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paoloÈ appena arrivata in redazione l'indiscrezione che oggi pomeriggio alle 16:30 si terrà presso la Prefettura di Cosenza una riunione urgente per l'ordine pubblico, come unico punto all'ordine del giorno, sarà previsto il trasferimento immigrati positivi al coronavirus da Amantea in centri covid autorizzati.
A seguito della esposizione mediatica collegata alle trasferimento presso il centro immigrati di Amantea dei 13 positivi al coronavirus la Prefettura di Cosenza sta cercando soluzioni alternative immediate, si parla dello spostamento degli immigrati positivi al coronavirus presso i centri di Cosenza e Cetraro attrezzate a supportare malati covid.
Si sta valutando anche l'ipotesi, in base alle eccessive proteste della popolazione in merito a quest'ultimo trasferimento, di trasferire tutti i 25 immigrati presso altri centri, si valuterà nelle prossime ore la possibilità, quindi, quanto mai divenuta impellente di trasferire tutti gli immigrati.
Vi terremo aggiornati

Pubblicato in Primo Piano

misericordiaUna protesta pacifica per chiedere che si faccia chiarezza sul futuro delle associazioni che si occupano del servizio di supporto al 118. Il responsabile della confraternita della Misericordia di Cosenza Luigi Solbaro “così non possiamo più lavorare”

.COSENZA – Hanno parcheggiato i loro mezzi di soccorsi davanti la sede dell’Asp di Cosenza, in via Alimena, per protestare in modo pacifico ma ottenere risposte certe. La Misericordia di Cosenza, Amantea e Trebisacce, la Nuova Croce Azzurra di Cosenza, la Montalto Soccorso ONLUS, l’Avas Presila, la Croce di Mira di Lungro, Papa Giovanni XIII Spezzano Sila, Life Soccorso Luzzi e l’Avam di Cosenza. Nove asssociazioni che si ritrovano tutte nella stessa situazione: convezioni scadute e mancanza dei rimborsi spesa del 2018 e dei primi 3 mesi del 2019. Eppure, il loro supporto alle operazioni di soccorso è vitale per non mandare all’aria tutto il sistema vista la carenza di mezzi del 118 ed un territorio da gestire vasto come quello della provincia di Cosenza.

 Luigi Solbaro, responsabile della Confraternita della Misericordia di Cosenza, chiarisce i motivi della loro protesta “ci tengo a precisare che la nostra è una protesta pacifica ed educata. Abbiamo chiesto da tempo un incontro per il rinnovo della convezione del 118 scaduto 21 dicembre dello scorso anno. Ad oggi si va avanti solo con rinnovi, perché ad ogni scadenza succede che vengono puntualmente cambiati i vertici dell’Asp provinciale e quindi si riparte sempre daccapo. In più questa volta non è stato nemmeno stabilito l’impegno di spesa per il 2019 e ci ritroviamo a marzo senza aver ricevuto i rimborsi dei mesi precedenti. Abbiamo dovuto sollecitare per prima cosa l’impegno di spesa del 2018 e dei primi 3 mesi del 2019 per il supporto 118. Poi, abbiamo sollecitato il rinnovo della convezione perché così non possiamo lavorare“.

Le risposte avute dall’Asp nell’incontro? “l’impegno di spesa per i rimborsi dei soli primi 3 mesi del 2019, mentre sulla convezione ci è stato ribadito che loro sono di transito e non possono fare nulla finché non verranno nominati i nuovi vertici dell’azienda provinciale. Dunque, rimaniamo ancora una volta senza convezione ma ci hanno comunque chiesto di non bloccare il servizio di supporto, visto che la maggior parte dei soccorsi a Cosenza e in provincia viene fatta proprio da noi considerando che il 118 su Cosenza ha due sole macchine mentre una terza è all’UNICAL. E senza dimenticare che i punti di emergenza territoriale (le cosiddette P.E.T) hanno sempre a supporto un’associazione se pensiamo a comuni come Cassano, Castrovillari, Corigliano, Trebisacce, Cariati e così via, altrimenti non si riuscirebbe assolutamente a soddisfare la richiesta di intervento”.

fonte notizia quicosenza

Pubblicato in Cronaca

Una strana manifestazione di protesta è stata organizzata ieri mattina davanti alla Ninfa marina, l’albergo che ospita un centinaio di profughi.

