Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota:
“Come si fa per impedire a un giornalista di indagare e permettere ai cittadini di conoscere la verità? Fascismo, stalinismo e logge massoniche avevano i loro metodi coercitivi. Oggi la censura preventiva e l'intimidazione si attuano con espedienti più moderni, e solo apparentemente meno perversi e repressivi. Ad esempio intentando una causa nei confronti di una giornalista e chiedere un risarcimento milionario perché una sua inchiesta ha cercato di fare luce sulle zone d'ombra di una multinazionale.
È ciò che ha fatto l'Eni, sesto gruppo petrolifero mondiale per giro di affari che con una querela di ben 145 pagine accusa Report di Milena Gabanelli di averne leso l’immagine per un'inchiesta del dicembre 2012. Cospicua la richiesta di risarcimento: 25 milioni di euro. Chi si sente diffamato ha tutto il diritto di tutelarsi ma è chiaro che in questo caso l'obiettivo è un altro: un palese tentativo di intimidazione. Il termine tecnico è "querele temerarie," un'azione di sbarramento compiuta nei confronti di un giornalista per dissuaderlo dal proseguire il suo filone di inchiesta. E ovviamente per disincentivare altri cronisti dall'occuparsi dello stesso tema.
Per impedire l'uso di questo strumento intimidatorio il Parlamento ha avviato un lavoro bipartisan nella passata legislatura. Un iter che ovviamente giace ora impolverato nei cassetti di Montecitorio e Palazzo Madama. Per questo oggi lanciamo una petizione per chiedere che il nuovo Parlamento voglia immediatamente mettere mano ad una revisione della materia che preveda una sostanziosa penalità nei confronti di chi utilizza strumentalmente questo tipo di richieste, condannando il querelante, in caso di sconfitta in sede giudiziaria, al pagamento del medesimo importo: se cioè chiedi 25 milioni di euro alla Gabanelli di risarcimento e poi perdi la causa la risarcisci della stessa cifra. E vince il diritto di informare ed essere informati. Stefano Corradino via Change.org
Per firmare la petizione:
https://www.change.org/it/petizioni/salviamo-report-e-il-diritto-di-informare#share
Una pattuglia della Guardia di Finanza di Como scarta l’auto e come in un uovo di Pasqua trova una incredibile sorpresa : 110 kg di oro equivalente a 4,5 milioni di euro costituiti da 12 lingotti.
Erano nel sottofondo di un’auto di un italiano che lavora in Svizzera e che veniva in Italia per vacanza.
E’ un manager di 53 anni italiano ma residenza in Canton Ticino
Il carico non è stato scoperto alla frontiera ma subito dopo Pasqua da una pattuglia che opera nella zona di “retro valico”, cioè fuori dagli spazi doganali.
L’uomo era in viaggio con la moglie ed i tre figli.
I finanzieri insospettiti dal nervosismo del conducente hanno proceduto ad un controllo più accurato scoprendo quel po’, po’ di oro.
Nessuna spiegazione è stata data dal conducente, né alcuna giustificazione
Da qui il sequestro dell’oro e dell’auto e la denuncia dell’italiano per riciclaggio.
Adesso la Guardia di Finanza sta indagando per capire da dove arrivasse e dove fosse destinato.
Il sanguinoso conflitto tra la Corea del Nord e quella del Sud, separate dal famoso 38esimo parallelo, che infiammò l’immediato dopoguerra dal 1950 al 1953, non venne mai chiuso da una pace. Venne solo dichiarato un armistizio che è stato annullato unilateralmente dalla Corea del Nord nei giorni scorsi.
Il dittatore bambino Kim Jong-un ha voluto così rispondere alle manovre militari speciali tenute da Usa e Corea del Sud dall’11 al 21 marzo, manovre che erano a loro volta una risposta all’ultimo esperimento nucleare della Coreca del nord del mese di febbraio scorso.
Il dittatore bambino nordcoreano Kim Jong-un dopo aver dichiarato lo ‘stato di guerra contro la Corea del Sud aprendo ieri i lavori della riunione plenaria del Comitato centrale del Partito dei Lavoratori ha minacciato di rafforzare l’arsenale nucleare. Secondo l’agenzia ufficiale Kcna, Pyongyang migliorerà il deterrente atomico “qualitativamente e quantitativamente” per contrastare le minacce Usa.
Immediate le reazioni degli Stati Uniti che hanno fatto sapere di prendere «queste minacce sul serio» di restare «in stretto contatto con i nostri alleati sudcoreani», ma anche della Russia che ha lanciato un appello alla «massima responsabilità e moderazione» alle due Coree e agli stessi Usa.
Il dittatore ha nel mirino oltre a Seul anche le basi americane nel Pacifico, tra cui quelle in Giappone ( Misawa, Yokosuka e di Okinawa).
Intanto gli Stati Uniti hanno spostato in Corea del Sud dei caccia F-22 che normalmente fanno base in Giappone, a Kadena, “come mezzo per scoraggiare le provocazioni dalla Corea del Nord”, scrive il Wall Street Journal citando fonti del Dipartimento della Difesa.
La Corea del Sud metterà in campo risposte militari forti e veloci contro le provocazioni della Corea del Nord, senza tenere conto delle conseguenze politiche.
I marines della Corea del Sud e americani compiranno inoltre un nuovo ciclo di manovre militari in aprile – nell’ambito delle esercitazioni annuali ‘Foal Eagle’ – per ‘affinare le capacità nelle operazioni di sbarco e tattiche, e di manovra delle unità meccanizzate”.