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APPELLO NAZIONALE CONTRO IL SISTEMA DEL MERCATO DEL LAVORO NEI CALL CENTER E DELLE SEDI OPERATIVE ITINERANTI

Ill.me Eccellenze:

Presidente del residente Consiglio dei Ministri

Presidente del Senato

Presidente della Camera

Ministri e Sottosegretari della

Repubblica

Parlamentari Italiani

c.a. Senatori eletti in Calabria:

AIELLO Piero, AP (NCD-UDC)

BILARDI Giovanni, AP (NCD-UDC)

CARIDI Antonio Stefano, GAL

D'ASCOLA Nico, AP (NCD-UDC)

GENTILE Antonio, AP (NCD-UDC)

LO MORO Doris, PD

MINNITI Marco, PD

MOLINARI Francesco, M5S

MORRA Nicola, M5S

SCILIPOTI ISGRO' Domenico (FI)

c.a. Deputati eletti in Calabria

-AIELLO Ferdinando PD

BARBANTI Sebastiano M5s

BATTAGLIA Demetrio PD

BIANCHI Dorina NCD –UDC

BINDI Rosy PD

BRUNO BOSSIO Vincenza PD

BRUNO Franco (CD)

CENSORE Bruno PD

D'ATTORRE Alfredo PD

DIENI Federica M5S

GALATI Giuseppe (FI)

MAGORNO Ernesto PD

NESCI Dalila M5S

OLIVERIO Nicodemo Nazzareno PD

PARENTELA Paolo M5S

OCCHIUTO Roberto (FI)

SANTELLI Jole (FI)

SCOPELLITI Rosanna NCD –UDC

STUMPO Nicola PD

Presidente Regione Calabria

Prefetto di Catanzaro

Segretari nazionali OOSS di settore

Confindustria

Spett.le WIND SPA

e p.c. Spett.le CONSOB

SEDI ISTITUZIONALI

Oggetto:

- richiesta riconoscimento garanzie costituzionali agli addetti delle ditte di call center appaltatrici dei grandi operatori; regolamentazione del settore;

richiesta riconoscimento clausola di salvaguardia e mantenimento delle sedi operative nei territori dove insistono attualmente.

- Vicenda “INFOCONTACT SRL” e sede operativa di Lamezia Terme;

commessa WIND spa; richiesta tutela concreta; PROPOSTE RISOLUTIVE.

L’associazione “Città delle Idee”, da Lamezia Terme, presenta il seguente appello propositivo, affinché venga rivista l’attuale disciplina normativa relativa al mercato del lavoro nei Call Center.

Ad oggi, grandi società operanti in Italia appaltano liberamente, a società di call center, servizi essenziali per la propria attività d’impresa, senza dover tenere conto dei diritti dei lavoratori assunti dalle società appaltatrici.

Allo scadere di una commessa, se lo stesso lavoro viene aggiudicato ad altri soggetti, questi non devono preoccuparsi dei lavoratori che vi lavorano fino al giorno prima.

In questo modo, è possibile che nuovi offerenti, avvalendosi delle diverse agevolazioni che consentono o hanno consentito detrazioni o benefici fiscali per l’assunzione di disoccupati o residenti in aree beneficiarie degli sgravi, possano presentare offerte economiche più basse di quello che sarebbe possibile senza le suddette agevolazioni.

Per i primi anni i vantaggi sono per tutti: grandi società appaltanti, che beneficiano di servizi a costi più bassi di quelli che dovrebbero essere; società appaltatrici, che ottengono commesse spesso milionarie; nuovi lavoratori, che riescono a inserirsi in un mercato del lavoro. E magari anche per alcuni “politici” ai quali, se hanno “un’ascendente” sulla società che deve assumere, il sistema del precariato diffuso va più che bene.

In questo sistema, però, anche i contratti di lavoro a tempo indeterminato, di fatto, sono radicalmente incerti e precari, vincolati a circostanze sulle quali i lavoratori non possono avere alcuna influenza.

