
Sono un maestro elementare in pensione da diversi anni, ma mai e sottolineo mai, quando ero in servizio, ho messo un mio alunno faccia al muro perché non faceva il bravo in classe.
Però, quando io ero un alunno e frequentavo le scuole elementari e medie, ho assistito ad alcune scene che oggi fanno rabbrividire.
Maestri, ma più maestre, che mettevano faccia al muro dietro la lavagna scolari vivaci e che secondo loro disturbavano l’andamento della classe.
Alcune maestre, davvero sadiche, mettevano alcuni scolari in ginocchio sopra i chicchi di grano, di granturco o ceci secchi e dovevano mantenere questa posizione a lungo.
Altre avevano una lunga bacchetta sempre a portata di mano poggiata sulla cattedra e giù bacchettate se qualcuno non rispondeva esattamente alle domande della maestra.
Il numero dei colpi variava a seconda della gravità della colpa commessa.
Quando un alunno di quinta elementare alla domanda del maestro:-Dimmi, cosa è un poliedro?- rispose:- Il poliedro è un asinello - il maestro si alzò furioso e incominciò ad inveire contro il malcapitato coprendolo di calci e pugni:- Con un calcio ti faccio uscire fuori dalla finestra anche se ci sono le cancelle -.
Altri tempi, altre scuole.
Non erano, però, episodi unici a quei tempi.
E i maestri (ora praticamente scomparsi nelle scuole elementari) e le maestre, credo, erano mossi da intenTi educativi.
Negli anni trenta e quaranta, in pieno regime fascista, mettere uno scolaro faccia al muro, tirargli i capelli, dargli degli scappellotti o dei pizzicotti, picchiarlo con la bacchetta di legno sulle mani, potevano considerarsi ordinari strumenti di correzione.
Ma oggi no. Questi metodi educativi non sono più accettabili.
Gli scolari, tutti gli scolari, anche gli handicappati, hanno bisogno di amore, di cure e di attenzioni. Sono delle persone e come tali hanno dei diritti e pertanto ogni condotta mortificante deve essere condannata perché lede la sua personalità e la sua dignità.
Le punizioni corporali a scuola ora però, grazie a Dio, non esistono più e meno male. Gli scolari quando tornavano a casa non raccontavano nulla ai propri genitori di quello che succedeva in classe e delle punizioni subite.
Avevano paura, perché se avessero detto che la maestra li aveva messi faccia al muro perché disturbavano, avrebbero ricevuto altre botte e altre punizioni. Il maestro aveva sempre ragione. Aveva agito per il bene del figlio.
L’operato del maestro o della maestra non veniva mai messo in discussione.
Ma perché oggi ho scritto queste cose?
Perché l’altro giorno una maestra ha messo faccia al muro uno scolaro disabile dando le spalle alla maestra e ai compagni di classe e tutto ciò mi ha rattristato.
La triste vicenda ha scosso la comunità crotonese.
Quindi, faccia al muro ci sono ancora oggi, purtroppo.
E quante punizioni corporali sono permesse ancora oggi nelle scuole di almeno 70 paesi.
Gli scolari possono essere sculacciati, presi a ceffoni, picchiati con canne o cinture per cattivo comportamento, scarsi risultati scolastici e a volte senza alcun motivo preciso.
Queste punizioni creano a volte problemi fisici e possono arrivare a provocare danni permanenti senza calcolare gli effetti psicologici riducendo l’entusiasmo dei ragazzi e aumentando la tendenza alla depressione.
Tutto questo succede nei paesi arretrati o sottosviluppati e dove gli insegnanti non hanno ricevuto una preparazione adeguata.
Al centro della maxinchiesta antimafia gli interessi della cosca Farao-Marincola di Cirò Marina. La Dda di Catanzaro invoca il processo anche per politici e imprenditori accusati di avere legami con i clan
Dda di Catanzaro ha chiesto il processo per 188 indagati,
tutti coinvolti nel procedimento “Stige” contro vertici, affiliati e gregari della cosca Farao-Marincola, a capo del “locale” di Cirò.
La maxi-indagine dell’antimafia – che ha portato lo scorso 9 gennaio all’arresto di 169 persone – vede coinvolti anche politici e noti imprenditori.
È stato chiesto il rinvio a giudizio per
- Nicodemo Parrilla, al momento dell’arresto sindaco di Cirò Marina e presidente della Provincia di Crotone,
- Roberto Siciliani, ex sindaco di Cirò Marina,
- il fratello Nevio Siciliani, ex assessore con deleghe importanti,
- l’ex sindaco di Mandatoriccio Angelo Donnici,
- il vicesindaco del Comune di Casabona Domenico Cerrelli,
- il presidente del consiglio comunale di Cirò Marina, Giancarlo Fuscaldo,
- il consigliere Giuseppe Berardi. E, ancora,
- Michele Laurenzano, ex sindaco di Strongoli,
- Giovanbattista Benincasa, ex vicesindaco di San Giovanni in Fiore.
