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Non c’è stata certamente gioia nell’apprendere che la nostra terra era rappresentata solo da Jole Santelli ed Antonio Catricalà( come se poi essere nati in Calabria significasse automaticamente rappresentarla e sostenerne gli interessi, soddisfarne i bisogni)

Ma certamente c’è stata profonda amarezza nel leggere che solo il PDL e la Lista Monti avevano avuto almeno un sottosegretario.

Niente il PD! Niente i Democrat che non solo sono fortemente al Governo ma che hanno addirittura il Presidente del Consiglio.

E pensare che Bersani quando scese giù da noi aveva detto che avrebbe lui stesso rappresentato e difeso la nostra terra di Calabria.

Previgente il buon Sandro Principe che aveva dichiarato « Ci lamentavamo del governo Berlusconi-Bossi a trazione nordista. Ma mi pare che anche questo esecutivo non vada molto meglio dal punto di vista degli equilibri territoriali »

Amaro invece il commento di Mario Pirillo « Non auspicavo certo si ripetesse il copione della scorsa legislatura dove la Calabria venne liquidata con qualche sottosegretariato mentre la vicina Sicilia annoverava ben sette esponenti nel governo Berlusconi, tra ministri, viceministri e sottosegretari, oltre al presidente del Senato. Non vorrei apparire campanilista ma registro purtroppo lo stesso modus operandi: la Calabria è come se fosse una regione di serie B, sia con governi di destra che di larghe intese»

Ma si tratta di regione di serie B od anche, o piuttosto, di PD di serie B.

Un PD che aveva per motto “ Un’ Italia GIUSTA”

E’ forse questa la giustizia e la democrazia rappresentativa? Se è così occorre rivedere qualcosa, forse tanto.

Ed il congresso può, anzi deve, essere la giusta occasione:

D’altro canto forse non è un caso se il segretario Alfredo D'Attorre è un commissario.

E potremmo essere ancora più netti e forti!

A cominciare dalla voce di terribili “ Veti incrociati” che avrebbe reso inaccettabile qualsiasi non fosse stato avanzato e quindi dando senso alla estrema litigiosità del PD calabrese.

“Ed alla Calabria ?”. “Sempre a lamentarvi! Ma non avete già i terremoti: volete pure i politici locali?

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“Desidero che il giornalismo si renda conto delle necessità storiche, di certe ineluttabilità storiche; desidero che il giornalismo collabori con la regione”somiglia tantissimo a quanto disse il giorno 27 ottobre 1923 Mussolini che con parole similari( nazione al posto di regione) fissò la concezione fascista del giornalismo.

Solo che al tempo non venne sottoscritto un accordo con gli organi di rappresentatività della stampa come successo in Calabria.

Un accordo che una stampa libera non può non giudicare « sconcertante». E che a dirlo sia stato nientemeno che Enrico Paissan, vicepresidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, la dice lunga!

Così come la dice lunga ch l’accordo sia stato definito anche« buffo e non condivisibile»

E che infine Paisan sottolinei come questa normativa calabrese risulti aberrante, perchè vieta ai non iscritti all’Ordine di svolgere il lavoro di giornalisti. Un modo a suo parere inaccettabile per ridare fiato a una vecchia separazione tra abusivi, free lance, precari non ufficialmente riconosciuti – spesso giovani che rappresentano l’ossatura portante dell’informazione - e i professionisti.

A noi, piccoli ma dignitosi informatori, sembra in verosimile ed indecente che l’accesso sia lasciato alla discrezione degli uffici stampa, cioè di persone che sono state scelte e nominate dal potere e che da esso dipendono. Come a dire che se sbagliano rischiano di perdere il posto. Peraltro per capire la dipendenza degli uffici stampa “minculpoppiani” basta leggere quanto siano ridondanti, spesso incomprensibili, atti cioè ad offrire un volto molto parziale della verità, come quando si dice che in Calabria il turismo va bene perché cresce il numero dei turisti non italiani, dimenticando di dire che il numero complessivo degli arrivi e delle presenze si è notevolmente ridotto. Insomma un giornalismo simile a quello fascista che chiamava “ritirate strategiche” le disfatte e che nascondeva le nostre disastrose sconfitte in guerra con relativo numero di morti in Albania, in Grecia, nei paesi Balcanici, in Russia e in Africa, parlando del coraggio dei soldati italiani.

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Presidenza del Consiglio

Giovanni Legnini (Editoria e Attuazione Programma - Pd), Sesa Amici (Rapporti con il Parlamento e coordinamento attività di Governo - Pd), Sabrina De Camillis (Rapporti con il Parlamento e coord. attività Governo - Pdl), Walter Ferrazza (Affari Regionali e Autonomie), Micaela Biancofiore (Pari Opportunità - Pdl), Gianfranco Miccichè (Pubblica Amministrazione e Semplificazione - Grande Sud)

Interno

Filippo Bubbico (Viceministro - Pd), Domenico Manzione, Giampiero Bocci

Affari Esteri

Lapo Pistelli (Viceministro - Pd), Bruno Archi (Viceministro - Pdl), Marta Dassù (Viceministro), Mario Giro

Giustizia

Giuseppe Beretta (Pd), Cosimo Ferri

Difesa

Roberta Pinotti (Pd), Gioacchino Alfano (Pdl)

Economia e Finanze

Stefano Fassina (Viceministro - Pd), Luigi Casero (Viceministro - Pdl), Pierpaolo Baretta (Pd), Alberto Giorgetti (Pdl)

Sviluppo Economico

Carlo Calenda (Viceministro - Scelta civica), Antonio Catricalà (Viceministro), Simona Vicari (Pdl), Claudio De Vincenti

Infrastrutture e Trasporti

Vincenzo De Luca (Viceministro - Pd), Erasmo De Angelis, Rocco Girlanda (Pdl)

Politiche Agricole Forestali e Alimentari

Maurizio Martina (Pd), Giuseppe Castiglione

Ambiente, Tutela del territorio e del mare

Marco Flavio Cirillo (Pdl)

Lavoro e Politiche Sociali

Cecilia Guerra (Viceministro - Pd), Jole Santelli (Pdl), Carlo Dell’Aringa (Pd)

Istruzione, Università e Ricerca

Gabriele Toccafondi (Pdl), Marco Rossi Doria, Gianluca Galletti (Udc)

Beni, Attività culturali e turismo

Simonetta Giordani, Ilaria Borletti Buitoni (Scelta civica)

Salute

Paolo Fadda (Pd)

Ed ancora una volta la Calabria resta in bianco

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