
All’Università di Parma è successo un fatto che, con tutta probabilità, farà molto discutere, soprattutto perché ogni lettore potrà farsi un’opinione diversa al riguardo.
A quanto risulta, una donna è stata allontanata poiché stava allattando al seno suo figlio di due mesi e mezzo. La guardia giurata, la quale aveva intimato alla neo-mamma di allontanarsi, spiega che la sua decisione è stata dettata dall’idea di impedire che l’allattamento “urtasse la sensibilità” degli altri studenti.
Le parole proferite dalla guardia giurata sarebbero state: “Non può allattare qui, pensi alla sensibilità degli studenti, si allontani!”.
Il marito della ragazza ha dichiarato in modo educato e pacato quanto segue: “In quel momento la mia compagna si è trovata nelle condizioni di dover allattare il pargolo, per cui si è seduta ,si è coperta con la sciarpa e l’ha attaccato al seno per saziarlo.
Nulla di strano e nulla di più naturale. Neanche cinque minuti dopo è uscita una guardia giurata dal suo ufficio che, senza nemmeno salutarci, ci ha invitati a spostarci dicendo che non era una zona per l’allattamento dei neonati e che dovevamo considerare la sensibilità degli studenti, precisando che un’area universitaria non era adatta a queste scene”.
Quanto accaduto ha fatto molto discutere, tant’è che l’Università degli Studi di Parma ha pubblicato una nota con la quale stigmatizza l’episodio in questione: “Saranno effettuati i doverosi accertamenti circa il deplorevole episodio, ribadisce e conferma la propria grande attenzione nei confronti dei diritti umani e sociali.
Nella fattispecie, si ribadisce il principio secondo il quale l’allattamento al seno è il principale determinante di salute nei primi anni di vita: è doveroso da parte di ognuno, istituzioni in primis, promuoverlo e favorirlo, garantendo il diritto delle mamme di allattare liberamente”.
Nella nota si legge come, negli scorsi mesi, sia stato stabilito un progetto che prevedesse la creazione di alcuni spazi, 3 per la precisione, all’interno dell’università dove sarà possibile allattare ed accudire i propri figli in tutta tranquillità.
La nota si conclude così: “Con l’occasione, porgiamo le nostre scuse al papà e alla mamma che sono rimasti vittime di questo spiacevole episodio”
La Procura di Catanzaro, nell’ambito di un fascicolo-stralcio dell’inchiesta su “Calabria Verde”, società in house della Regione Calabria, ha chiesto il rinvio a giudizio del governatore calabrese Mario Oliverio. Lo scrive il Quotidiano della Calabria.
L’udienza preliminare davanti al gup è fissata per il prossimo 12 dicembre.
Oltre a Oliverio, nel procedimento sono indagati il suo ex capo struttura Franco Iacucci, attuale presidente della Provincia di Cosenza, il sindaco di Acquaro Giuseppe Barilaro, l’ex assessore della giunta regionale di centrodestra Michele Trematerra, l’ex manager di Calabria Verde Paolo Furgiuele e l’ex dirigente dell’azienda Franca Arlia.
Le accuse riguardano la nomina di Barilaro in un distretto di Calabria Verde del Vibonese «per fare ottenere ai politici coinvolti un ritorno elettorale».
Forza Italia giovani Cosenza afferma «Apprendiamo che la Procura di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio per il governatore Gerardo Mario Oliverio nell’ambito dell’inchiesta su Calabria Verde, società in-house della Regione Calabria. Le accuse riguardano la nomina di Barilaro in un distretto dell’azienda nel Vibonese, che secondo l’accusa potrebbe essere viziata nel modo e nella ratio, ovvero per ritorni elettorali».
«Noi – continua la nota – non siamo giustizialisti come lo è stato qualcuno finora, non con i suoi ma con gli altri. Né apparteniamo alla categoria dei cacciatori di notizie da cavalcare e su cui lucrare, per le stesse motivazioni contenute nel capo di accusa del procedimento, ovvero il ritorno elettorale, cosa che appartiene a partiti “stellati” da cui ci sentiamo in antitesi per culture, azione, modus e pensiero.