PRINCIPI COSTITUZIONALI VIOLATI

Ricordiamo a tutti però l’art. 1 della Costituzione, ma ancor di più l’art. 4: “LA REPUBBLICA RICONOSCE A TUTTI I CITTADINI IL DIRITTO AL LAVORO E PROMUOVE LE CONDIZIONI CHE RENDANO EFFETTIVO QUESTO DIRITTO”.

Peraltro, l’unione Europea tutela i diritti acquisiti, come dovrebbero essere quelli maturati da chi è regolarmente inserito in un settore produttivo non soggetto a crisi o riduzione del volume d’affari, e lavora diligentemente e produttivamente.

Alla luce di quanto sopra evidenziato, l’ associazione politico/culturale CITTÀ DELLE IDEE (CDI), dopo approfondimenti in tavoli tecnici (che hanno visto la partecipazione di avvocati, dottori commercialisti e consulenti del lavoro), intende sottoporre all’attenzione dei soggetti in indirizzo (ognuno per quanto di propria competenza) il seguente

APPELLO:

- A TUTTE LE FORZE POLITICHE NAZIONALI:

si chiede l’adozione di una apposita normativa ad hoc, che renda effettive e concrete anche per i lavoratori in questione le garanzie costituzionali.

Città delle Idee, PROPONE di disciplinare:

1. l’obbligo di salvaguardia dei posti di lavoro degli operatori di call center, in modo che in caso di avvicendamento tra soggetti gestori del medesimo servizio, il nuovo debba dare attuazione all’art. 4 della Costituzione e assumere il personale già in forza al precedente gestore;

2. l’obbligo per il nuovo gestore di mantenere l’unità produttiva/operativa ad una ragionevole distanza da quella dove attualmente insistono i call center, in modo da salvaguardare i diritti dei lavoratori che hanno oramai stabilito la propria residenza nei diversi comprensori.

- ALLE FORZE SINDACALI NEGOZIATRICI A LIVELLO NAZIONALE DEI CONTRATTI COLLETTIVI DI CATEGORIA:

Città delle Idee PROPONE di prevedere, nei prossimi tavoli di rinnovo dei CCNL di categoria, la effettività della tutela, per mezzo della previsione di apposite clausole di salvaguardia occupazionale, conformemente a quanto avviene in tanti altri settori produttivi (tra i vari, ricordiamo l’art. 6 del CCNL Igiene Ambientale, l’art. 4 del CCNL Multiservizi); con la conseguenza di esporre eventuali soggetti inadempienti alle azioni legali finalizzate alla tutela reale dei lavoratori.

URGENTE VICENDA INFOCONTACT SRL E #1800SENZAFUTURO

Nel vuoto normativo lamentato, esemplificativa nella drammaticità è la situazione della società di call center Infocontact Srl di Roma, operante in Calabria, finita da diversi mesi in amministrazione straordinaria.

Negli ultimi anni, grazie alle agevolazioni sulle stabilizzazioni di disoccupati residenti in aree svantaggiate, l'Infocontact ha assunto lavoratori in Calabria, prestando servizi in favore di numerose e grandi società, a vantaggio delle quali ha praticato prezzi molto convenienti (tra le varie società, WIND, ENEL, ENI, TELECOM, VODAFONE, POSTE MOBILI, INFOSTRADA, 1244, DIRECT

ASSISTANCE, POSTECOM, CON TE ASSICURAZIONI, TELETU).

Oramai, però gli sgravi e i prezzi bassi sono finiti, la società è in amministrazione straordinaria e non viene invitata a nuove gare, e nessuno si preoccupa della fine dei 1800 lavoratori.

I lavoratori stessi, temendo a ragion veduta il peggio, hanno avviato la protesta #1800senzafuturo, che merita la massima attenzione ed intervento nazionale.

Perché, come visto, il problema è del sistema italiano del mercato del lavoro nei call center.

COMMESSA WIND SPA IN SCADENZA

La WIND spa, che da tempo si avvale dei lavoratori Infocontact srl della sede di Lamezia Terme, ha il contratto in scadenza.

