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Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa del M5s Amantea

“Ieri alle 14 ci hanno notificato un Consiglio comunale per sabato 9 alle 15:30.

I punti all'odg sono 8 e gli ultimi due riguardano rispettivamente una mozione ed una interrogazione presentate da noi la prima il 19 aprile e la seconda il 7 maggio.

La mozione è in merito all'attivazione dei controlli e alla tutela dell'ambiente e in particolare quello marino da parte dell'amministrazione Pizzino in vista della ormai arrivata stagione estiva, mentre l'interrogazione riguarda le azioni che la giunta ha intenzione di intraprendere in merito alla dipendenza dal gioco d'azzardo, piaga sociale del nostro territorio che non può essere assolutamente trascurata.

Domani dovremmo avere risposte in merito, sperando che non sia il solito disco rotto "C'è il dissesto".

E anche se così fosse, noi sappiamo che si può andare oltre.

Inoltre il 23 marzo scorso abbiamo fatto presente al Sindaco della possibilità di partecipare ad un bando europeo per promuovere le connessioni wi-fi negli spazi pubblici, l'abbiamo comunicato anche al consigliere Giacco e all'assessore Ferraro, chissà se hanno provveduto a registrare il nostro comune.

Stiamo ancora aspettando il riscontro.

Gruppo consiliare M5s Amantea

Francesca Menichino

Francesca Sicoli

Pubblicato in Primo Piano

Lo spread sale ed i migranti ci invadono!

Intanto il commissario Ue Oettinger dice: «I mercati insegneranno all’Italia a votare giusto».

Ecco la verità! L’Italia non ha più democrazia, la tanto decantata democrazia costituzionale.

Non ha senso far votare gli italiani.

Al loro posto voteranno i mercati.

Non solo ma la Bce incalza: «L’Italia ripassi le regole».

E poi Moscovici avverte l’Italia: «Ha il destino nelle sue mani».

E non serve a nulla che Salvini dica che . “E senza vergogna”

E che il M5Sn dica : «Juncker smentisca».

Ancor meno che il Pd si indigni e dica che “E’ offensivo”

«I mercati insegneranno agli italiani a votare nella maniera giusta»: è un’entrata a piedi uniti, nella crisi politica, finanziaria ed istituzionale dell’Italia quella del commissario europeo al bilancio Gunther Oettinger. La frase è stata pronunciata dall’esponente della commissione di Bruxelles nel corso di un’intervista a un tv tedesca e lo stesso Oettiger l’ha retwittata. L’intervista andrà in onda in forma integrale questa sera ed è destinata a suscitare reazioni a catena. Lo stesso esponente della Ue pochi giorni fa aveva adombrato il dubbio che l’Italia non fosse salvabile. «Lo sviluppo negativo dei mercati porterà gli italiani a non votare più a lungo per i populisti» si augura adesso Oettinger.

«Ma l’Italia riceverà più soldi»

Le parole di un esponente «falco» della politica comunitaria? Per la verità Oettiger, tedesco ed esponente del Ppe aveva usato una tattica «bastone e carota» nei confronti di Roma, affermando che la Ue si appresta ad aumentare la fetta di fondi comunitari a favore dell’Italia: «Paesi dell’Europa orientale come la Slovacchia, i Paesi Baltici e la Polonia riceveranno meno soldi» da Bruxelles nell’ambito della politica di coesione europea nel prossimo bilancio 2021-2027, essendo diventati più «competitivi», mentre altri che «negli ultimi anni si sono ritrovati in una situazione di maggiore stagnazione, come l’Italia, riceveranno più soldi» aveva detto il commissario in un dibattito all’Europarlamento di Strasburgo.

I mercati

Spread vola fino a 320 punti, la Borsa trema

Salvini: «Io non ho paura»

Immediata la pioggia di reazioni alle parole di Oettinger. «Pazzesco, a Bruxelles sono senza vergogna. Il commissario europeo al Bilancio, il tedesco Oettinger, dichiara `i mercati insegneranno agli italiani a votare per la cosa giusta´. Se non è una minaccia questa. Io non ho paura» annuncia via twitter Matteo Salvini. «Chiediamo al Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker di smentire immediatamente il Commissario Oettinger» dice la capodelegazione del M5S a Srasburgo Laura Agea. Anche il segretario del Pd Maurizio Martina si schiera. «Nessuno può dire agli italiani come votare. Meno che mai i mercati. Ci vuole rispetto per l’Italia». Il commissario viene rimbrottato anche dal presidente del Consiglio Ue Donald Tusk: «Per favore rispettiamo gli elettori, siamo qui per servirli non per impartire lezioni». Sia Salvini che il Pd hanno chiesto le dimissioni di Oettinger.

Juncker: «Commento sconsiderato»

«Juncker è stato informato di questo commento sconsiderato, e mi ha chiesto di chiarire la posizione ufficiale della Commissione: compete agli italiani e soltanto a loro decidere sul futuro del loro paese, a nessun altro»: così il portavoce del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker a proposito dei commenti di Oettinger. Anche il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani stigmatizza le dichiarazioni: «L’Italia non è una democrazia a sovranità limitata. Non sono i mercati a decidere il destino della Repubblica, ma i cittadini con il loro libero voto e le Istituzioni che li rappresentano. Chiedo a tutti di rispettare la volontà degli italiani, in loro ho piena fiducia».

