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Redazione TirrenoNews

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Grillo e Pdl contro Equitalia, ma allora di chi è?

Domenica, 03 Febbraio 2013 17:19 Pubblicato in Italia

Beppe Grillo contro Equitalia. «Va chiusa. Bisogna trattare direttamente con i cittadini. Non è più tollerabile questa situazione che ha portato la gente al lastrico», ha detto il leader del Movimento 5 stelle a Ragusa durante il suo tour elettorale in Sicilia. Ecco la sua ricetta per uscire dalla crisi: «Sconti contributivi per le aziende che assumono under 35, pensione a 60 anni, defiscalizzazione del reddito per le nuove aziende per i primi due anni».

Silvio Berlusconi contro Equitalia «Uno dei primi atti che faremo sarà quello di riformare profondamente i poteri di Equitalia», ha sottolineato a Campobasso, il segretario del Pdl, Angelino Alfano. «Il cittadino - ha spiegato - non deve avere paura del fisco, il cittadino onesto deve essere considerato come tale e abbiamo alcune proposte molto nette per fare sì che il fisco risulti amico: rivedere i poteri di Equitalia e consentire ai cittadini di scaricare nella dichiarazione dei redditi scontrini e fatture. In questo modo tutto il nero emergerà e non ci sarà bisogno di inseguire, con un meccanismo da stato di polizia tributaria, i cittadini italiani. Infine chiediamo che l'amministrazione finanziaria, cioè il fisco, faccia consulenza preventiva ai cittadini dando consigli per non sbagliare la dichiarazione dei redditi».

Ma allora di chi è? E chi la vuole? Chi la difende?

Impossibile saperlo.

Sappiamo solo poche cose.

Che in qualche lista, ben nascosti, sono candidati dipendenti di Equitalia.

«Berlusconi è incredibile - ha replicato il leader dell'Udc Pierferdinando Casini ad Aversa (Caserta) - prima ha creato Equitalia, adesso vuole abolirla».

«Alfano su Equitalia non sa di cosa parla. Forse non sa che tra le tante cose che ha fatto a sua insaputa c'è l'aver votato le regole con cui Equitalia si è mossa. Le ganasce fiscali le hanno votate lui, Berlusconi, Tremonti, Bossi e Maroni. Se il governo Monti è intervenuto su Equitalia, è stato per allentare le ganasce fiscali», ha detto, parlando a Bologna durante l'inaugurazione della sede elettorale di Futuro e Libertà, Benedetto Della Vedova, ex capogruppo di Fli alla Camera e candidato al Senato in Lombardia nella lista con Monti per l'Italia.

Enza Bruno Bossio ha il piglio della leader e lo mostra tutto. Nell’intervento svolto nel corso della manifestazione tenutasi oggi a San Marco Argentano, Enza Bruno Bossio ha incalzato i centristi rispetto al loro posizionamento di centro nello scacchiere politico-istituzionale evidenziandone, a suo dire, la duplice debolezza.

Intanto, dopo lunghi anni di ambiguità centrista non è proprio un successo quello di Casini che è stato costretto a mettersi sotto la tutela di Mario Monti.

Se Casini e l’UDC avessero avuto politicamente ragione la loro proiezione politica oggi doveva essere ben’altra.

In queste elezioni, di fatto, non perseguono l’obiettivo di far affermare un programma di governo capace di porre le condizioni per la fuoriuscita dalla crisi dell’Italia dalla crisi ma sono impegnati in un tentativo di utilizzare i loro voti per impedire la stabilità del governo soprattutto attraverso il voto al Senato e poter contrattare così una loro rendita di potere.

La evidente debolezza di Casini è ancor più amplificata dalla contraddizione di Monti che, se nei mesi passati si è affermato in Europa come elemento di stabilità, oggi a quella stessa Europa si presenta come il vero fattore di instabilità.

Tutto ciò in una regione come la Calabria diviene addirittura farsesco, se è vero come è vero che i moderati sono chiamati a pronunciarsi o a favore dell’UDC o a favore di Scopelliti.

Ormai è giunta l’ora che l’UDC decida: dentro o fuori il governo regionale.

Non si possono ingannare i calabresi e pensare magari che tutto possa procedere come se niente fosse successo dopo le elezioni.

A maggior ragione, alla luce del fallimento dell’esperienza dell’attuale governo regionale, sarebbe un atto di trasparenza democratica se l’UDC chiedesse il voto sulle basi di una inevitabile chiarezza politica”.

Un garbato ma deciso e forte. Senza infingimenti in particolare quando si tratteggia il rischio del grande inganno

Trebisacce : un’accetta ed una mazza per tagliare il padre.

Domenica, 03 Febbraio 2013 16:18 Pubblicato in Calabria

Era il 2006 quando Stefania Chiurco fu ricoverata nel Centro d'igiene mentale di Perugia.

Bastarono 20 giorni per una diagnosi precisa: schizofrenia.

Il ricovero avvenne quando dopo una furibonda lite avuta con i genitori.

E' stata lei stessa ad ammetterlo dopo l'arresto. Intanto trovati in casa della donna gli "strumenti" utilizzati per smembrare il cadavere del padre Riccardo . Stefania ha usato un'accetta comprata appositamente e una mazza trovate dal colonnello Francesco Ferace.

Un'appropriata terapia ed il ritorno in famiglia senza più manifesti segni di squilibrio.

Ma nessuno può escludere che la malattia sia rimasta latente e poi riemersa improvvisamente. Come non pensarlo ascoltando Stefania Chiurco riferire ai PM Franco Giacomantonio e Silvia Fonte Basso che avrebbe sezionato il corpo del padre perchè non poteva restare tagliato a metà, dentro due buste, perché «sarebbe stato mangiato dai cani randagi. Non potevo lasciarlo la, è sempre mio padre».

Come non pensarlo quando dopo la macellazione ripulisce tutto usando litri di candeggina e spiegando che quel sangue le dava fastidio. «La casa dev'essere sempre in ordine», ha spiegato.

Come non pensarlo quando ha spiegato di aver agito come ha fatto perché “se non l'avessi perfettamente smembrato e diviso in piccole porzioni non sarebbe entrato nelle scatole che mi ero procurata”.

Come non pensarlo quando, dopo l'arresto, il tenente colonnello Vincenzo Franzese, comandante del Reparto operativo, le ha chiesto come fosse deceduto il genitore, e lei ha risposto: «Siccome stava male, aveva vari acciacchi, ha chiamato qualcuno per farsi uccidere e poi lasciarsi abbandonare vicino casa perché io me ne occupassi».

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