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Lettera aperta al Commissario Prefettizio di Amantea Dott.ssa Emanuela Greco

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ComuneAmante SPGentile Commissario,

in questa breve nota vorrei sottoporre alla Sua cortese attenzione, in forma schematica e succinta, una minima parte di ciò che ha preceduto il Suo arrivo nella mia città natale. Negli ultimi due anni sono stati posti dei quesiti all’Amministrazione uscente che puntualmente non hanno avuto nessuna risposta. Il mare di Ulisse inquinato, le facili autorizzazioni che hanno deturpato il centro storico, le perplessità sull’ufficio comunale del demanio e le assegnazioni dei lotti estivi, i cancelli che ostruiscono una strada demaniale che attraversa un villaggio turistico. Questa era l'imbarazzante coerenza di un sindaco che pretendeva di governare una città tramite slogans, frasi fatte e, cosa inaudita, seguendo gli umori “famigliari”. E’ stato imbarazzante vedere un Comune comportarsi come una parrocchia, invitando i bambini a rivolgersi a Babbo Natale per ricevere qualche piccolo cadeau! E la sorridente Giunta cosa faceva? Niente, non sapeva cosa dire e cosa fare, balbettava articoli del regolamento, appellandosi alla facoltà di non rispondere.

Egregia Commissaria, poche righe per ribadire quello che tutti i cittadini, e i malcapitati che passavano da Amantea, pativano e continuano a patire ogni giorno e in ogni angolo della città. Strade dissestate, molte delle quali impercorribili, piene di voragini, alcuni dei veri e propri “buchi neri”, molte prive di illuminazione. Il pericolo per le persone, automobilisti e pedoni, era e resta all’ordine del giorno, oltre i danni ai mezzi. A Catocastro come al Centro Storico, a Campora come ad Acquicella, nelle contrade tutte, la situazione era ed è la medesima: abbandono, degrado, incuria, ad iniziare proprio dalla viabilità oltre alla carenza di servizi primari per i cittadini. L’Amministrazione Sabatino, oltre ai proclami, a distanza di oltre due anni non ha provveduto neppure a redigere un Piano Traffico per risolvere la situazione della viabilità. Quindi non solo non ha provveduto alla manutenzione delle strade, con disagi e malcontento ormai diffuso nella popolazione, ma neppure si è pensato a fare di Amantea una città degna di questo nome. Ovunque regnano degrado, abbandono ed emarginazione sociale. Una “strada” se così si può chiamare, che esprime pienamente questa triste situazione è stata asfaltata l’unica volta nel 1982. Da allora è stata dimenticata da tutti, anche dagli Dei. E’ un luogo che giace nell'incuria e che si presenta scarsamente accogliente e percorribile per i suoi abitanti, i loro familiari e gli stessi spericolati cittadini che si avventurano nel percorrerla. Si tratta di una viuzza comunale che collega, la strada che conduce a Serra di Ajello, alla contrada Marano. Il degrado e le oltre 500 buche, è ben visibile. Dalla sporcizia, dalla vegetazione non curata, dal dissesto e dall’assenza totale di manutenzione. L’ incuria in città era e rimane sotto gli occhi di tutti e sotto il naso di tutti. Basta recarsi sul lungomare e dare una sbirciatina a ciò che galleggia indisturbata sul mare di Ulisse. Solo un breve accenno ai “cerotti” che coprono il corpo del paese. Dall’ ex convento dei Gesuiti, al palazzo Florio in pieno centro. Senza dimenticare lo stato in cui versa il monumento ai caduti. E’ una storia infinita di ostacoli, incuria ma anche di scelte che hanno portato l’Amministrazione uscente a privilegiare altri interventi e a lasciare indietro la parte alta del centro storico i cumuli di immondizia, ratti e pericolosi scarafaggi rossi. L’area del cosiddetto Centro storico costituisce, per la rilevante presenza di elementi storico-architettonici, il fulcro dell’identità cittadina e al tempo stesso rappresenta una delle zone con maggiore capacità di condizionare la trasformazione della città. Via Montebianco È una strada stretta. Lunga poco più di 100 metri. Una palazzina dietro l’altra. Un gigantesco capannone ricoperto di amianto. Una ventina di famiglie. Ognuna con il suo morto o il suo ammalato di cancro. Dieci vittime dal 2000 ad oggi. E 25 persone che lottano ancora contro il tumore.

Lei, dottoressa Greco, sarà libera di non credere allo “scemo del villaggio”, additato dalla ex Amministrazione come “pazzo” e ricordandogli costantemente che la sua era “un’ingenua allucinazione”. La logica di derisione del gregge, ancora oggi, si innesca facilmente alla vista del minimo segno di diversità. Il “Ciuoto” fonda la propria forza sulla presunta normalità (di cui è difficile dare una definizione) che lega un membro all’altro, imponendo l’emarginazione di tutto ciò che fuoriesce dai ranghi delle consuetudini e convinzioni che garantiscono esclusività e appartenenza. Il Paese (ovvero la maggioranza), prende “coscienza”, si fa per dire, solo di fronte al folle che ne giustifica l’esistenza. Non a caso Amantea, unico paese al mondo, celebra i matti il 21 luglio di ogni anno. Per finire….. “La corruzione” nel nostro sistema di governo cittadino significava replicare e perfezionare in ogni centro di potere gli ingredienti base della corruzione sistemica. Per vedere tutta la virtù di Mosè, diceva Niccolò Machiavelli, è necessaria tutta la miseria di Israele. Più prosaicamente, si coglie in questo quadro la piena sintonia con quel grumo di interessi opachi che accomuna ampi e trasversali segmenti di certa classe dirigente verso un obiettivo condiviso: estendere il proprio invisibile dominio cleptocratico, rendendo più efficiente e sicura l’appropriazione congiunta della smisurata rendita della corruzione.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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