Il sole è sempre stato la principale fonte di vita, per gli uomini, per gli animali, per le piante.
Anche per questo i cambiamenti che lo interessavano hanno avuto sempre grande attenzione.
In particolare i due solstizi (sol stetit dicevano i latini ) sia quello estivo del 24 giugno che quello invernale del 25 dicembre, giorni nei quali il sole sorge e tramonta nella stessa posizione ricominciando a sorgere, giorno dopo giorno sempre più a sud sull'orizzonte (a giugno) e sempre più a nord (a dicembre), così determinando- in maniera graduale- l'allungarsi o l'accorciarsi delle giornate.
I solstizi furono festeggiati un po’ ovunque, nell’antica Grecia, come nell’America precolombiana.
La religione cristiana, consapevole della importanza di questi festeggiamenti ne acquisì le date e nell’intento di sostituirle vi sovrappose le proprie solenni celebrazioni.
Ed così il solstizio invernale venne sostituito dal Natale, che si celebra il 25 dicembre, e quello d’estate dalla festa di San Giovanni, che si celebra il 24 giugno.
Nella festa di San Giovanni convergono infatti i riti indoeuropei e celtici esaltanti i poteri della luce e del fuoco, delle acque e della terra feconda di erbe, di messi e di fiori.
Benché la Chiesa ostinatamente abbia tentato di sradicare tali antichi riti, o almeno di assimilarli rendendoli meno incompatibili con le solennità cristiane, essi permangono, e talvolta vengono ripresi pur differenziandosi in varie forme.
Ed in questa notte di San Giovanni, in tutta Italia, le campagne e le città si riempivano di imponenti fuochi.
Ad Amantea, in campagna, venivano accesi fuochi propiziatori( le vamparite)., per allontanare il maligno e proteggere i campi.
Con le fiamme si mettevano in fuga le tenebre e con esse gli spiriti maligni, le streghe e i demoni vaganti nel cielo, ed intorno ad esse si danzava e si cantava al suooo dell’organetto.
Le fiamme erano tenute in vita fino all'alba, momento in cui si spegnevano per lasciar spazio al più importante dei fuochi: il sole.
In questa notte magica, poi, si invocavano prodigi
Una notte magica, ma anche una notte di paura. La notte delle streghe quella nella quale talune tradizioni vogliono che ci sia un momento astrale che favorisce la riunione delle streghe nei crocicchi delle strade per fare i loro sortilegi, dal momento che a loro volta erano favorite dalle speciali potenzialità dell’acqua di San Giovanni. La notte nella quale secondo molti antichi proverbi “tutto può accadere e a tutto si può rimediare”.
Ed il rimedio era nella professione dei riti apotropaici, tutti legati alla natura, gran parte dei quali legati al fuoco, che vince il buio, la notte e la paura, alla musica, al rumore, che tengono svegli e che allontanano il male .
Quella del 24 giugno era, poi, la note nella quale si dovevano raccogliere le erbe magiche che avevano il potere di scacciare tutte le malattie, perché le loro caratteristiche e proprietà in quella notte erano esaltate e alla massima potenza.
Parliamo del vischio, del sambuco, dell’aglio, della cipolla, della lavanda, della mentuccia, del biancospino, del corbezzolo, della ruta ( a san giuvannu a ruta ogni malu stute) , del rosmarino.
Le donne, poi, ponevano queste erbe in un bacile pieno d’acqua per tutta la notte ed all’indomani si lavavano per aumentare la bellezza e preservarsi dalle malattie.
Anche Amantea aveva i suoi riti apotropaici. Ed il più importante e partecipato era “ U ciucciu i San Giuvannu”
Il fantoccio di un asino che viene portato a spalla ed al quale poi si da fuoco per vincere il buio, la notte, le paure
Una scelta non casuale. Da sempre l'asino è stato per gli amanteani e la gente di campagna il compagno nei lavori, negli spostamenti, nei momenti sereni ed in quelli più tristi. Un lavoratore affidabile e costante, docile e collaborativo, dal carattere mite. Un compagno di vita leale ed un vero amico.
Chi altri per superare un momento difficile come la notte di san Giovanni, chi altri da sacrificare per vincere la notte
Chi altri da portare nel passaggio astrale, quale compagno e sostegno
Un rito quello di “U ciucciu i San Giuvannu” che si era perso nella memoria collettiva e che ora si tenta di recuperare, quasi ad affermare che ancora oggi la comunità amanteana deve affrontare momenti bui e difficili ed intende farlo insieme e riscoprendo gli antichi culti e riti che ne hanno accompagnato la millenaria esistenza.
Quasi che il tempo si sia fermato.
Ed insieme le figure buone “I giganti” a fare da contraltare a spiriti e streghe , figure suggerenti la vittoria dell’amore sul male, ed accompagnate dai tamburi che offrono un ritmo compulsivo che induce a ballare ed a battere le mani, ossessivamente.
Poi i fuochi pirotecnici, simulacro della potenza del fuoco, che vengono fatti scoppiare ancora una volta per far scappare il male.