Quando nel 2014 ho scelto di iniziare questa nuova esperienza nella mia vita, l’ho fatto solo ed esclusivamente a causa di una forte spinta interiore, a volte anche irrazionale.
Non sono una politicante navigata come la maggior parte di voi… anzi non lo sono per niente. Quello che invece sento con chiarezza è che sono parte integrante di una società, della nostra società. Sono una cittadina che ama il suo paese.
L’idea che mi ha spinto ad essere qui è comune a tutti noi, almeno in teoria, ed è quella di agire in maniera concreta per la rinascita sociale ed economica di questa piccola comunità di Amantea, che in qualche modo rappresenta il termometro di tutto il Paese.
L’idea era quella di diventare parte attiva del cambiamento, di agire concretamente io per prima.
Questa in atto è una rivoluzione culturale che ci vede, volenti o nolenti, protagonisti del nostro vivere quotidiano che non è separato in nessun modo dalla vita politica locale e non solo.
Tutto è politica nella vita. Tutto. La famiglia, il lavoro, la scuola, il senso civico che si traduce nei nostri gesti quotidiani all’interno della nostra casa, come accompagnare i figli a scuola, andare sul posto di lavoro, considerare i nostri vicini amici o nemici, mantenere le strade pulite o no, la scuola che chiude perché pericolante, gli sbarchi di gente disperata, parcheggiare bene o meno, i rifiuti a terra o nel cestino, tutto è comunità, tutto è politica.
E se poi diventiamo amministratori, come nel nostro caso, abbiamo la responsabilità di fare bene con i soldi degli altri e per gli altri, mentre se rimaniamo cittadini abbiamo la responsabilità di rispettare gli altri e di farci rispettare.
Questo è per me essere consigliere in questa Assise, fare azioni improntate alla realizzazione del bello e del benessere del paese intero.
Ma la teoria sappiamo diverge dalla pratica ed alcune volte il potere devia il corso del bene comune, come nel caso della denuncia a mio carico di due anni fa e che oggi mi renderebbe incompatibile con il ruolo assegnatomi dai miei concittadini.
Una cosa dico a riguardo e a gran voce: nulla ho fatto se non essere presente come cittadina in una circostanza che tutelava la comunità intera. E la verità va sempre detta, sostenuta e difesa. Per natura sono fatta così, ricerco l’equità e la giustizia in me stessa e quindi negli altri, soprattutto in chi ha il potere di prendere decisioni che riguardano la qualità della mia vita e della comunità di cui faccio parte. Agire per far sì che la macchina comunale funzioni è un mio dovere.
Agire affinché non ci siano prevaricazioni e soprusi nei confronti di qualcuno a beneficio di altri è un mio dovere. Denunciare atti oggettivamente sbagliati è un dovere. Risvegliare dentro di me e negli altri l’indignazione per le malefatte è una necessità per la salute delle cose.
Non rassegnarsi al mal costume è fondamentale per contrastare l’apatia delle menti.
Coltivare la speranza è la linfa vitale per il futuro. Ecco, tutto questo per me è politica e tutto questo è necessario per le generazioni future. Abbiamo già fatto scelte sbagliate e creato danni alcuni forse irreparabili, a maggior ragione non si può più fare finta di niente e il mio pensiero è costantemente rivolto ai miei nipoti.
Ogni cosa che penso o faccio è proiettata nel futuro: come sarà domani, tra un anno, tra dieci? L’azione che compio oggi lascerà un segno che erediteranno i nostri ragazzi, quindi va valutata bene.
Nella mia idea di amministratore c’è tutto questo, e venire nella casa comunale due anni fa, insieme a due senatori e alla consigliera Menichino, voleva dire rispettare me stessa in quanto cittadina, e tutti gli altri fuori da questo Comune che viene visto come una fortezza, un luogo chiuso e segreto dove si prendono decisioni sbagliate e contro gli interessi comuni.
Lo rifarei ancora ovviamente. Non siamo violenti, non siamo vandali, non siamo disonesti. Siamo qui per far rispettare i nostri diritti avuti in eredità da donne e uomini che hanno pensato al futuro, agendo nel loro presente.
Dal primo giorno in questo consiglio mi avete contestato l’incompatibilità e allora mi sono ulteriormente chiesta cosa meglio volesse significare oltre il “conflitto di interessi” e sono andata a studiarne il significato letterale:
incompatibilità s. f. [der. di incompatibile]. – 1. In genere, condizione per cui due o più cose o situazioni sono tra loro in contrasto e non compatibili l’una con l’altra, sicché non possono coesistere o conciliarsi
Bene, di sicuro sono incompatibile con chi vuole limitare la mia libertà e con chi utilizza il potere per vendicarsi.
Sono incompatibile con l’arroganza, con l’ignoranza, con l’inettitudine, con l’incoerenza, con l’ipocrisia, con la cattiveria, con il finto buonismo, con la prevaricazione ma soprattutto con la falsità. Con tutte queste cose sono incompatibile!
E dovrebbero esserlo tutti coloro i quali ricoprono incarichi pubblici e che rivestono un ruolo di pubblico potere.
Per me essere seduta qui oggi significa vivere il mio tempo in virtù di scelte fatte e sostenute da tutti quei concittadini che mi hanno votata, significa avere consapevolezza di quello che mi circonda e migliorare me stessa che vuol dire passare anche da tutto questo, quindi volevo ringraziarvi per aver arricchito il mio bagaglio di esperienze con questo fatto singolare ed unico, sia nella mia vita che nella storia del consiglio comunale di Amantea.
Francesca Sicoli