La precisazione di Oettiger

La bufera ha indotto Oettiger e Berndt Thomas Riegert, il giornalista tedesco che per primo aveva diffuso il testo della dichiarazione (e poi rimossa su Twitter) ad alcune precisazioni: «Le prossime settimane - ha detto il commissario - dimostreranno che l’evoluzione dei mercati potrebbe spingerà gli elettori per non votare per populisti di destra e sinistra ...spero che questo mandi un segnale perché non venga data la responsabilità di governare a populisti di destra e sinistra».

Anche Moscovici avverte Roma

Un fatto appare ormai chiaro: non solo i mercati e le agenzie di rating incalzano l’Italia sospettata di voler allentare le politiche di rigore finanziario (innescando il rialzo brusco dello spread e lo slittamento verso il basso della Borsa); anche le istituzioni comunitarie hanno aumentato il pressing politico su Roma. Prova ne siano anche le parole pronunciate in queste ore da un altro commissario Ue, quello all’economia, Pierre Moscovici. «Gli italiani hanno il destino nelle loro mani - ha premesso Moscovici - e sono loro che lo definiscono, tutti come europei siamo attaccati all’idea dell’Italia pienamente europea, al cuore dell’Europa al cuore della zona euro, e ci auguriamo che questa situazione politica trovi la migliore soluzione.

L’analisi

Spread in rialzo: ma perché i mercati continuano a crollare?

La Bce: «l’Italia ripassi le regole»

Non bastasse la commissione Ue, anche la Bce non resta a guardare. Il vicepresidente della banca centrale europea Vitor Constancio ha ricordato (in un’intervista allo Spiegel) che ogni intervento di salvataggio da parte delle autorità monetarie nei confronti di Paesi in difficoltà «è soggetto a regole molto chiare. Intervenire sui mercati dei titoli di Stato di Paesi vulnerabili può essere utilizzato solo se il paese in questione accetta anche un programma di aggiustamento. L’Italia conosce le regole. Forse dovrebbe il caso di dargli di nuovo uno sguardo»

«Fino a quando l’Italia potrà permetterselo»

L’apprensione contagia un po’ tutti gli ambienti, compresa l’informazione. Il siti della Frankfurter Allgemeine Zeitung, la voce più autorevole della comunità finanziaria tedesca, oggi dedica l’apertura proprio a quanto sta accedendo a Roma con un interrogativo eloquente: «Fino a quando l’Italia potrà permetterselo?». La Faz si mostra preoccupata proprio dalla svolta impressa agli avvenimento questa mattina, quando il rendimento dei titoli di stato italiani a breve termine è balzato dallo 0,8% al 2,3%: «Questo è il sintomo di una crisi di prim’ordine perché in tempi normali...questi titoli non divergono all’interno dell’area euro. Non c’era un divario tanto grande dai tempi della crisi del 2012» di Claudio Del Frate

Pubblicato in Mondo

Cambia qualcosa in Calabria? Si.

Leggete:

«Nei prossimi giorni gli enti dell'Autorità idrica regionale (Aic) non votino per il nuovo gestore del servizio idrico.

Lo facciano solo dopo la conclusione, prevista a strettissimo giro ( forse il 24 maggio), dell'istruttoria che su denuncia del Movimento 5stelle Arera, che è l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, ha avviato in merito alla tariffazione dell'acqua all'ingrosso in Calabria. Si tratta di un fatto dirimente».

Lo affermano, in una nota, i deputati M5s Paolo Parentela e Giuseppe d'Ippolito, che sulle tariffe illegittime applicate negli anni da Regione Calabria e Sorical, con arbitraria maggiorazione degli importi dovuti per circa 140milioni di euro, hanno a lungo discusso con il presidente di Arera, Guido Pier Paolo Bortoni, il responsabile delle Relazioni esterne Cecilia Gatti, il segretario generale Giandomenico Manzo e i dirigenti Lorenzo Barbelli e Maria Cristina Colorito.

«Il commissario liquidatore di Sorical, Luigi Incarnato, già assessore regionale per la materia, ha vergognosamente mentito – obiettano i parlamentari 5stelle – replicandoci che Arera ha validato la tariffa applicata dal 2010 per la fornitura di acqua potabile ai serbatoi.

Arera ci ha infatti chiarito di non aver validato alcunché, in quanto per l'approvazione delle tariffe occorre un apposito provvedimento, mai adottato dalla stessa autorità, e che nello specifico non vale il principio del silenzio-assenso».

«Ora Incarnato – proseguono i parlamentari M5s – tiri fuori, se esiste, il provvedimento con cui a suo dire Arera avrebbe legittimato le tariffe Sorical, la smetta di farci inviti all'inciucio e di sostenere che Oliverio è paladino della gestione pubblica dell'acqua, in quanto con un silenzio letale il governatore ha coperto la vicenda delle tariffe gonfiate a danno delle comunità locali, su cui Arera sta per esprimersi in via definitiva.