Ha pubblicato un nuovo bando per cercare il nuovo appaltatore con il prezzo più basso, non ha invitato la infocontact (in quanto in amministrazione straordinaria), e non ha previsto alcunché per le centinaia di lavoratori che ad oggi ancora stanno lavorando per la stessa Wind.

In altre parole, a breve i lavoratori potrebbero ricevere una lettera di licenziamento, ed il loro lavoro essere affidato a chissà chi e dove.

Magari addirittura, come capita con sempre più commesse, in paesi stranieri come l’Albania o la Romania.

Non essendo accettabile un epilogo del genere, CITTÀ DELLE IDEE, nell’immediato, PROPONE alla WIND SPA di integrare il bando pubblicato prevedendo:

1. l’obbligo per il soggetto aggiudicatario di assumere direttamente il personale attualmente impegnato sulla commessa;

2. l’obbligo contestuale, per il soggetto aggiudicatario, di mantenere la sede operativa nel territorio comunale di Lamezia Terme (dove gli immobili idonei non mancano e da dove attualmente viene gestita la commessa).

Ancor più, in considerazione della situazione di fatto e degli interessi in campo (quello di WIND di avere un buon servizio al minor costo possibile, e mantenere agli occhi dei propri investitori di borsa l’immagine di società seria; i LAVORATORI a mantenere la propria fonte di reddito e continuare a lavorare diligentemente), si

PROPONE A WIND SPA

3. di prorogare il termine di scadenza dell'appalto, essendo nelle sue facoltà;

4. di consentire ai lavoratori che attualmente operano sulla commessa di organizzarsi in forma di società cooperativa di lavoratori, ricevendo poi direttamente l'affidamento della gestione del servizio.

5. In alternativa, di farsi carico di tutto il personale impiegato ed assumerlo direttamente, adibendolo a quei numerosi servizi di call center di cui la stessa Wind necessita costantemente.

Si evidenzia, per altro, che la forma giuridica di società cooperativa, non avendo finalità di lucro bensì esclusivamente finalità di tipo mutualistico, rappresenta lo strumento che rende possibile la prestazione del sevizio con standard qualitativi elevati al costo più basso possibile.

In ordine poi alla qualità e professionalità dei lavoratori sulla commessa specifica, ricordiamo che i lavoratori in questione sono stati formati ed istruiti direttamente da Wind, seppure nei locali della Infocontact srl. Sono perfettamente idonei a erogare i servizi attuali, ovvero essere formati per erogarne ulteriori.

In mancanza di atti e riscontri urgenti e concreti, sarà necessario attivare le forme più coerenti per raggiungere l’obiettivo di tutela reale dei lavoratori.

Con osservanza. Lamezia Terme, lì 15.01.2015 CITTÀ DELLE IDEE Il Presidente Andrea Falvo

Ed arriva da pochi minuti la notizia che “il MISE convocherà le organizzazioni sindacali a Roma per discutere il 22 gennaio della Vertenza Infocontact. In attesa della convocazione formale che giungerà alle segreterie nazionali e regionali di categoria, i lavoratori potranno godersi questa prima conquista, che comunque non è che il primo passo verso una risoluzione positiva di una vertenza che impatta 1800 famiglie calabresi".

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Il ministero apra un tavolo di crisi nazionale

"Dopo la crisi estiva si registra un nuovo stallo per l’azienda calabrese Infocontact.

L’imminente scadenza di importanti commesse e l’esclusione della società, ora a regime commissariale, dai bandi gara delle medesime, pone seri dubbi sul suo futuro.

Come Movimento 5 Stelle facciamo nostro l’appello dei 1800 dipendenti che da troppo tempo vivono sulla loro pelle la condizione di precarietà e che ora annunciano azioni eclatanti".

E' quanto affermano in una nota stampa Sebastiano Barbanti – M5S, Cittadino eletto alla Camera e Francesco Molinari – M5S, cittadino eletto al Senato.

