Peppe Furano scrive: Non sono certo uno che è contro la scienza, la tecnologia e il progresso, ma ho sem pre ritenuto e ritengo che qualsiasi scoperta scientifica e qualsiasi applica zione tecnologica debba sottostare alla severa valutazione dei costi e dei benefici per il presente e per il futuro per l’intera umanità.
E’ innegabile che in passato il settore petrolifero,pur facendo subire, all’umanità tutta,grandi costi,ha consentito nel contempo,alla stessa umanità, un grande progresso.Ma oggi il progresso scientifico e tecnologico ci possono permettere un graduale abbandono di questa fonte di energia.
I pericoli legati alle trivellazioni nel mediterraneo sono di diversa natura.
Prima di tutto gli incidenti. Un incidente che provocasse dispersione di idrocarburi nel mare potrebbe mettere inginocchio l’Italia. Secondo L’Ispra,con le tecnologie attuali,saremmo in grado di recuperare solo il 30% del materiale fuoriuscito. Il resto rimarrebbe nel mare e in un mare come l’Adriatico, un mare chiuso che impiega circa 80 anni per un ricambio dell’acqua, i sedimenti degli idrocarburi andrebbero a depositarsi sui fondali e lungo le coste.
Quanto agli impatti ambientali delle attività estrattive, dati pubblicati recentemente sempre dall’Ispra, richiesti da Greenpeace, dimostrano come nei fondali attorno alle piattaforme vi sia una contaminazione di diverse sostanze inquinanti.
C’è poi il fenomeno della subsidenza. A partire dagli anni ’40-’50, questo fenomeno ha interessato la costa emiliano-romagnola in maniera talmente rilevante da risultare la causa preponderante dell’erosione costiera.
Le cause di questo fenomeno sono state individuate sia nell’estrazione dell’acqua dalle falde profonde sia nell’estrazione del gas.
Infine la legge obbliga le compagnie petrolifere di prevedere i fondi per il ripristino dei luoghi. Ma se l’estensione delle concessioni è all’infinito, non nasce il sospetto che questo potrebbe essere un modo per non far pagare loro i costi dello smantellamento previsti nel piano industriale? Non sarebbe un regalo occulto alle compagnie petrolifere?
E alla fine questi costi non sarebbero pagati dai cittadini?
Qualcuno dirà che se questi sono i costi in contropartita ci sono molti vantaggi per tutti.
In primis salvaguardia di posti di lavoro, poi i soldi che i petrolieri pagano all’Italia e infine il risparmio di importazione di gas e petrolio dall’estero.
Sono argomenti falsi.
L’Unione petrolifera conta 35 mila addetti nel settore. I posti a rischio, da calcoli effettuati da esperti dei comitati per il Sì, potrebbero essere poche migliaia, riassorbibili in altri settori. Questi calcoli sono sicuramente convincenti se la Fiom Cgil si è schierata a fianco del Comitato per il Sì.
Le royalties pagate dai petrolieri all’Italia non solo sono molto basse, ma se la produzione è al di sotto di un certo livello non sono pagate. Secondo il ministero dello sviluppo delle 26 concessioni che estraggono gas, solo 5 hanno pagato royalties nel 2015!
Infine ricordando che gas e petrolio provenienti dalle trivelle è dell’1% dei nostri consumi di petrolio e del 3% di quelli di gas e che in questi anni stiamo diminuendo rapidamente la dipendenza da queste due fonti non è affatto scontato – come affermano i comitati per il No – che saremmo costretti ad aumentare le importazioni di queste risorse. Anche perché le piattaforme non chiuderebbero subito ma nel corso dei prossimi dieci anni.
Questi i motivi economici e ambientali per andare a votare e votare Sì.
Ma ci sono motivi culturali,civili e democratici,forse ancora più importanti, per correre a votare e votare doppiamente Sì!
Il boy scout, Presidente del Consiglio-segretario del Pd, si è schierato per l’astensione, perché non vuole che si arrivi al quorum e con faccia veramente tosta ha definito questa scelta “sacrosanta e legittima”. Ora si capisce perché non ha voluto accoppiare referendum ed elezioni amministrative facendo sprecare 300 milioni agli italiani!
Il Presidente del Consiglio sostiene l’astensione nonostante sappia, come ha ricordato il costituzionalista Michele Ainis,che ci sono in vigore due norme che prevedono una pena da 6 mesi a 3 anni se “un investito di un pubblico potere ” organizza l’astensione.
Ma cosa ci si poteva aspettare da questo “guascone” che senza mai essere stato eletto,con un parlamento di nominati,per lo più dichiarato incostituzionale,ha modificato 41 articoli della Costituzione con voti di fiducia,canguri,aiuti di verdiniani e calpestando ogni pur minimo diritto delle minoranze!
Nel 1990 Bobbio scrisse “Vogliamo renderci conto che se questo espediente o trucco di non votare continuerà,ben pochi referendum d’ora in poi resisteranno alla prova richiesta per la loro validità,e la gemma della nostra Costituzione sarebbe spacciata?”.
E oggi, con grande senso civico e democratico, il Presidente della Corte Grossi ha dichiarato “Si deve votare. Ogni cittadino è libero di farlo nel modo in cui ritiene giusto, ma si deve partecipare al voto, il referendum è per ciascuno di noi. Significa essere pienamente cittadini”.
Evidentemente il Presidente del Consiglio non ha nessuna voglia e nessuna intenzione di “essere pienamente cittadino” e vuole platealmente calpestare “la gemma della nostra Costituzione”!.
L’istituto del referendum è molto importante in quanto è l’unico momento in cui,in una democrazia rappresentativa come la nostra,il cittadino può operare una scelta diretta e senza mediazione.
Un popolo che abbia il minimo senso civico e un minimo di dignità democratica di fronte a un Presidente del Consiglio che così spudoratamente non vuole “essere pienamente cittadino” e calpesta “la gemma della nostra Costituzione” dovrebbe correre a votare,votare Sì per ricordare a questo Presidente abusivo che i cittadini italiani vogliono “essere pienamente cittadini” e non vogliono calpestare “la gemma della nostra Costituzione”.
Giuseppe Furano