Incarnato può raccontare tutte le favole che vuole, ma il punto è uno: lo scandalo delle tariffe illegittime, forse il più grosso in assoluto di tutta la storia della Calabria, è stato denunciato da tre anni dal Movimento 5stelle e coperto dalla vecchia politica calabrese insieme a una burocrazia regionale complice e inadempiente, con in testa il dirigente tentacolare Domenico Pallaria».

«Perciò – concludono Parentela e D'Ippolito – gli enti dell'Aic ci pensino molto bene prima di riaffidare incoscientemente la gestione del servizio idrico a Sorical, che per Arera non è in grado di garantire l'equilibrio economico-finanziario e che, nonostante i milioni avuti dalla Regione, ha la responsabilità di un fallimento gestionale spaventoso, permesso da un sistema di potere pronto a caricarne le spese sulle spalle dei calabresi».

Pubblicato in Calabria

Dura e forte l’accusa del M5s.

Eccola:

«Sul disavanzo sanitario della Calabria il governatore Oliverio usa d’ufficio l’alibi del disastro a sua insaputa, confermando un’ipocrisia politica senza eguali».

 

Lo affermano, in una nota, i parlamentari M5s Francesco Sapia, Giuseppe d’Ippolito, Paolo Parentela e Bianca Laura Granato, che spiegano: «Sia chiaro una volta per tutte, il disavanzo sanitario regionale è la sommatoria delle perdite di bilancio prodotte dai direttori delle aziende della sanità calabrese, nominati dallo stesso presidente della Regione, bravissimo a fare lo gnorri».

«Su 9 aziende del Servizio sanitario regionale, 7 – sottolineano i parlamentari 5stelle – hanno confezionato deficit milionari.

Ciononostante, i rispettivi direttori generali, sanitari e amministrativi sono stati premiati con un lauto bonus, nell’indifferenza fissa del pallonaro Oliverio, che seguita a ignorare la decadenza automatica di questi manager, prevista a chiare lettere dalla legge regionale».

«Oliverio – incalzano i 5stelle – continui pure a fingersi incolpevole, prometta un’altra volta l’incatenamento davanti a Palazzo Chigi, lasci ancora la materia sanitaria al suo consulente abusivo Franco Pacenza e adombri a oltranza il fallimento di Giacomino Brancati quale direttore dell’Asp di Reggio Calabria, che è una polveriera prossima a esplodere».

«La struttura commissariale – concludono i parlamentari 5stelle – ha commesso errori di programmazione, ma il Consiglio regionale ha rinunciato da tempo alle sue prerogative sulla sanità.

Intanto il deficit complessivo ha superato di molto i 100 milioni, pur se ritoccato al ribasso dal tavolo interministeriale di verifica, allo scopo di evitare tassazioni a danno degli utenti.

Oliverio scarichi a piacimento le responsabilità sul commissario Massimo Scura, ma questo non lo assolverà dalle sue, che sono senz’altro più gravi, nonostante prosegua a recitare a soggetto, anche nascondendo il caos infinito al vertice del dipartimento regionale Tutela della salute»

Pubblicato in Calabria

Riceviamo e pubblichiamo:

“È passato quasi un anno dall’insediamento della nuova amministrazione nella nostra città, tante cose sono successe e tante no.

Noi come cittadini, prima ancora che come amministratori, ci siamo fatti delle domande e abbiamo cercato delle risposte.

Certo è che la logica nella lettura degli avvenimenti inspiegabilmente non basta, perché davanti all’evidenza non si dovrebbe fare altro che prendersi la responsabilità delle proprie azioni e ammettere di aver sbagliato o quantomeno di non essere riusciti.

Perché questo è accaduto fino ad adesso ad Amantea anche con l' amministrazione Pizzino: nulla è cambiato, né il modo di amministrare né il modo di scegliere.

La litania è sempre la stessa come se fosse un disco rotto: ”Eh, ma c’è il dissesto… eh ma abbiamo trovato un disastro!!!!” ..

Ecco, in effetti l’unica certezza che avevamo tutti come futuri amministratori di questa città era proprio questa sul dissesto e sulla situazione  grave in cui versa il comune, ma allora sul palco lor signori promettevano tutt’altro, si riempivano la bocca di promesse e idee irrealizzabili, rassicurando il cittadino come sempre hanno fatto con ”ce la faremo, non abbiamo paura del dissesto, risanerò tutto, sono io l’uomo dello stato (nel caso del sindaco), siamo in politica da sempre e sappiamo come fare”.

Ma la realtà, quella vera, è un' altra:

Amantea per rinascere, ha bisogno di coraggio e audacia; ha bisogno di una volontà forte, di scelte anche impopolari, ma necessarie per uscire da questa agonia.

Ci vogliono menti e mani libere.

Ci vogliono scelte brillanti, lungimiranza e visione.

