
Ancora una volta, amici, ci dobbiamo occupare dei furbetti del cartellino, questa grande piaga che nessuno è riuscito a sconfiggere.
Questa volta è stata una moglie gelosa a
incastrare gli impiegati infedeli che lasciavano il posto di lavoro e andavano dal parrucchiere, accompagnavano i figli a scuola, andavano a fare la spesa.
La moglie di un impiegato di Palermo presso l’Assessorato alla Salute, sapendo che il marito non era in servizio e credendo che se la spassasse con un’altra donna, ha denunziato il fatto alla Guardia di Finanza.
E così sono stati scoperti 42 impiegati infedeli, truffaldini, undici dei quali sono finiti agli arresti domiciliari e tutti dovranno rispondere, a vario titolo, dei reati di truffa aggravata, accesso abusivo al sistema informatico false attestazioni e certificazioni.
Molti di loro risultavano regolarmente in servizio, ma erano altrove, poi si recavano al lavoro con circa 3 ore di ritardo.
I colleghi avevano, però, timbrato il cartellino per loro.
Figuravano regolarmente in servizio, ma la loro stanza era vuota.
Addirittura una convivente di un impiegato si intrufolava nell’Assessorato e firmava il cartellino per lui.
Ma i dirigenti e l’Assessore non si erano accorti di nulla?
Possibile?
Ora, però, che sono stati incastrati, grazie all’opera della Guardia di Finanza, la Regione Sicilia si costituirà parte civile e avvierà le procedure di licenziamento.
Quante storielle abbiamo dovuto ascoltare fino ad oggi e quanti commenti abbiamo dovuto leggere.
I furbetti del cartellino l’hanno fatta sempre franca, perché sia la Magistratura che i Sindacati sono stati sempre magnanimi con loro.
Non mi sorprende tanto la truffa e l’assenteismo dai posti di lavoro, ma il silenzio dei responsabili del personale, dei loro superiori.
Cosa fanno?
Cosa dirigono?
Cosa dicono?
Possibile che continuamente ci dobbiamo occupare di truffe perpetrate ai danni dello Stato, delle Regioni, delle Provincie e dei Comuni?
Se nessuno riesce a fare niente, se nessuno riesce a fermare questi furbetti, allora sarebbe meglio ridurre l’organico del personale dei vari uffici.
Funzioneranno lo stesso e forse ancora meglio.
Questa gente deve essere licenziata in tronco se davvero si vuole debellare questa piaga.
Non é possibile che ancora oggi si ripetano fatti così eclatanti che fanno arrabbiare la popolazione e anche i tanti giovani alla ricerca della prima occupazione.
Quando questi furbetti vengono scoperti hanno la faccia tosta di giustificarsi in questo modo:- Così fan tutti e così abbiamo fatto anche noi -.
Bella giustificazione,non c’è che dire.
Ma se tutti facessero davvero così allora sarebbe meglio chiudere gli uffici e mandare tutti gli impiegati a casa.
La macchina amministrativa funzionerebbe lo stesso e loro, a fine mese, potrebbero riscuotere lo stipendio tranquillamente alle Poste Italiane.
I genitori: «Stavamo dormendo»
Roma si è svegliata con un grande dolore nel cuore.
La notizia è scioccante: una quattordicenne è morta dopo essere precipitata dal sesto piano.
Ci troviamo nel quartiere Ostiense, in via della Villa della Lucina,
uno stradone che collega via Giustiniano Imperatore a largo delle Sette Chiese, non lontano dalla Colombo.
LA FAMIGLIA - «Non ci siamo accorti di nulla, stavamo dormendo» hanno detto i genitori sconvolti agli agenti di polizia arrivati sul posto.
A segnalare il corpo della povera ragazza al 112 è stato un passante alle 9.30:
«Correte! C'è una ragazza a terra».
LE IPOTESI- Al momento l'ipotesi più accreditata sembra il suicidio.
La giovane aveva il cellulare in mano: tra le ipotesi al vaglio il gesto volontario, magari dopo aver ricevuto un messaggio sgradito, o la caduta accidentale durante un selfie estremo.
Non si esclude però neanche la possibilità di un incidente.
LE INDAGINI - Gli agenti sono subito arrivati nella strada e hanno visto l'orribile scena.
Poi sono arrivati il magistrato e il medico legale.
La polizia e i tecnici stanno cercando di ricostruire l'accaduto.
Sul marciapiede qualcuno ha subito portato dei fiori, mazzi colorati per dare l'ultimo saluto alla giovane.
Sono trascorsi più di duemila anni dall’ultima terribile eruzione del vulcano Vesuvio e ancora oggi, a distanza di tanti anni, Pompei, la città che venne sepolta nel 79 d.c. dalla cenere, dai lapilli e dalla lava, ci restituisce una nuova meraviglia: un grande affresco erotico, l’amore passionale tra Leda e il cigno.
L’affresco è stato ritrovato nella camera da letto di una grande casa.
Una scoperta eccezionale e unica hanno detto gli esperti. Chi era Leda si domandano i miei quindici lettori.
Leda, era una donna bellissima, figlia di Testio, la meravigliosa moglie di Tindaro, re di Sparta.
La sua bellezza non passò inosservata a Zeus, il dio dell’Olimpo, che si innamorò ben presto di lei. Il dio, pazzo di amore, doveva in tutti i modi trovare il modo di sedurre e possedere quella donna così bella e passionale.
E così un giorno mentre la fanciulla faceva un bagno lungo un corso di un fiume si trasforma in un bianchissimo e splendido cigno e con l’inganno riuscì a fare innamorare la regina.
Il dio Zeus, per far sue le donne degli altri, era uso a trasformarsi.
Se si fosse presentato come Zeus certamente la regina lo avrebbe respinto.
E allora, per ottenere quello che desiderava di più, riuscì ad ottenere con l’inganno l’amore della regina di Sparta.
Dall’unione vennero fuori alcune uova e da queste nacquero i Dioscuri Castore e Polluce, Clitennestra ed Elena, la famosa Elena di Troia.
Così hanno scritto i giornali.-
Il potere dell’erotismo, la sensualità dell’amore fisico, l’incanto della seduzione.-
E’ questo il mito di Leda e il Cigno, uno dei racconti e delle leggende che hanno rapito nei secoli l’attenzione e l’interesse di artisti e scultori, da Leonardo a Michelangelo, e che oggi ritroviamo nell’affresco venuto alla luce dagli odierni scavi di Pompei.
Ma ora osserviamo da vicino la meravigliosa scena erotica emersa dagli scavi.
Leda, la regina di Sparta, guarda verso gli spettatori, mentre un bianco cigno pianta le sue zampe sulle sue cosce e il suo becco sul seno della fiorente fanciulla.
Il suo corpo è parzialmente coperto da un drappo dorato.
Tra le sue gambe c’è il potente Zeus che trasformatosi in un grande cigno bianco la possiede.
Per mettere a salvo e proteggere questo splendido affresco, il direttore del Museo ha fatto sapere che forse cercherà di rimuoverlo e spostarlo in un luogo dove potrà essere salvaguardato ed esporlo al pubblico.