaglia, Eboli e nel Nord Italia.
La puerpera concordò con la Iadanza la falsa dichiarazione di paternità, permettendo al marocchino di ottenere la carta di soggiorno e favorendo così gli affari dell’associazione.
La falla nel sistema.
A far saltare gli equilibri dell’organizzazione fu il matrimonio fittizio e burrascoso celebrato il 22 settembre di due anni fa davanti all’ufficiale di Stato civile di Olevano sul Tusciano.
Per renderlo più credibile, la Iadanza aveva suggerito di far ospitare per qualche tempo la finta sposa, una marocchina irregolare, nella casa del finto sposo. La convivenza non fu delle migliori.
Fu il fratello del finto sposo a rivelare l’imbroglio ai carabinieri della locale stazione (grande!).
E a rivelare che la straniera non era, di fatto, la cognata.
16/11/2018 – Mentre si apprestava a pagarci le pensioni ha sfasciato 70 auto, dopo le ha razziate.
Ora, il ladro seriale è stato portato all’aeroporto per il rimpatrio in Tunisia.
Secondo la Polizia avrebbe commesso furti e raid vandalici contro circa una settantina di auto a Cesena: le sfasciava, poi rubava.
Una delle ipotesi nel Commissariato cesenate è che lo stesso soggetto, tunisino di 21 anni, da qualche tempo avesse ripreso la “solita attività” per la quale lo scorso gennaio era finito arrestato.
Questa volta il provvedimento preso non è di tipo giudiziario, ma ha preso la strada dei canali dell’espulsione immediata dall’Italia.
Meglio, molto meglio. Meglio ancora sarebbe liberarlo direttamente in ‘volo’.
Il provvedimento è stato eseguito giovedì mattina dalla Polizia che si è recata da lui e lo ha portato direttamente all’aeroporto di Fiumicino, per imbarcarlo su un volo diretto a Tunisi.
Il Commissariato di Polizia ha seguito tutto l’iter, tremendamente farraginoso, che porta prima alla richiesta del provvedimento, quindi la sua concessione da parte di un giudice ed infine il riconoscimento da parte del Consolato della Tunisia che si tratta effettivamente di un suo cittadino.
Espletati questi passaggi è stato quindi preso il provvedimento di espulsione dell’Italia.
Ridicolo.
Dobbiamo aprire grandi campi di detenzione in un Paese povero dove detenere centinaia di migliaia di questi criminali mentre attendiamo di rimandarli a casa.
Il giovane tunisino lo scorso gennaio era finito in carcere in quanto ritenuto autore di una sfilza infinita di furti e vandalismi ai danni di auto in sosta: venne sorpreso a derubare all’interno di una Renault nel parcheggio dietro all’hotel Casali.
Solo quella sera furono derubate 30-40 auto.
Ma molte altre erano quelle che avevano subito la stessa sorte nelle settimane precedenti.
Lo scorso anno era finito in manette, sempre in un intervento della Polizia, allora per una rapina ai danni di una donna nel parcheggio di Start Romagna. – [VOXNEWS.INFO]