Ci vuole futuro e sforzo per arrivarci.

Ci vuole un coraggio da leoni per sanare un dissesto.

Ci vuole soprattutto un assessore al bilancio competente per trovare soluzioni e soldi dove non ce ne sono più.

Ma di tutto questo “nuovo” niente.

E così ancora una volta ci troviamo a dover dire a noi stessi che non possiamo essere complici di questo scempio e di questa inerzia: così abbiamo deciso di non partecipare più alle Commissioni consiliari per una serie di ragioni quali il rispetto e la serietà. 

L’attività di un comune così come dice l’art. 6 dello Statuto “persegue le proprie finalità attraverso gli strumenti della programmazione” che abbiamo chiesto dal primo giorno, che purtroppo non è stata mai attuata.

E nonostante questa nostra richiesta sia stata ignorata insieme a tutte le altre, abbiamo comunque partecipato ai tavoli di lavoro fino a lunedì scorso.

Tavoli incuranti innanzi tutto della puntualità e quindi del rispetto: non c’è stata una commissione dove non abbiamo dovuto aspettare almeno un’ora prima dell’arrivo dei consiglieri di maggioranza  (a parte Giacco), dove spesso se non era per noi non si raggiungeva nemmeno il numero legale.

A tutto ciò si aggiunga che per lo più si è trattato di una perdita di tempo quasi inenarrabile.

A parte la commissione per il consiglio comunale dei ragazzi, tutte le altre sono dei cantieri sempre aperti dove non si arriva mai ad una conclusione reale: basti pensare che solo per i mercati sono state convocate sei commissioni che però di fatto non hanno portato ancora a nulla. 

Oppure (in quel caso interessante) le commissioni sulle “case sciullate” che dopo avere iniziato un dialogo con i proprietari privati del sito si sono poi arenate e non ne abbiamo saputo più nulla.

O ancora la commissione sulla consulta delle associazioni con un calendario delle attività che sistematicamente non è stato rispettato; le  commissioni sul porto, con i diportisti sempre puntuali e presenti, che non hanno portato a nulla; o ancora della commissione di lunedì dove si è parlato di un regolamento per la biblioteca che di fatto allo stato non esiste, sollecitando il presidente Giacco a chiedere prioritariamente dei finanziamenti per allestirla, senza ottenere  risposte certe in merito. Così come nessuna risposta ci ha dato (sempre Giacco in qualità di presidente della Commissione Bilancio) sui conti del comune che sono all’esame del Ministero dell’Interno e ci ha risposto candidamente che non aveva notizie.

L’attività delle commissioni è un punto importantissimo del Consiglio, ma non fatta in questo modo che rappresenta una perdita di tempo e di denaro pubblico visto che ogni volta vengono calcolati i gettoni di presenza ai presenti.

Sono successe tante cose gravi in questi 11 mesi, ma nessuno se ne cura, né gli amministratori nonostante ne siano coinvolti, né i cittadini (non tutti ovviamente) che assistono rassegnati alle ripetute mortificazioni che subiscono ininterrottamente ormai da un trentennio. 

Qualcuno più saggio dice che se vuoi cambiare la situazione in cui ti trovi, devi fare delle cose diverse rispetto a quelle che fai di solito, devi prendere delle nuove decisioni, altrimenti come puoi aspettarti che accada qualcosa di diverso?

Eh già! Qualcuno si aspettava che accadesse qualcosa di nuovo, ma facendo la stessa scelta degli ultimi trent’anni.

Ci si aspettava il cambiamento, dagli stessi politici che hanno ridotto la città in questo stato: questa non è una speranza, ma un' illusione, a volte complice.

La realtà è che a distanza di un anno, siamo ancora preda di un incubo, senza via di soluzione.

Fino a quando si rimarrà in superficie, non cambierà niente.

Fino a quando non si guarderanno in faccia i problemi veri che affliggono la città quali sono il voto di scambio, la politica clientelare, l’atteggiamento mafioso, l’uso privatistico del bene comune e tutto quello che sappiamo, non cambierà nulla, come dimostrano i fatti.

Lo Statuto è un bellissimo documento, i suoi articoli hanno un profumo di libertà e bellezza!

Il primo per esempio dice questo: “il comune di Amantea è un Ente locale autonomo, rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo” … fino a quando non si tratta di operare con i soldi e con il potere!

Gruppo consiliare M5s Amantea

Francesca Menichino

Francesca Sicoli

Pubblicato in Cronaca

Riceviamo e pubblichiamo:

“Le dichiarazioni di Chilelli apparse oggi sulla stampa affermano, chiaramente e indiscutibilmente, la presenza e la guida “esterna” della lista Azzurra da parte di Franco La Rupa.

Ricordiamo tutti che il candidato sindaco delle 5 del mattino, Mario Pizzino, aveva ringraziato dai palchi elettorali l’onorevole La Rupa, il diciassettesimo uomo della Lista Azzurra, ma subito dopo le elezioni e a maggior ragione dopo l’arresto di Socievole e La Rupa, aveva negato l’evidenza e la realtà.