Sono accusati, a vario titolo, di avere goduto del proselitismo della cosca e di avere piegato gli incarichi elettivi per curare gli interessi della consorteria, di avere turbato il regolare svolgimento di gare d’appalto per favorire la cosca e i suoi intranei.
Ci sono poi:
gli imprenditori del settore vitivinicolo Francesco e Valentino Zito,
l’imprenditore Nicola Flotta, proprietario del Castello Flotta, location per matrimoni sfarzosi,
gli imprenditori Pasquale, Luigi, Antonio e Rosario Spadafora, con un’azienda nel ramo del taglio boschivo a San Giovanni in Fiore,
l’imprenditore del settore dei rifiuti Giuseppe Clarà.
Le imprese ritenute vicine alle cosche si sarebbero “nutrite” delle forze di intimidazione della consorteria e avrebbero stretto legami per rafforzare il potere dei Farao-Maricola in diversi settori economici traendone beneficio nell’aggiudicarsi appalti e nell’avere il monopolio nel proprio campo di investimento.
L’inchiesta, condotta in interforze tra carabinieri, Polizia, e Guardia di Finanza, si è concentrata sulle attività criminali della cosca Farao-Marincola, una delle più potenti della Calabria con ramificazioni anche nel Nord e Centro Italia (Emilia-Romagna, Veneto, Lazio, Lombardia) e in Germania (lander dell’Assia e del Baden-Württemberg).
È stata documentata l’infiltrazione mafiosa in diversi settori economici e imprenditoriali, sia in Italia che all’estero, che ha consentito alla cosca di strutturarsi come una vera a propria “holding criminale” (dal commercio di prodotti vinicoli e alimentari, alla raccolta dei rifiuti, ai servizi funebri, agli appalti pubblici, nonché una fitta rete di connivenze da parte di pubblici amministratori) in grado di gestire affari per milioni di euro.
I NOMI La richiesta di rinvio a giudizio – vergata dal procuratore capo Nicola Gratteri, dal procuratore aggiunto Vincenzo Luberto, dai sostituti Domenico Guarascio, Paolo Sirleo, Alessandro Prontera e Fabiana Rapino – invoca il processo per: Maria Aiello; Natale Aiello; Alessandro Albano; Domenico Alessio; Francesco Aloe; Gaetano Aloe; Giuseppina Aloe; Lucia Aloe; Cataldo Aloisio; Caterina Aloisio; Laura Aloisio; Antonio Anania; Ercole Anania; Fabrizio Anania; Valentino Anania; Tommaso Arena; Martino Aulisi; Sante Aulisi; Vincenzo Barbieri; Bartucca Antonio; Francesco Basta; Giovambattista Benincasa; Giuseppe Berardi; Antonio Giorgio Bevilacqua; Moncef Blaich; Vittorio Bombardiere; Carlo Bombardieri; Francesco Bonesse; Domenico Bonifazio; Roberto Botti; Giuseppe Bruno; Mario Campisio; Agostino Canino; Francesco Capalbo; Tommaso Capristo; Amodio Caputo; Luigi Caputo; Gilda Cardamone; Martino Cariati; Dino Carluccio; Caruso Giovanni; Vito Castellano; Massimo Diego Caterisano; Dino Celano; Gabriele Cerchiara; Assunta Cerminara; Domenica Cerrelli; Domenico Cerrelli; Aldo Chimenti; Alexandru Chiriac; Emanuele Chiriaco; Giuseppe Clarà; Teresa Clarà; Angelo Cofone; Morena Cola; Luigino Comberiati; Cristian Condorelli; Roberto Corbo; Francesco Crugliano; Gennaro Crugliano; Leonardo Crugliano; Mirco Crugliano; Giuseppe Cusato; Adolfo D’Ambrosio; Antonio De Luca; De Vitis Antonio; Angelo Donnici; Aniello Esposito; Antonio Esposito; Francesco Farao; Giuseppe Farao di Silvio; Silvio Farao; Vincenzo Farao; Vittorio Farao di Giuseppe; Vittorio Farao di Silvio; Paolo Fazi; Maria Costanza Fiorita; Nicola Flotta; Giancarlo Fuscaldo; Alessandro Gabin; Marco Gaiba; Giuseppe Gallo; Antonio Gambardella; Donato Gangale; Vincenzo Gangale; Giuseppe Giglio; Salvatore Giglio; Vincenzo Giglio; Franco Gigliotti; Maria Francesca Gigliotti; Nino Greco; Andrea Grillini; Domenico Nicola Guarino; Giuseppe Guarino; Michele Laurenzano; Mario Lavorato; Maria Giulia Lombardo; Fedele Longobucco; Franco Lucente; Giuseppe Maggio; Francesco Maiolo; Cataldo Malena; Elena Malena; Pasquale Malena; Paolo Maletta; Antonio Manica; Aldo Marincola; Cataldo Marincola; Vincenzo Marino; Maria Mastroianni; Filippo Mazza; Francesco Mazzea; Federico Menotti; Enrico Miglio; Francesco Morrone; salvatore Morrone; Ivano Murano; Carmine Muto; Vincenzo Caterisano Muto; Luigi Muto; Salvatore Muto; Santino