
Il consigliere Salvatore Magarò vuole diventare un politico “del fare”. Tardi, ma bene. Il problema è che vuole affrontare il serio e grave problema dei tumori del colon, della prostata e del seno con le lettere obbligatorie!
Lettere che invitano i cittadini over 45 presentarsi “presso le strutture sanitarie per effettuare gli esami e le analisi, quelli delle feci, le mammografie e quello del PSA, che possono favorire una diagnosi preventiva”
Caro Salvatore, ma dove vivi? Non certamente in Calabria, vero? Già, perché se vivessi in Calabria sapresti che per una mammografia ci vogliono mesi e mesi di prenotazione. UNA VERGOGNA!
Vuoi davvero affrontare questi problemi ? Allora istituisci una equipe per ogni ospedale, clinica privata o poliambulatorio, finalizzata a controllare ogni giorno 10,20,30 ultraquarantacinquenni ( dipende da quanto tempo ritieni di avere a disposizione) per fare esattamente quello che suggerisci e guidare subito dopo nelle fasi sanitarie successive i casi per i quali dovesse verificarsi una percentuale di rischio.
Si chiama medicina preventiva nella quale il sistema sanitario si pone a disposizione del paziente.
Ed è qui che casca l’asino. Per fare questo ci vuole un sistema sanitario e noi in Calabria non ce l’abbiamo. Accetto la sfida nelle dimostrazione del contrario.
Ed è qui che la politica può intervenire, se ne è capace, “oltre le parole”.
Se davvero dovesse interessare la proposta siamo in grado di fornire un programmino che controlla il sistema di sanità preventiva suggerito. Ecco comunque le dichiarazioni di Magarò che ( è una provocazione) riteniamo resteranno sulla carta!
“Reggio Calabria, 22.09.2013
“Per dimostrare nei fatti che, proponendo di aprire nella politica regionale un ‘cantiere della concretezza’ chiedo che in Calabria si intrecci una sfida sui temi ‘del fare’ che metta al centro i problemi dei cittadini e la loro soluzione, voglio fare un esempio molto pratico. Ci sono tre patologie, i tumori del colon, quelli alle mammelle e quelli alla prostata, che sono tra le più gravi e diffuse e che ‘costano’ cifre enormi alle finanze pubbliche oltre a far pagare un prezzo di sofferenze e a volte anche di vite umane ai calabresi. Ebbene, perché non rendere obbligatorio l’invio di una lettera a tutti i cittadini e cittadine che compiono 45 anni, invitandoli a recarsi presso le strutture sanitarie per effettuare gli esami e le analisi, quelli delle feci, le mammografie e quello del PSA, che possono favorire una diagnosi preventiva ed interventi efficaci in grado di scongiurare tristi epiloghi?”.
“Occorre superare, anche per quanto riguarda la sanità, sterili contrapposizioni per passare a un confronto stringente ma positivo, per individuare soluzioni capaci di tramutarsi in risultati”.
“Invece giorno dopo giorno si discute accanitamente soprattutto dei conti ‘in rosso’, per attribuirne la responsabilità alla Giunta attuale o a quelle in carica precedentemente. Poco o nulla si propone di fattibile per ridurre i costi del settore e per alleviare le sofferenze dei calabresi ammalati.”
“Tornando alla mia proposta so bene che in Calabria per quanto riguarda la prevenzione e gli ‘screening’ non si parte certo da zero, ma chiedo che si faccia uno sforzo in più per raggiungere capillarmente tutti i potenziali soggetti a rischio per effettuare una grande campagna di controlli preventivi. Si tratta, in fondo, di esami ed analisi che non hanno costi elevati e che possono, al contrario, far risparmiare grandi risorse economiche e, quel che più conta, enormi costi umani”.
“Sarebbe uno scatto positivo di concretezza. Un passo avanti nel ridare slancio e vigore a una politica che, in Calabria più che altrove, sembra aver smesso di guardare in faccia gli elettori che prima di tutto sono cittadine e cittadini in carne ed ossa. Sarebbe un atto tangibile volto a superare i limiti asfittici di una dialettica politica che si riduce a un batti e ribatti di denunce di limiti e inadeguatezze dell’azione di governo e dall’altra di difese ‘a riccio’ della propria attività amministrativa”.
Giuseppe Marchese
Non c’era certo bisogno della vicenda di Marilina Intrieri per avere una immagine ulteriore della fragilità della nostra Calabria.
Parliamo della garante dell’infanzia nominata non già come si dice falsamente dal consiglio regionale, al quale competeva, ma dal Presidente del Consiglio regionale Talarico con un “SUO” decreto n 46 del 22 dicembre 2010.