Oggi Chilelli dice “la lista Azzurra l’ho voluta fortemente io, insieme all’amico Franco La Rupa”.

Più chiaro di così si muore, o si potrebbe finire in galera!

Cosa potrà dire adesso Mario Pizzino?

Anche a qualche giorno di distanza della chiusura delle indagini a carico di La Rupa e Socievole accusati di voto di scambio e tentata estorsione?

In realtà la verità la conosciamo tutti e Fulvio Chilelli la ribadisce senza vergogna.

Dichiara Chilelli, di avere sostenuto e di sostenere questa amministrazione da cui ha ottenuto l’incarico di responsabile dell’ufficio di piano destinato a gestire milioni di euro.

Senza vergogna si parla di accordi, cordate, verosimilmente di “apparato che rema contro e di funzionari che si guardano e dicono no, io questa cosa non la faccio”, di spartizione delle deleghe tra consiglieri in base al numero dei voti presi e non alla competenza, insomma la decadenza della politica in tutti i suoi aspetti.

Quello che non sapevamo era che Pizzino era stato allontanato, cioè non era Pizzino che in un impeto di legalità non voleva La Rupa, ma era La Rupa che non voleva Pizzino!

Certo di amore contrastato si sarà trattato, mentre i due livelli di ciò che è lecito e di ciò che non lo è si intersecano, ai danni di una comunità che da un lato appare rassegnata, ma dall’altro ha scelto in massa alle ultime elezioni politiche il cambiamento e il M5s che però accordi, scambi, minacce e quant’altro hanno visto fermarsi al 22% delle comunali.

Era il 26 giugno quando il M5s in Consiglio ha votato contro la convalida di tali eletti che non meritano affatto di guidare la città di Amantea, e oggi dopo quasi un anno questo lo possiamo ribadire non solo per le “compagnie ed i comportamenti” elettorali ma anche per un’amministrazione quasi invisibile e dannosa, i cui risultati tra manutenzione, decoro, servizi, bilancio, tutela del lavoro e delle fasce deboli, sono sotto gli occhi rassegnati dei cittadini.

Basterebbero due cose su tutto: la scuola media su cui l’amministrazione è immobile e l’assessorato che non c’è, quello al bilancio in un comune in dissesto.

Tra l’altro proprio in questi giorni abbiamo scoperto che il Ministero dell’Interno ha inviato otto pagine di osservazioni, dando due mesi di tempo al Comune e su questo vi aggiorneremo nei prossimi giorni, mentre il sindaco tace.

Per non dire di altre indagini che dopo quelle sul voto di scambio, dopo quelle di Giusta, riguardano un assessore della giunta Pizzino e diversi funzionari del Comune.

Abbiamo chiesto chiarimenti e notizie anche attraverso il tavolo anticorruzione, ma non abbiamo ancora ottenuto nessuna risposta.

Tant’è.

Buona Pasqua a tutti.

Gruppo consiliare M5s Amantea

Francesca Menichino

Francesca Sicoli

«In Sicilia sono finiti i candidati per Palazzo Madama e probabilmente il Senato avrà un seggio in meno perché abbiamo più seggi che candidati».

Luigi Di Maio dal palco della sua Pomigliano d’Arco si sbilancia, affermando che l’ondata a cinque stelle in Sicilia è stata così inaspettata da aver portato alla luce dei problemi nel nuovo sistema elettorale.

Conquistato tutti e 28 i collegi uninominali dell’isola, oltre al 49% dei consensi, la Sicilia porta in dote al M5S un nutrito numero di parlamentari: 57 eletti, con 28 parlamentari nella quota uninominale.

Alcuni dei vincitori al proporzionale sono già eletti nei collegi uninominali e, in caso di doppia elezione, prevale quella nell’uninominale.

Succede quindi che al proporzionale il successo è così grande che non ci sono abbastanza nomi in lista per occupare tutte le poltrone: per occupare quelle 57 poltrone ci sono solo 53 teste, quattro di meno.

E all’appello mancano tre persone per la Camera e una per il Senato.

Un effetto collaterale non nuovo alla politica, che nelle ultime ore ha acceso il dibattito, così come le polemiche.

Chi occuperà quelle poltrone?

Come verranno suddivisi i seggi?

In base al decreto del Presidente della Repubblica numero 361 del 1957, «qualora una lista abbia esaurito il numero dei candidati presentati in una circoscrizione e non sia quindi possibile attribuire tutti i seggi ad essa spettanti in quella medesima circoscrizione, l’Ufficio centrale nazionale assegna i seggi alla lista nelle altre circoscrizioni in cui la stessa lista abbia la maggiore parte decimale del quoziente non utilizzata, procedendo secondo un ordine decrescente.

Qualora al termine di detta operazione residuino ancora seggi da assegnare alla lista, questi le sono attribuiti nelle altre circoscrizioni in cui la stessa lista abbia la maggiore parte decimale del quoziente già utilizzata, procedendo secondo un ordine decrescente».

