
COSENZA 21 maggio 2019 - I militari della Stazione Carabinieri Forestale di Spezzano Sila hanno nei giorni scorsi denunciato due persone per esercizio abusivo della professione. La denuncia è scattata a seguito di un controllo avvenuto in località “Moccone” e “Serracandela” nel comune di Celico. In tale area, costituita da un bosco misto di faggio e castagno di proprietà privata, oggetto di progetto di taglio in fase di realizzazione, era in corso una “martellata” da parte di due operai su mandato di un Agronomo di Catanzaro. Le operazioni di martellata, eseguite con martello forestale munite di sigillo e di iscrizione all’ordine del professionista, consistono nella segnatura delle piante che dovranno essere soppresse in seguito durante le operazioni di taglio. Tale attività è sicuramente una delle operazioni più delicate a cui i professionisti agronomi e forestali sono chiamati a rispondere in qualità di unici tecnici abilitati. Durante il controllo l’agronomo non era presente e la martellata era affidata ai due operai. Si è pertanto proceduto al sequestro del “martello forestale” di proprietà del’agronomo, del martello numeratore e del cavalletto dendrometrico usato per misurare le piante. I due operai del vibonese sono stati denunciati all’autorità giudiziaria per il reato di esercizio abusivo della professione, denunciato in concorso anche l’Agronomo.
Il sindaco sospeso interviene sulla decisione del Tar di annullare l'esclusione del paese dal progetto: «L'intenzione del Governo era azzerarlo»
«Sono contento, ero fiducioso perché ho capito che stavano facendo una forzatura, anche dal punto di vista amministrativo.
Era tutto prestabilito perché bisognava raggiungere l'obiettivo di azzerare Riace e allora è stato come un tiro incrociato da diversi punti di vista.
È una notizia positiva ma comunque hanno distrutto Riace».
Così Mimmo Lucano, sindaco di Riace, ha commentato all'Ansa la decisione del Tar della Calabria che ha annullato l'esclusione del paese dal progetto Sprar
«Adesso - ha aggiunto Lucano - Riace rientrerà nello Sprar ma col decreto sicurezza 1 e adesso anche il 2 sono tutti gli Sprar ad essere a rischio.
Da noi, intanto, sono stati tutti trasferiti, ed il Tar dimostra che non era giusto.
Adesso ci vuole un tempo lunghissimo per ripartire.
Adesso il Tar dice che abbiamo ragione - ha detto Lucano - ma intanto lo Sprar di Riace è stato azzerato.
L'intenzione del Governo era azzerare gli Sprar in Italia ed in particolare Riace. Era la punta più avanzata in applicazione non semplicemente di un provvedimento burocratico ma per la realtà sociale.
Riace non era uno Sprar, era un progetto di comunità, era tutta una comunità dove c'erano attività, integrazione.
C'è stato un valore sociale e culturale, l'asilo nido, l'ambulatorio medico, gli immigrati erano protagonisti sul territorio con la raccolta differenziata, il turismo solidale, le attività culturali. Il mondo aveva visto.
Non è un caso che tutti hanno capito che c'è qualcosa.
Le stesse relazioni della Prefettura, una volta bene una volta male, molto contraddittorie tra loro. Anche la Cassazione dice in un modo, il tribunale in un altro ed il gip un altro ancora.
L'obiettivo - ha concluso Lucano - era azzerare Riace.
In un periodo in cui l'equazione immigrazione uguale dramma sociale, Riace aveva dimostrato concretamente il contrario».
Un vero e proprio atto d’accusa, quello dell’ex commissario per il piano di rientro dal debito sanitario, Massimo Scura, che ha scritto una lettera aperta a deputati e senatori.
A noi pazienti appare tutto incredibile.
Secondo l’ormai ex commissario, sostituito dal Governo con Saverio Cotticelli, sotto accusa finiscono i dati relativi ai Livelli essenziali di assistenza, la mobilità extraregionale e la vera entità del disavanzo.
Scura non risparmia critiche neanche all’attuale presidente della Regione, Mario Oliverio, con cui più volte si è scontrato nel corso del suo incarico.
«Adesso, anche se in ritardo, la verità sta impietosamente venendo a galla – afferma Scura – e i Lea 2018 hanno superato il valore 161.
Come ha confermato il dirigente generale del dipartimento, Antonio Belcastro, durante un convegno a Catanzaro, non erano stati inviati i flussi a Roma da parte delle aziende sanitarie.
Mancano ancora i dati della prevenzione che valgono altri 6-10 punti.
Pertanto, il valore 2018 va da 167 a 171. ».
L’ex commissario aggiunge che «la ministra Grillo lo sapeva, perché il suo direttore della programmazione Urbani era presente al tavolo Adduce del 15 novembre 2018, quando io ho reclamato la verità sul valore Lea 2017 erroneamente sceso a 136.
Avevo inviato i dati sugli screening ufficialmente per Siveas dieci giorni prima, e i decreti di accreditamento di fine 2016 e gennaio 2017, di nuovi 30 posti di Hospice erano stati firmati anche da Urbani, allora subcommissario in Calabria.
I flussi relativi a questi servizi, all’Adi e alla veterinaria non erano stati inviati dalle aziende al ministero della salute. Colpevolmente? Dolosamente? Fatto sta che il livello dei Lea effettivo era di 153,5 nel 2016 e di 161 nel 2017».
Incredibile questa sanità calabrese che manca di migliaia di medici e di infermieri e che raggiunge risultati altissimi di efficienza! Viene da chiedersi dove vivano allora i calabresi che sono costretti ad aspettare 3 giorni nel pronto soccorso di Cosenza in attesa di un posto in reparto
Scura insiste sul fatto che «hanno fatto di tutto per affossare la Calabria.
Ora Oliverio ha costruito un dossier per dimostrare che – dichiara l’ex commissario - la perdita è inferiore alla copertura fiscale, pari a circa 100 milioni e non di 160 milioni».
Infine, sulla mobilità extraregionale, Scura sostiene che «ormai è acclarato che nel 2017, grazie ai nuovi servizi realizzati e ai nuovi rapporti con i privati incentivati a fornire servizi più complessi e contrastanti le fughe fuori regione, la mobilità passiva si è ridotta di 22 milioni.
Come si sa questi dati viaggiano con due anni di ritardo e solo ora si conoscono ed entrano nel bilancio preventivo 2019».
Nel trarre le conclusioni, Scura critica anche i neo commissari, accusati di essere rimasti «in silenzio», spiegando che «il blocco delle assunzioni di avvocati e dirigenti amministrativi sta peggiorando la situazione contenziosi.
Peccato che le bugie siano state prese a pretesto per mettere alla nostra regione la camicia di forza del decreto Calabria.
Speriamo che i parlamentari calabresi, di qualunque colore essi siano, rimedino a questo errore, che sa tanto di falso ideologico».
Ma allora la sanità in Calabria è come le migliori italiane?
Difficile crederci! Sarebbe un miracolo.