La giustizia farà il suo corso, nel pieno rispetto dei ruoli di accusati e accusatori.
È però mortificante, per una Terra intera, sentir parlare del governo regionale solo quando si tratta di pessime gestioni, di incapacità di spesa, di paralisi consiliare o, come successo tante volte dal 2014 ad oggi, per inchieste e condanne.
Farebbe bene Oliverio, per tutto ciò che non é stato in grado di garantire ai suoi elettori ed a tutti i calabresi, insieme a tutta la squadra, a dimettersi, liberando la Calabria dalle catene del non-governo».
La senatrice Silvia Vono del M5s dichiara, in una nota stampa,.
«Mentre ieri a Roma abbiamo approvato il “decreto dignità” per ridare speranza a lavoratori, imprenditori e famiglie, in Calabria la magistratura ipotizza l’ennesimo caso di malapolitica. Nell’ambito dell’inchiesta Calabria Verde, oggi i pm di Catanzaro chiedono di mandare a giudizio alcuni politici e manager regionali, tra i quali anche il governatore Oliverio, per un presunto abuso di ufficio legato – secondo l’impianto accusatorio – a un eventuale ritorno elettorale in provincia di Vibo Valentia».
«L’esistenza o meno dei reati contestati dalla Procura di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, sarà chiarita nelle competenti sedi giudiziarie.
Ma – spiega – rispetto a questo vecchio modo di fare politica, rispetto a questa sorta di schiavitù dei favori da chiedere e da elargire, i calabresi ora possono voltare pagina una volta per tutte.
E possono farlo continuando sulla strada della dignità che hanno già intrapreso con il voto del 4 marzo tributato al Movimento 5 Stelle. Movimento che oggi in Calabria conta su ben 18 parlamentari impegnati a lavorare sui territori e disponibili ad ascoltare tutti i cittadini».
«È questo – conclude Vono – l’unico modo per chiudere definitivamente la lunga era del clientelismo e degli scambi di favori e aprire le porte a un nuovo modo di concepire la rappresentanza e l’azione politica, sia a livello nazionale che a livello regionale e locale».
Tragedia in Calabria dove due bambini sono morti investiti da un treno mentre attraversavano i binari insieme alla madre lungo la linea jonica a Brancaleone, nel reggino.
La madre dei due bambini, investita anche lei dal convoglio, é rimasta ferita in modo grave ed é stata ricoverata in ospedale con prognosi riservata.
L'incidente è avvenuto fuori dal centro urbano, all'altezza di contrada San Giorgio.
La donna stava portando i figli al mare.
I due bambini sono morti sul colpo.
Erano un maschio ed una femmina, Lorenzo e Giulia Pipolo, avevano 12 e 6 anni. La madre, Simona Dall'Acqua, di 49 anni, é stata portata negli Ospedali riuniti di Reggio Calabria.
Le sue condizioni sono molto gravi.
La donna, separata dal marito, dal quale aveva avuto i due bambini, é una casalinga, vive a Milano ed era venuta in vacanza a Brancaleone insieme ai figli e al convivente, originario proprio di Brancaleone e che fa l'insegnante nel capoluogo lombardo.
Secondo una prima ricostruzione, l'incidente potrebbe avere avuto origine dal fatto che la bambina sarebbe sfuggita di mano alla madre mentre insieme a lei ed al fratellino di 12 anni attraversavano i binari.
La donna sarebbe stata costretta così ad inseguire la figlia per raggiungerla e farla allontanare dai binari insieme al figlio. In quel momento sarebbe sopraggiunto il treno regionale partito da Reggio Calabria e diretto a Catanzaro Lido che ha travolto il gruppo familiare, uccidendo sul colpo i due bambini.
La Procura della Repubblica di Locri ha aperto un'inchiesta sull'incidente ferroviario.
Sul posto dell'incidente si é recato il sostituto procuratore di turno, Michele Permunian, che ha coordinato il sopralluogo effettuato dal personale della Polizia ferroviaria allo scopo di ricostruire la dinamica di quanto é accaduto.
Il treno regionale che ha investito Simona Dall'Acqua ed i due figli é stato posto sotto sequestro.