Secondo il leader del Movimento in Sicilia, Giancarlo Cancelleri, «abbiamo ottenuto una valanga di voti che ha mandato in tilt persino il sistema elettorale, facendo emergere tutte le criticità di una legge, il Rosatellum, scritta ad arte per fermare il M5s».

Secondo lui, il decreto del 1957 non sarebbe sufficiente: «Se per la Camera la situazione è chiara, per il Senato la norma ha un buco. I seggi a Palazzo Madama sono attribuiti su base regionale: chiederemo un chiarimento ufficiale».

Anche secondo Emanuele Rossi, costituzionalista della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, «nel caso del Senato il Rosatellum presenta un vero e proprio `buco´ che deve essere colmato» perché «se una lista ottiene più seggi dei candidati, alcuni seggi non possono essere assegnati».

La legge andrebbe inoltre corretta per «assicurare la possibilità di proporre un numero di candidati per ciascuna lista pari al numero dei seggi disponibili».

Se ora non si troverà una quadra, si potrebbe ripetere quanto già accaduto nel 2001 con la cosiddetta «legge Mattarella» , quando alla Camera ci fu un numero di deputati inferiore a 630.

Allora la «causa» non fu la valanga di voti ottenuta dalla coalizione della Casa delle libertà, bensì la presenza di numerose «liste civetta», create appositamente per non essere votate.

A mancare all’appello allora furono 12 eletti di Forza Italia: la Commissione elettorale della Cassazione diede un suo parere, ma alla fine la scelta fu politica e Montecitorio arrivò nel luglio 2002 a decidere di non assegnare i seggi.

Ma il «caso siciliano» non dovrebbe essere così grave: il dubbio ora è chi saranno i quattro parlamentari mancanti a rappresentare i siciliani nella prossima legislatura.

Palazzo Madama infatti non potrà eleggere la propria guida finché la Giunta provvisoria per la verifica dei poteri del Senato non dirimerà la questione del seggio conquistato in Sicilia dal Movimento 5 Stelle e non attribuito, per insufficienza dei candidati in lista.

Non un errore dei pentastellati, ma un vero e proprio bug del Rosatellum.

La composizione della Giunta in prima riunione è formata dai componenti rieletti che già ne hanno fatto parte nella scorsa legislatura. La situazione attuale non vede una maggioranza chiara.

Sui nove componenti, tre sono del Pd (Dario Stefano, Ada Ginetti e Giuseppe Cucca), tre del Movimento 5 Stelle (Vito Crimi, Mario Giarrusso e l'espulso Maurizio Buccarella), tre del centrodestra (due di Forza Italia, Giacomo Caliendo e Lucio Malan, e uno della Lega, Erika Stefani).

Va da sé che, in una situazione al 22 marzo ancora di confusione o di mancato accordo, se due o più forze politiche volessero ritardare l'elezione del presidente del Senato, attendendo lo sblocco dell'impasse e cercando di equiparare i tempi ai colleghi di Montecitorio, potrebbero avere uno strumento per farlo.

Si configurerebbe una situazione senza precedenti di caos istituzionale, e forse non si arriverà mai a un punto tale di involuzione della situazione politica.

Ma è un elemento di cui tener conto.

Sarà il forzista Caliendo, in qualità di consigliere anziano, ad assumere la presidenza pro tempore. Da lui e dai suoi colleghi potrebbe passare una fetta del destino della prossima legislatura.

Ma a pressioni tali ci sono abituati.

Sono loro infatti che decisero la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore.

Con tutto quel che ne è conseguito.

Pubblicato in Italia

Riceviamo e pubblichiamo:

“Nel 2014 nasce ad Amantea un nuovo corso socio-politico ispirato al MoVimento 5 Stelle che a queste ultime Politiche 2018 ha raggiunto, nella nostra cittadina come in tutta Italia, un risultato ed un successo eccellente, frutto del grande lavoro realizzato negli anni.

Quel mese di febbraio di 4 anni fa una telefonata mi cambiò la vita.

Fui contattata per aderire al progetto politico di una nuova lista M5s alle amministrative 2014 per il comune di Amantea.

Quella telefonata mi fu fatta da Francesca Menichino.

Io ero già da un anno iscritta al meetup di Paola perché mi ero riconosciuta nel grande e ambizioso ed onesto progetto politico del movimento.

Da quel giorno, dopo averle detto si, ho lavorato politicamente e attivamente cercando di praticare le parole guerriere di Beppe Grillo e alacremente stare al fianco della nostra guerriera amanteana e insieme fare un piccolo esercito di guerrieri che si sono riconosciuti ed hanno cercato, giorno dopo giorno, di dare vita al cambiamento con parole e azioni rivoluzionarie.

Una rivoluzione democratica, lenta, non violenta che sradica i poteri, rovescia le piramidi e che da cittadini prigionieri e vittime di un sistema obsoleto e corrotto e soprattutto clientelare, ci ha portato verso la luce in fondo al tunnel per farci riconoscere e ricongiungere in parole come comunità, onestà, partecipazione, solidarietà, sostenibilità.