"Crediamo sia arrivato il momento che il Governo dia risposte certe a questa categoria e pensiamo che il Mise (Ministero per lo sviluppo economico) debba aprire immediatamente un tavolo di crisi nazionale per fare il punto della situazione e prospettare soluzioni imprenditoriali a lungo termine. Non possiamo più assistere a speculazioni economiche sulle spalle di dipendenti che giornalmente lottano per far girare quel poco di economica che ancora si riscontra in Calabria - affermano Molinari e Barbanti -.

Da Lamezia a Rende passando per le sedi periferiche, i lavoratori sono in apprensione. Ed è un allarme che ormai coinvolge la maggioranza della popolazione calabrese, se è vero che il 93,5% dei nostri corregionali non ha più alcuna fiducia nel futuro e ha paura di perdere il posto di lavoro (dati Demoskopica 2015).

È una percentuale altissima che indica il vero male della nostra terra e dell’Italia tutta: la cattiva politica della clientela, degli affaristi e dei lobbysti, dell’inciucio e del malaffare.

Porteremo nelle sedi opportune - conclude la nota dei Cinque stelle - il caso Infocontact e scriveremo al Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi e al Ministro dell’Interno Angelino Alfano per sapere quali azioni intendono intraprendere per cercare al più presto una soluzione a questa odissea lavorativa che coinvolge 1800 lavoratori”.

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“Sono Sereno” dichiara l'ex presidente del consiglio regionale della Calabria Francesco Talarico dopo aver ricevuto il rinvio a giudizio da parte del gup Caterina Catalano del tribunale di Reggio Calabria in conseguenza dell'inchiesta riguardante l'attestazione di falsi requisiti per le nomine all'interno del Cda dell’Arpacal.

 

“Sono Sereno, perché la documentazione è stata prima verificata dall'Ufficio di Presidenza, che ha dato l'ok, e quindi il consiglio regionale mi ha delegato a procedere con le nomine» continua Talarico. Una sorta di “avallo” che lo depenalizza quasi che fosse un parere.

«Sono sereno per la trasparenza e la correttezza del mio operato e allo stesso modo fiducioso nel lavoro della magistratura convinto che nella fase dibattimentale sarà dimostrata la mia estraneità ai fatti contestati».

La prima udienza è fissata per il prossimo 3 marzo presso il tribunale di Reggio Calabria.

La vicenda risale alle nomina del consiglio di Amministrazione dell’Arpacal la società regionale che gestisce l'ambiente calabrese.

Gli interessati avevano presentato il proprio curriculum agli uffici amministrativi della Regione ed il curriculum era alla base della stessa nomina .

Nelle mire della procura erano finiti anche il presidente dell'Arpacal, Marisa Fagà, Mario Russo, esponente del consiglio di amministrazione, e due funzionari regionali, Giovanni Fedele e Luigi Multari, tutti accusati a vario titolo di abuso d'ufficio e falso in atto pubblico. 

In particolare, agli amministratori dell'Agenzia regionale viene contestato di avere falsamente attestato nelle richieste inoltrate, di possedere esperienza tecnico-scientifica in materia ambientale (come veniva richiesto dall'Arpacal) e di aver maturato cinque anni di attività professionale inerente all'incarico.

La Procura di Reggio Calabria aveva chiuso le indagini sulle presunte irregolarità nelle nomine dei membri del cda dell`Arpacal nel novembre 2013.

Ed erano state sette le persone inizialmente finite nel registro degli indagati con le ipotesi di falso e abuso d`ufficio: il presidente del consiglio regionale Franco Talarico, i due dirigenti della Regione Giovanni Fedele e Luigi Giuseppe Multari, il funzionario Rocco Sirio e i vertici dell`agenzia regionale per l`ambiente la presidente Marisa Fagà e i componenti del cda Ida Cozza e Mario Russo.

Il funzionario Rocco Sirio e la componente del CDA dell`agenzia regionale per l`ambiente Ida Cozza sono rimasti fuori dal processo.

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