
La nuova legge sismica regionale, che modifica la LR 37/2015, ha visto la luce nel settembre scorso, dopo un lungo confronto tra il Dipartimento regionale Infrastrutture-LLPP e gli Ordini professionali della Calabria.
Una trattativa articolata e complessa che partiva da posizioni molto distanti, e che in passato ha visto non poche frizioni tra noi professionisti e gli uffici regionali. Oggi, soprattutto grazie all’impegno dell’Assessore Musmanno che ha fortemente voluto la nostra presenza nella definizione della Legge, e grazie al Dirigente, ing. Luigi Zinno, sensibile e attento alle richieste del mondo delle professioni, si è riusciti ad ottenere un risultato che fino ad un anno fa era davvero insperato.
Una legge finalmente più evoluta, che detta una traccia e definisce un confine sui controlli di istruttoria dei progetti, ed i cui aspetti di dettaglio saranno approfonditi in maniera più specifica nel regolamento di attuazione.
Quest’ultimo è tutt’ora in fase di elaborazione, ma su alcune questioni di fondamentale importanza vi è già un’ampia convergenza. In particolare si ragiona sul sistema delle garanzie necessarie per il rispetto dei tempi di rilascio delle autorizzazioni, stabilendo la restituzione automatica della tariffa istruttoria qualora vengano superati i 60 giorni previsti per legge. Ciò è chiaramente un deterrente all’inerzia tante volte rilevata dagli utenti, ma anche una forma di garanzia per il cittadino nei confronti della pubblica amministrazione.
L’altra questione rilevante ancora sul tavolo è la semplificazione della piattaforma telematica delle autorizzazioni sismiche. Oggi i progetti vengono trasmessi utilizzando il portale “SISMI.CA”, attraverso il quale avviene,, in maniera automatizzata un primo screening. Gli Ordini professionali hanno fortemente sollecitato la necessità di alleggerire i contenuti della piattaforma, al fine di assicurare uno snellimento nell’esame delle pratiche strutturali.
La proposta formulata in sede di tavolo tecnico mira a codificare, già nel regolamento di attuazione della legge, i parametri numerici che dovranno essere oggetto di controllo automatizzato. Questi serviranno a verificare la corretta impostazione progettuale del calcolo strutturale e, nello stesso tempo, a garantire uniformità di valutazione da parte degli uffici regionali.
Anche su questo punto vi è convergenza, tuttavia devono essere ancora definite alcune questioni di dettaglio, legate soprattutto alla necessità di evitare controlli superflui. La piattaforma dovrebbe consentire, inoltre, un check-in preventivo dei parametri, più ampio rispetto a quanto non faccia attualmente, in maniera tale da evitare grossolani errori in fase di immissione dei dati.
Un altro argomento delicato riguarda la tipologia delle varianti strutturali non significative, per le quali, con le nuove disposizioni approvate, non è più necessario un ulteriore provvedimento autorizzativo. Tali tipologie saranno specificate in dettaglio nel regolamento in corso di definizione.
Agli esperti designati a rappresentare gli Ordini professionali della Calabria, che qui vogliamo ringraziare per la competenza e la passione dimostrata al tavolo tecnico - ing. Bruno Larosa, ing. Gregorio Pellicanò, ing. Francesco Greco, ing. Francesco Lorenzo, ing. Giuseppe Talarico, geol. Alfonso Aliperta - è demandato il compito non facile di riuscire a trovare il giusto equilibrio tra molteplici esigenze, talvolta contrapposte: l’efficienza e la celerità del procedimento autorizzativo, il rispetto della normativa sismica, la responsabilità dei funzionari istruttori, la tutela del cittadino nei confronti del rischio sismico.
In questo mese di ottobre il confronto tra gli Ordini professionali e i dirigenti del Dipartimento entrerà nel vivo di tutte queste tematiche, le quali, una volta definite, consentiranno di completare un quadro normativo più snello e funzionale.
Resta comunque una questione aperta, ovvero la necessità di formare e informare sull’utilizzo della piattaforma. Uno dei limiti del passato è stato proprio questo. Senza una capillare e corretta formazione, a professionisti e funzionari regionali, qualsiasi evoluzione normativa e/o innovazione digitale incontrerà certamente tante difficoltà.
I Presidenti degli Ordini degli ingegneri:
ing. Carmelo Gallo, ing. Domenico Condelli, ing. Gerlando Cuffaro, ing. Antonio Grilletta, Ing. Salvatore Artusa
I Presidenti degli Ordini degli architetti:
arch. Pasquale Costabile, arch. Salvatore Vermiglio, arch. Giuseppe Macrì, arch. Danilo Arcuri, arch. Nicola Donato
Il Presidente dell’Ordine dei geologi:
geol. Alfonso Aliperta
Cosenza, 12 ottobre 2018
L’Ufficio Stampa
Nel mentre si attende l’udienza di giorno 16 ottobre, davanti al Tribunale della Libertà, dove si discuteranno le sorti giudiziarie di Mimmo Lucano, sindaco di Riace, la direzione centrale dei servizi civili per l’immigrazione e l’asilo del ministero degli Interni, “avvia” le pratiche per la chiusura definitiva del “modello Riace”.
In una nota di 21 pagine inviata al Comune di Riace, alla Prefettura di Reggio Calabria, e allo Sprar, “Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati”, il ministero degli Interni invita i soggetti istituzionali coinvolti ad attivarsi per “«disporre il trasferimento/uscita degli ospiti in accoglienza» presso i progetti a Riace.
E aggiunge: «dovendosi, in seguito, procedere alla definizione degli aspetti contabili dare/avere, entro 60 giorni dal trasferimento/uscita dell’ultimo beneficiario codesto Comune (Riace) dovrà rendicontare le spese sostenute inviando la relativa documentazione secondo le modalità previste dal Manuale di rendicontazione Sprar».