Il 4 marzo 2018 è una data storica oramai, e che ha visto nascere la terza repubblica: la repubblica dei cittadini!

Tutto ciò grazie al Movimento 5 stelle che è diventata prima forza politica in Italia.

Sono orgogliosa di far parte di questo movimento come attivista rappresentativa ed iscritta da più di 5 anni, e in tutte le competizioni politiche dal 2013 ad oggi ho partecipato e lavorato per un paese più giusto e per rifiutare il sistema di potere marcio e colluso riconosciuto da più di 20 anni a tutti i livelli.

Anche nella mia Amantea è stato fatto un lavoro immane, che ci ha fatto scontrare con coloro che di Amantea ne facevano e ne fanno un feudo politicamente clientelare dove il diritto non solo è stato calpestato, ma quasi sempre è stato riconosciuto come mezzo di favore al cittadino affinché garantisse voti per le loro poltrone.

In questi anni di battaglia politica locale amanteana, Francesca Menichino e noi tutti, abbiamo avuto al nostro fianco i portavoce del movimento in parlamento: Dalila Nesci, Paolo Parentela, Laura Ferrara, Federica Dieni, Nicola Morra.

Ed è proprio Dalila Nesci Dalila Nesci che con la sua presenza sui territori e anche nella nostra città ha fatto sentire forte il senso di comunità e di onestà.

Anche gli altri parlamentari sono stati attivamente al fianco di Francesca Menichino ed a tutto il gruppo, anche in momenti delicati e complicati che la stessa ha dovuto subire ed affrontare con tanto di abusi e di denunce che hanno coinvolto lei, gli attivisti di Amantea e i parlamentari stessi.

Insomma, sono stati anni di dura lotta che oggi sono culminati nel grande risultato di fiducia dei cittadini che hanno saputo discernere e soprattutto scegliere in libertà la via tracciata, possibile e giusta.

In questa campagna elettorale ho ritenuto anche sostenere e appoggiare alcuni meetup di amici attivisti calabresi, i nostri parlamentari uscenti e le nuove elette di questa tornata elettorale che nei nomi di Dalila Nesci, Elisabetta Barbuto, Margherita Corrado, Anna Laura Orrico, Silvia Vono, Bianca Laura Granato, Federica Dieni, Elisa Scutellà, Rosa Silvana Abate, solo per citare le nostre guerriere, hanno prodigiosamente portato avanti una campagna sul territorio in modo capillare e con un ottimo lavoro certosino e concreto.

Ho seguito con attenzione, con presenza fisica e anche con contributi personali, la nostra Dalila Nesci che ha organizzato una campagna elettorale strutturalmente esemplare e vincente che si è riverberata in incontri culturali, sociali e politici trasversali e ispirati ai principi del movimento e alla propagazione del nostro programma.

Voglio ringraziarla pubblicamente del grande lavoro fatto e che farà per l’Italia tutta e per la nostra Calabria, da sempre usurpata e martoriata nei settori primari della vita dei cittadini tra cui la sanità.

A tal proposito si deve ricordare che Dalila Nesci, dopo avere denunciato in seguito a visite ispettive come deputato parlamentare il degrado, la mancanza dei requisiti di sicurezza e anche di controllo i presidi ospedalieri calabresi e anche i punti nascita, ha depositato alla regione Calabria una proposta di legge di iniziativa regionale (raccolta di 5000 firme in tutti i comuni calabresi tra cui anche Amantea ha partecipato) sul riassetto della sanità calabrese.

Voglio, dunque, ringraziare lei e anche Margherita Corrado ed Elisabetta Barbuto che ho avuto l’onore di conoscere e di affiancare in questa campagna.

Altre due grandi donne guerriere che arricchiscono il nostro patrimonio politico pentastellato per la loro vita sociale e professionale di alto livello. Grazie a tutte e a tutti. A riveder le stelle! In alto i cuori!

Teresa Sicoli attivista Movimento 5 stelle Amantea

Pubblicato in Cronaca

 

