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Preparavano la fuga in Romania dopo aver narcotizzato e rapinato un anziano a Reggio Calabria, ma sono stati raggiunti e fermati dai Carabinieri a Messina.

 

Due cittadini romeni da tempo domiciliati nel Reggino, Crucita Georgeta Ciurar, 27 anni, e Mihai Ciurar, 26 anni, sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto con l’accusa di aver preso parte, in concorso con altre tre persone, a una rapina avvenuta il 3 dicembre scorso nell’abitazione nel quartiere Ciccarello di Reggio Calabria di un 77enne reggino.

Il malcapitato e’ stato narcotizzato e derubato di circa 2.200 euro in contanti che custodiva in casa.

La squadra mobile reggina, grazie alla denuncia dell’anziano, ha gia’ arrestato i primi tre componenti della banda, due donne e un uomo, a vario titolo coinvolti nella rapina.

Il procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e il sostituto Diego Capece Minutolo hanno coordinato le ricerche dei complici, avviate dai carabinieri in costante collaborazione con la squadra mobile, che hanno consentito di individuare i due a Milazzo, dove si erano rifugiati per organizzare la fuga in Romania.

Il fermo e’ stato convalidato ieri dall’autorita’ giudiziaria di Messina.

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Ieri pomeriggio giovedì 20 dicembre un drammatico incidente scoppiano alla fermata dell'autobus di Recklinghausen .

La città, che ha poco più di centomila abitanti, ha vissuto momenti di panico.

 

La tesi è che l’uomo abbia tentato il suicidio con modalità eclatanti, ma al momento non si esclude nessuna pista.

I poliziotti hanno confermato che una donna è morta e altri otto sono rimasti gravemente feriti.

La portavoce della polizia Ramona Hörst ha dichiarato: "Ci sono le prime indicazioni di un possibile tentativo di suicidio da parte dell'uomo".

L'autista è stato portato in ospedale e non può essere interrogato al momento.

Un testimone ha detto su Twitter: " È stata una situazione caotica: vari soccorritori, compresi i dipendenti di un vicino ortodontista e l'equipaggio di un'auto di pattuglia, si sono presi cura dei feriti.

Non è nota la nazionalità dell’autista.

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Sono finiti alla sbarra i due nigeriani accusati di avere stuprato a turno una 13enne di Ascoli.

L’episodio risale al 20 ottobre del 2017 quando i due stranieri, dopo aver convinto la giovane a seguirli in un’area appartata dei giardini di viale De Gasperi, si erano avventati su di lei e le avevano usato violenza.

Si tratta del 22enne Christopher Ehikhebolo e del coetaneo Patrick Boi.

La ragazzina li conosceva e, come ha poi riferito agli inquirenti, aveva avuto una relazione con Ehikhebolo.

Fra loro, come ammesso dalla 13enne, ci sarebbero stati anche rapporti sessuali consenzienti, ma quel 20 di ottobre il ragazzo per il quale aveva una cotta ha approfittato della sua fiducia per tenderle una trappola.

Trovandosi in inferiorità numerica, la ragazzina è stata palpeggiata e tenuta ferma da una delle due bestie, mentre l’altro la violentava.

Il tutto è stato confermato dagli esami di laboratorio, che hanno rinvenuto tracce del dna degli africani sul corpo della giovane e sui suoi abiti.

Accusati di violenza sessuale di gruppo su minore, Ehikhebolo e Boi dovranno difendersi nella prossima udienza fissata per il 7 gennaio venturo.

La procura di Ascoli ha avanzato la richiesta che entrambi vengano processati, ma c’è la possibilità neppure tanto remota che gli avvocati difensori dei nigeriani chiedano per i loro assistiti il rito abbreviato.

Quest’ultima soluzione garantirebbe agli extracomunitari uno sconto di pena in caso di condanna.

Ehikhebolo, fra l’altro, è stato accusato anche per i rapporti sessuali avuti con la 13enne prima dello stupro.

Anche se in quel caso gli incontri erano avvenuti con il consenso di entrambi, si tratta comunque di sesso con minore.

Christopher Ehikhebolo nega ogni accusa di stupro, e dichiara che fra lui e la ragazza ci sarebbero stati solo baci e carezze e null’altro.

Si dichiara innocente anche Patrick Boi, che ha dichiarato di non aver mai neppure toccato la 13enne. La decisione, in ogni caso, spetterà al giudice.

All’udienza del 7 gennaio i familiari della vittima si costituiranno parte civile.

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