Gentile Commissaria Colosimo e Commissari Giordano e Trecroci,
oggi qui davanti ai miei concittadini di Amantea voglio rivolgermi direttamente a voi che per quattro mesi avete guidato la nostra Città e che il 12 giugno, dopo le elezioni, la consegnerete al sindaco che i cittadini, solo i cittadini potranno scegliere tra chi oggi si candida per ricoprire questo ruolo così importante.
Mercoledì scorso si è svolto quell’incontro che vi avevamo richiesto per conoscere il percorso che vi ha condotto alla dichiarazione del dissesto finanziario del Comune di Amantea, avvenuta esattamente un mese fa, il 28 aprile con la delibera n.55 del 2017, che fissa nero su bianco che il nostro Comune non è più in grado di garantire l’assolvimento delle funzioni e dei servizi fondamentali propri di un Ente pubblico.
Questa parola, dissesto, che certifica il fallimento non di un comune inteso come comunità, ma di una classe politica che non è solo l’ultima giunta, ma tutte le giunte per lo meno degli ultimi 20 anni.
In realtà pochi amanteani, direi i peggiori che alternandosi e combinandosi in vario modo tra maggioranza e opposizione hanno occupato, come se fosse un’occupazione, la Casa Comunale, disegnando un’architettura in cui non c’era più spazio per i cittadini, ma solo per i politici, quei politici che hanno creduto di essere potenti e che gli andasse sempre bene. E che ancora evidentemente ci credono e ci crederanno se i cittadini glielo faranno ancora credere.
Ed in effetti gli è andata bene… qualcuno si è arricchito, qualcuno si è costruito case e pizzerie con un risarcimento che doveva toccare al Comune, qualcuno ha lavorato alacremente per favorire non l’Ente, non i cittadini, ma gruppi di potere, mentre giorno dopo giorno, con raffinati e chiarissimi artifici contabili si accumulavano 48 milioni di euro di debiti, mentre le strade continuavano a bucarsi, il mare a sporcarsi l’ambiente a inquinarsi e la città ad avere servizi carenti, tra cui quelli delle scuole che iniziavano a dicembre, perché non c’erano mai soldi…. non c’erano mai soldi.
Ma dove sono andati a finire tutti quei soldi? Dove? Me lo chiedeva ieri un cittadino di Campora.
Cosa rispondere? Cosa? Questa risposta oggi non posso darla io, forse altri presto la daranno, anche se la riposta la conosciamo tutti, e dico tutti i cittadini che guardano con obiettività alle cose che succedono e sono successe nella nostra città.
Una frase non dimenticherò mai di questo incontro con la Commissaria Colosimo, ed è la seguente “Il dissesto non è stata una decisione presa a cuor leggero e non vuole mortificare la città, al contrario va visto come un’occasione da cui può generarsi un nuovo corso e Amantea potrà rialzarsi e tornare ad essere la Perla del Tirreno”.
In quel momento, a sentire quella frase, ho provato un’emozione fortissima.
Per la prima volta in quel Comune in cui ero stata aggredita, insultata e derisa, in cui faticavo per avere atti e trasparenza, in cui non io sola ma il Movimento 5 stelle e tutti i cittadini rappresentati eravamo percepiti come un corpo estraneo, da allontanare, respingere, neutralizzare, anche con intimidazioni e richieste di risarcimento, in quel momento per la prima volta ho sentito che lo Stato c’era e che forse poteva esserci una speranza!
Tante volte quello Stato in questi tre anni lo avevo cercato, dopo l’aggressione, e di fronte alla gravità di atti reiterati, ma la mia querela in Procura non sono riusciti a trovarla e ho dovuta ripresentarla, e tante altre volte ho trovato Istituzioni sorde cieche e mute.
In quel momento no, lo Stato c’era ed era impersonato dalla dottoressa Colosimo, la cui scelta avevo criticato perché proveniente da un’esperienza politica pregressa, e che invece è venuta e si è accorta che esisteva una città mortificata e maltrattata e ha lavorato insieme agli altri perché questa città possa finalmente rialzarsi.
Il dissesto, un dissesto non solo economico ma anche amministrativo e morale provocato da una politica padrona e scellerata è stato solo dichiarato ma c’era già e lo sapevamo tutti .
Occorreva, però, che qualcuno si assumesse la responsabilità di dichiararlo, per fermare l’emorragia, per rinascere.
Oggi pubblicamente la ringrazio davanti a voi, perché da oggi, dalla verità tutto potrà finalmente ricominciare.
Francesca Menichino