Quindi tutti i profughi dovranno abbandonare Riace, e spostarsi in altri progetti sparsi per l’Italia.
E quando tutti saranno andati via, il ministero ha chiesto a Lucano di fornire tutta la rendicontazione delle spese effettuate in questi anni nei vari progetti di accoglienza.
I motivi della richiesta di chiusura dei progetti di Riace da parte del ministero degli Interni sono elencati nella nota inviata: «mancato aggiornamento della banca dati gestita dal Servizio centrale»; «mancata rispondenza tra i servizi descritti nella domanda di contributo e quelli effettivamente erogati e/o mancata applicazione di quanto previsto dalle linee guida anche in termini di standard qualitativi e quantitativi»; «erogazione dei servizi finalizzati dal Fondo a favore di soggetti diversi da quelli ammessi all’accoglienza» e «mancata presentazione della rendicontazione».
“Mancanze” che hanno determinato la decurtazione di 34 punti dalla “classifica” stilata dallo Sprar, decretando l’uscita di Riace dai progetti finanziati.
Una bella botta per Mimmo Lucano e tutta Riace. E qui, non c’entra la procura, ma solo ed esclusivamente chi ha prodotto relazioni false sul modello Riace.
E’ chiaro che contro questa assurda decisione il Comune di Riace ricorrerà al Tar
Da Iacchite - 13 ottobre 2018
Cosenza Se guardiamo all’organizzazione del sistema di tutela del territorio in Calabria la nostra regione dovrebbe essere un giardino incantato o giù di lì.
Il cuore del sistema è rappresentata dall’azienda Calabria Verde
che come tutti sanno ha assorbito i lavoratori dell’ex Afor, delle Comunità montane e soprattutto i sorveglianti idraulici. Stiamo parlando in tutto di 6115 dipendenti, più di una grande multinazionale.
All’interno di Calabria Verde ci sono delle figure specifiche che sono i sorveglianti idraulici che come compito principale avrebbero proprio quello di controllare i fiumi. Sono ben 290 unità "addette al servizio di sorveglianza idraulica" (legge regionale n. 52/2009).
Il commercialista Michele Mercuri ha calcolato che hanno un costo annuo di circa euro 4.700.000,00 ed avrebbero il compito di attuare interventi nell'ottica della prevenzione del rischio idro-geologico.
Per fargli svolgere al meglio questo compito la Regione Calabria nel 2013 ha pensato bene di avviare un piano formativo per loro che è costato 730.000,00 (di durata di soli 60 giorni! quindi 12.166 euro al giorno!).
Cosa è rimasto di quel piano formativo?
Molto, crediamo, nelle teste dei sorveglianti; poco o nulla sul campo. Il problema principale, che non dipende certamente dai lavoratori, è che il comparto di sorveglianza idraulica nella pratica in Calabria non ha mai visto la luce.
Fra i compiti principali che avrebbero dovuto assolvere questi lavoratori ve ne sono due fondamentali, stabiliti da una legge nazionale emanata dopo la tragedia di Sarno e recepiti (ma solo sulla carta) da una delibera di giunta regionale (n. 877 del 2 ottobre 2002).
Il primo è il servizio piena in pratica nella fase di allerta (durante un evento) osserva, in maniera diretta e continua, i livelli idrici in corrispondenza di sezioni particolarmente significative e, nella fase di allarme, (dopo l’evento) assolve a compiti di Protezione civile atti a scongiurare danni a persone o cose o a ridurre il progredire dei dissesti.
L’altro compito è quello di Polizia idraulica che vigilano in sintonia con quella provinciale su tutto ciò che accade nei fiumi con poteri anche sanzionatori.
Oggi i sorveglianti non hanno divise o tesserini.
Quindi se scorgono un aranceto che blocco il corso di un fiume o qualcuno che abusivamente preleva inerti dagli argini devono chiamare carabinieri o Polizia provinciale, non hanno nessuna autonomia. Infatti nonostante la delibera sia del 2002, questi due servizi non sono mai partiti.
Ad oggi i sorveglianti idraulici sono inquadrati come operai forestali, con contratti di natura privatistica, e hanno un orario di lavoro che va dalle 8 alle 16. Se piove alle 17 nessuno controlla i fiumi perché nessuno ha pensato a organizzare dei turni.
Sono divisi in tre categorie: il sorvegliante idraulico semplice che ha compiti di sorveglianza e segnalazione sui fiumi; l’ufficiale idraulico che è una sorta di caposquadra e i digitalizzatori che raccolgono tutte le segnalazioni che arrivano da chi sta sui territori e li immettono in un sistema per poi girarli alla sede centrale di Calabria Verde.
Proprio qui avviene il corto circuito perchè Calabria Verde non ha i mezzi per intervenire, quindi queste segnalazioni restano lettera morta.
Non a caso se qualcuno dovesse prendersi la briga di leggerle noterebbe che molto spesso identiche segnalazioni si ripetono di anno in anno sempre uguali a se stesse.
Insomma il problema di fondo è che queste figure con l’agricoltura non c’entrano proprio nulla.
La loro vera attività riguarda la Protezione Civile.
Invece da anni stanno in Calabria Verde con un inquadramento sui generis e soprattutto senza mezzi
Il Quotidiano del sud Massimo Clausi
Ndr: Ma perché i sorveglianti non sono ALMENO obbligati a comunicare ai sindaci dei comuni- autorità locali di Protezione civile- nei quali dovrebbero esercitare od esercitano la loro attività quanto riscontrato nei fiumi e torrenti in essi comune presenti ???????????????????????????