Ed è proprio per questo che non comprendiamo Talarico quando dichiara : «Credo che il modo migliore per chiudere la vicenda sia la sua immediata rinuncia all’incarico che il consiglio regionale le ha assegnato».
Eh, no, Presidente ! Che Lei ha assegnato, non il Consiglio.
E non basta ! Che significa la dichiarazione di Talarico quando afferma che “Le dimissioni sarebbero un gesto importante e consapevole ed eviterebbero, al consiglio regionale, di avviare la verifica sulle procedure per la revoca dell’attuale Garante, per poi procedere con un nuovo incarico».
Ma scherziamo? Talarico la nomina e poi pretenderebbe che fosse il consiglio ad iniziare la procedura di revoca?
Logico che Marilina Intrieri risponda al "garantista" Talarico”: « Respingo la richiesta del presidente del consiglio regionale di dimettermi e lo invito a ritirare le gratuite insinuazioni nei miei confronti ».
Aspettiamo di sapere come finisce ( secondo noi Talarico chiederà scusa)e soprattutto sapere cose c’è dietro tutta la vicenda .
Sembra utile ricordare che la Intrieri ha dichiarato: ''Evidentemente il Presidente o si e' fidato dei falsi e fantasiosi titoli dei giornali o non e' stato bene informato, o bisogna ipotizzare altri motivi che non conosco”. A quali motivi si sarà riferita?
Abbiamo pubblicato la notizia di una intera classe politica calabrese ( di dx e di sx) che è andata a perorare il problema dei precari della sanità ( per ora, ma poi il problema riguarderà tutti i precari del pubblico impiego ) e ci siamo impegnati a riportare l’evoluzione dell’incontro.
Ci eravamo illusi. Pur essendo presenti oltre a Molinari (M5S), Antonio Gentile, Giuseppe Galati, Gino e Michele Trematerra, Francesco Talarico, Bruno Censore, Jole Santelli, Gianpaolo Chiappetta, nessuno di loro ha emanato una nota stampa od un qualsivoglia comunicato, come peraltro spesso fatto con carattere di Minculpop.
Ne parla stasera solo il senatore Francesco Molinari , sentito dal nostro sito oggi pomeriggio, al titolo “: Basta ai cinici ragionamenti clientelari “.
Ecco il comunicato:
“Ieri, giovedì 12 settembre, su mandato degli attivisti del Movimento, ero presente all’incontro che il Ministro D’Alia della Funzione Pubblica ha avuto con Antonio Gentile, Giuseppe Galati, Gino e Michele Trematerra, Francesco Talarico, Bruno Censore, Jole Santelli, Gianpaolo Chiappetta, i quali volevano far desistere il Governo dall’impugnazione della legge regionale 12/2013 (recante “Provvedimenti per garantire la piena funzionalità del Servizio Sanitario nazionale”) dinanzi alla Corte Costituzionale.
Il tema, per me, era delicatissimo : far coincidere la difesa degli interessi dei lavoratori precari della sanità calabrese (troppe volte illusi dai vari governi regionali e sfruttati per mero calcolo elettorale) con i valori della legalità rappresentati dai principi del nostro ordinamento giuridico.
Ho ribadito, a nome del Movimento, che ero lì per dare un contributo solo ed esclusivamente per eliminare la piaga del precariato, iniziando da quelli della sanità : non mi interessa altro che liberare i cittadini da una forma di moderna schiavitù per favorire la loro emancipazione sociale attraverso il lavoro.
Il risultato dell’incontro è stato interlocutorio e non decisivo : pur mostrando, il Ministro, di volersi interessare alla sostanza dell’argomento non ha potuto offrire alcun impegno sullo scopo dei suddetti, portatori degli interessi della vecchia politica calabrese.
La colpa è da annoverare unicamente ad una pessima legge, emanata con grave ritardo rispetto agli interessi da tutelare e per motivi sospetti, ma anche dalla mancata presentazione del Programma Operativo 2013-2015 (la presentazione di questo avrebbe infatti consentito lo sblocco del turnover nella misura del 15% per iniziare, intanto, a riconoscere le legittime aspettative di una parte dei lavoratori) : non sarà facile tutelare gli interessi dei lavoratori precari della sanità, viste le audaci argomentazioni giuridiche portate a sostegno delle pretese dell’attuale “establishment” regionale e la sua inefficienza amministrativa.
Al di fuori di cinici ragionamenti clientelari, il Movimento si impegnerà comunque per trovare in ogni sede la soddisfazione dei lavoratori precari calabresi per la loro piena partecipazione ai diritti sociali, e ciò per ogni settore, produttivo e non, pubblico e privato”