Muto; Alessandro Nigro; Salvatore Nigro; Elton Nikolla; Angelina Novello; Basilio Paletta; Domenico Palmieri; Rocco Panaja; Salvatore Papaianni; Nicodemo Parrilla; Franco Pecoraro; Francesca Perri; Giuseppe Pizzimenti; Rosario Placido; Fabio Potenza; Nicodemo Potestio; Giorgio Salvatore Pucci; Carmela Roberta Putrino; Massimo Putrino; Eugenio Quattromani; Salvatore Quattromani; Fabio Riillo; Leonardo Rispoli; Angela Rizzo; Luigi Rizzo; Salvatore Rizzo; Antonella Rocca; Domenico Rocca; Francesco Rocca; Annibale Russo; Francesco Russo; Gaetano Russo; Francesco Salvato; Vincenzo Santoro; Massimo Scarriglia; Michele Sculco; Giuseppe Sestito; Mario Siciliani; Nevio Siciliani; Roberto Siciliani; Carmine Siena; Palmiro Salvatore Siena; Antonio Spadafora; Giovanni Spadafora; Luigi Spadafora; Pasquale Spadafora; Rosario Spadafora; Giuseppe Spagnolo; Giuseppe Sprovieri; Squillace Antonio; Domenico Squillacioti; Francesco Tallarico; Ludovico Tallarico; Luigi Tasso; Carolina Terlizzi; Giuseppe Tridico; Bruno Tucci; Pietro Vasamì; Annamaria Veltri; Andrea Villirillo; Rocco Villirillo; Giuseppe Vrenna; Vincenzo Zampelli; Francesco Zito; Valentino Zito.
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Tutto è partito da un’auto rubata ad un settantatreenne di Longobucco.
L’anziano si è rivolto ad un meccanico bocchiglierese di 48 anni, il quale si sarebbe adoperato con attività di intermediazione con soggetti che operano nel capoluogo bruzio per rinvenire la vettura, a fronte del pagamento della somma di 1.500 euro.
Il figlio della vittima del furto, Serafino Perfetti, forse non soddisfatto della proposta fatta dal meccanico, a sua volta avviava contatti con soggetti dell’ambiente cirotano attraverso Antonio Cirigliano.
Perfetti avrebbe, quindi, incontrato il meccanico, a Mirto Crosia, per discutere sul rinvenimento dell’utilitaria.
All’appuntamento, tuttavia, si presentavano, come ricostruito grazie alle immagini di un impianto di videosorveglianza, all’analisi dei tabulati telefonici, all’analisi dei gps installati sulle autovetture ed al riconoscimento effettuato dalla persona offesa, due cirotani, rispettivamente di trentanove e trentuno anni.
Pirillo, Perfetti e Lefosse avrebbero attirato il malcapitato in una via isolata e, dopo averlo fatto scendere dal proprio fuoristrada, lo avrebbe malmenato e rapinato del mezzo, minacciandolo di adoperarsi per il rinvenimento dell’utilitaria trafugata a Cosenza e per riottenere il fuoristrada, senza l’esborso di alcuna somma di denaro.
Il meccanico, il giorno seguente, ha denunciato alla Stazione Carabinieri di Bocchigliero il furto del proprio fuoristrada, non raccontando quanto accaduto per paura di ritorsioni.
Solo l’intuito del comandante di Stazione, insieme ad una rete di informazioni acquisite, ha permesso di avviare le indagini necessarie.
Il 27 maggio, una pattuglia dei carabinieri di Cosenza ha ritrovato, nel corso di un servizio di controllo del territorio, l’utilitaria scoperta, per cui il fuoristrada è stato prima posizionato lungo una strada che da Crosia collega a Cropalati e poi rinvenuto dai carabinieri della Stazione di Mirto Crosia.
Stamattina oltre cinquanta carabinieri del Comando provinciale di Cosenza sono stati impegnati in un'operazione, con ausilio di unità cinofile, per eseguire sei misure restrittive, emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari.
In particolare, l'operazione ha interessato i comuni di Crosia, Pietrapaola e Cariati, dove i carabinieri della Compagnia di Rossano, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di quattro soggetti. Si tratta di due uomini di Crosia: Serafino Perfetti, 40 anni, e Rosario Le Fosse, 31, un cariatese, Rocco Pirillo, 34, e di un cosentino residente a Pietrapaola, Antonio Cirigliano, 54, indagati per i reati di rapina e tentata estorsione in concorso.
All’operazione hanno preso parte anche le unità cinofile di Vibo Valentia ed al termine delle formalità di rito, Pirillo, Perfetti e Lefosse sono stati trasferiti presso la casa circondariale di Castrovillari, mentre Cirigliano è stato sottoposto agli arresti domiciliari nella propria abitazione.