Scriveva Corrado Alvaro nel suo “Quasi una vita” :” Il meridionale ha un tale desiderio del potere, poiché, non conoscendo una libera società, dipende tutto dai potenti, che è entusiasta del potere qualunque esso sia”.
Già in Calabria tutto dipende dai potenti.
Ed allora ognuno lo desidera, qualunque esso sia.
Ancora meglio se è politico.
Non aborro il potere; esso, di per sé, non è una cosa obbligatoriamente negativa.
Potere significa la possibilità di esercitare il comando, di governare, di assumersi la responsabilità di fare scelte, anche dolorose, per garantire un futuro, ma anche un presente migliore, giorno per giorno a chi è sottoposto.
Significa per le Forze dell’ordine garantire la sicurezza e la democrazia
Significa per la magistratura punire i colpevoli di reati
Ma potere significa anche violenza, vessazione, illiceità, ed il grave è che qui da noi si ha spesso la consapevolezza di farla franca.
Nessuno più contesta gli errori dei potenti. La gente ha paura perfino di parlare . La gente si rifugia da sempre dietro la distanza di un palmo . Chiude gli occhi e le finestre per poter dire di non aver visto, salvo poi dire il mendacio a comando.
La gente sa che i potenti sono tali e che sono spesso se non sempre intoccabili.
E sa anche che non si deve farseli nemici, anzi è indimenticato il detto “Franza o Spagna purchè se magna”
Non solo, ma la gente sa che in Calabria la ‘ndrangheta assorbe la gran parte dell’impegno delle forze dell’ordine e della magistratura così che chi malgoverna quasi mai rischia, tanto più se poi si autodetermina i compensi, se le legifera per la eliminazione dei controlli su taluni suoi operati, se assume precariamente ma con la certezza che tanto poi si trova modo di stabilizzare.
Ed un posto di lavoro pubblico significa eterna gratitudine.
Fosse anche il posto in una cooperativa.
Il famoso “ I miei figli mangiano grazie a lui” è la affermazione che da un lato dichiara la resa dell’uomo e dall’altro la potenza del potere.
Amantea poi è la città dove per antonomasia si cerca il potere.
Da qualche tempo si cerca la Caravella ed il condottiero che portino verso il regno dell’oro.
E tutto mentre la città muore inesorabilmente, giorno per giorno, ma nobilmente, mentre cioè la gente è distratta dalle sagre, dagli incontri culturali, dalla proiezioni di film o dalle rappresentazioni teatrali.
Il meridionale allora non ha solo desiderio del potere come diceva Alvaro, ma se non lo trova si accontenta di essere nobile spettatore.