proiezioneAmici carissimi, il Movimento 5 Stelle durante la campagna elettorale aveva promesso che se avesse vinto le elezioni e se fosse andato al Governo avrebbe introdotto anche in Italia il reddito di cittadinanza. Voi lo sapete, vero, cosa è questo reddito? Dare ai cittadini bisognosi, a quelli con basso reddito, ai cittadini senza un lavoro un sussidio mensile in attesa che trovino un posto di lavoro. Parla alla pancia dei disoccupati e dei poveri e di chi ha perso il posto di lavoro, degli esodati, ma non è realistico, almeno per ora in Italia. Secondo i suoi sostenitori è un argine contro la povertà. Per gli avversari è un sussidio a pioggia che non risolverà il tema della scarsa occupazione. Però questa promessa è stata senza alcun dubbio la carta vincente del Movimento 5 Stelle. E dove ha preso più voti il 4 marzo scorso? Nell’Italia meridionale dove la disoccupazione è maggiore rispetto a quella del Nord dove i cittadini hanno votato la Lega di Salvini. Abbiamo, dunque, un’Italia divisa a metà. Ora vi voglio raccontare cosa è successo in una cittadina delle Puglie lunedì mattina quando ancora tutte le schede elettorali non erano state scrutinate. Molti giovani si sono rivolti agli impiegati comunali e ai Caf e hanno chiesto i moduli e informazioni per iscriversi alle liste. Ma ancora non c’è un Governo 5 Stelle e Di Maio Presidente del Consiglio, e non c’è neppure una legge approvata dal Parlamento e dal Consiglio dei Ministri. Il reddito di cittadinanza è solo un annuncio, è solo una promessa fatta in campagna elettorale. E tutti noi sappiamo perché lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle, dove vanno a finire le promesse elettorali. Nella spazzatura. Ma andiamo con ordine. Giovinazzo è un paese delle Puglie dove il Movimento 5 Stelle ha ottenuto un successo enorme. E’ stato votato principalmente dai giovani specialmente da quelli in cerca di lavoro che ancora vivono in casa coi genitori e che ricevono settimanalmente la paghetta da parte dei nonni. E ora, dopo il voto, aspettano di ottenere il reddito promesso. Tutto questo rispecchia, evidentemente, l’onda emotiva che ha travolto questa tornata elettorale con risultati strabilianti per i pentastellati soprattutto al Sud. Quella promessa elettorale ha fatto presa sull’elettorato giovanile. All’inizio ho scritto che questo reddito di cittadinanza non è realistico. Sapete perché? Non ci sono i fondi necessari e le relative coperture economiche. Dove andranno a prendere i 15 miliari di euro all’anno? Aumentando le tasse e introducendo nuovi iniqui balzelli. I Sindaci delle città e dei paesi dell’Italia meridionale sarebbero contentissimi se venisse introdotto subito il reddito di cittadinanza. E anche il Sindaco di Amantea e del mio paese, San Pietro in Amantea, dove il Movimento 5 Stelle è stato votato, sarebbero contentissimi e felicissimi. Non ci sarebbero più disoccupati, nulla facenti. Il problema della disoccupazione sarebbe risolto e per quelli che non hanno un lavoro sarebbe davvero una pacchia e ogni mese potrebbero recarsi presso gli Uffici Postali e ritirare il reddito di cittadinanza che Di Maio aveva promesso durante la campagna elettorale. Alla fine, però, ci saranno amare sorprese. E molti malediranno il Movimento 5 Stelle e quella croce che hanno apposto sulla scheda il 4 marzo ultimo scorso.

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Ci sono volute quasi le 11.00 per avere i dati di tutte le sezioni.

I dati di una di esse, infatti, sono giunti con estrema lentezza.

Almeno rispetto alle altre sezioni cittadine.

Ma sono dati che confermano la grande “incazzatura” degli amanteani.

Simili, questa volta, gli amanteani agli altri meridionali .

Una incazzatura che fa diventare primo partito ad Amantea il M5s.

Il M5s, infatti, alla Camera ottiene 3484 voti su 7398 voti utili( al netto delle schede bianche e nulle).

Sempre il M5s, al Senato, ottiene 3184 voti su 6710 voti utili( al netto delle schede bianche e nulle).

Subito dopo il Centro destra che alla camera ottiene 2472 su 7398 voti utili( al netto delle schede bianche e nulle).

Al senato , invece, il Centro destra ottiene 2175 voti su 6710 voti utili( al netto delle schede bianche e nulle).

Al terzo posto il Centro sinistra che alla camera prende 1.086 voti su 7398 voti utili( al netto delle schede bianche e nulle).

Al senato, invece, il Centro sinistra ottiene 1026 voti su 6710 voti utili( al netto delle schede bianche e nulle).

Ed è da questi primi dati che emerge la prima considerazione politica.

Il M5s ed il centro destra alla camera prendono circa 300 voti in più che al senato ( 3484-3184 il M5s ) e (2474-2175 il Centro destra).

Al contrario il centro sinistra prende solo 60 voti in più (1086 – 1026).

Sembra cioè evidente che il voto giovanile si sia orientato verso il M5s ed il centro destra.

M andiamo avanti.

Forza Italia alla camera ha preso 1626 voti mentre al senato ha preso 1357 voti.

Il PD invece alla Camera ha preso 916 voti ed al Senato 896 voti.

Anche questi dati confermano la staticità del PD che non è riuscito ad intercettare il voto giovanile.

La principale sorpresa comunque è stata sicuramente quella che il voto del PD è stato nettamente inferiore alle attese.

Qualcuno, infatti, si aspettava altissimi risultati considerato che i soli portatori di voti dell’amministrazione comunale ascritti come vicini al PD avevano ottenuto risultati elettorali individuali tali da far pensare almeno ad un risultato triplo rispetto a quello realmente ottenuto.

Quasi come se o non siamo stati richiesti i voti o la incazzatura espressa comprenda anche l’amministrazione comunale.

Non ci azzardiamo, ovviamente, sul campo minato della ascrizione dei politici locali ai gruppi politici che si sono presentati.

Nella foto Morra ( a destra) il primo eletto ad Amantea

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