 

Niente di intenso, anzi una manifestazione tutto sommato molto civile.

Ovviamente sono intervenuti i Carabinieri della locale caserma di Amantea al comando del maresciallo Tommaso Cerza ( vedi foto) che ha lungamente parlato con i profughi.

Erano presenti anche i Carabinieri del 112

E poi la protezione civile di Amantea con il mezzo di servizio guidato da Viano di Puglia ed il comandante della Polizia Municipale.

Il cartello in prima pagina offre comunque l’idea dei cosa avesse almeno teoricamente determinato la manifestazione

Vi si legge “ Florian non era buono Razzismo”

 

E’ sostanzialmente la stessa dicitura di tutti gli altri cartelli, invero meno leggibili. Florian è un addetto che sembra imponga le minime regole di convivenza, una sorta di tutore delle regole.

Anche lui, Florian, è un extra comunitario integratosi totalmente e raggiunto dalla famiglia in Italia; un bravo ragazzo, ci dicono, grande lavoratore.

Ed è proprio per questo che la cosa ci è puzzata.

 

Al punto da aver raccolto la voce di una protesta nata troppo tempestivamente dopo gli ultimi arresti per possesso di droga per non apparire credibile.

Parliamo dell’arresto eseguito dai militari della stazione di Amantea di S.E., 19enne nigeriano, disoccupato, di fatto domiciliato in Amantea e di un altro nigeriano 19enne denunciato sempre dai S.E., venne trovato in possesso di circa 50 grammi di marijuana e l’altro giovane extracomunitario è stato denunciato in stato di libertà perché trovato in possesso di soli10 grammi di marijuana, già suddivisa in dosi.

Pubblicato in Primo Piano

“…lo sannbastao anche i cani disperati e senza gloria 
che l’ultimo a saltare in aria passerà alla storia 
Sono sogni maledetti per niente sicuri.
Tempi Duri.”

Un individuo sfruttato che non ha coscienza di essere sfruttato e che non fa nulla per liberarsi, è veramente un essere sfruttato. Ma quando un uomo che ha coscienza di essere tale e che lotta per liberarsi già non è più sfruttato, ma uomo libero. Mi dicono: “se trovi uno schiavo addormentato, non svegliarlo, forse sta sognando la libertà”. Ed io rispondo: “se trovi uno schiavo addormentato, sveglialo e parlagli della libertà”. Se vi è mai stata una civiltà di persone sfruttate, questa è esattamente la civiltà moderna. Nessuna civiltà tradizionale vide mai masse così grandi condannate ad un lavoro buio, disanimato, automatico: schiavitù, che non ha nemmeno per controparte l’alta statura e la realtà tangibile di figure di signori e di dominatori, ma che viene imposta anodinamente, attraverso la tirannia del fattore economico e delle strutture di una società più o meno collettivizzata. cioè che non prende posizione, quasi intontita, sonnolenta, che per inerzia non si esprime in maniera netta e agisce fiaccamente - con ripercussioni sull'intera popolazione, come succede dopo una generosa fumata d'oppio. La prima metà del Novecento infatti è stata un'epoca durante la quale si è schiavizzato, disumanizzato e si sono uccisi settanta milioni di esseri umani, un'epoca che non si può semplicemente giudicare, andrebbe analizzata in tutta la sua colpevolezza, nella sua follia, a volte lucida e razionale, altre volte ottenebrata ed irrazionale. Se nei tempi passati in cui i tiranni mettevano a ferro e fuoco una città per la sua gloria, in cui il nemico veniva gettato alle belve davanti ad un popolo assetato di sangue, festante per spettacoli macabri e raccapriccianti, il giudizio era fermo e saldo, nei tempi dei campi di concentramento, dei campi di schiavi sotto la bandiera della libertà in cui i massacri venivano giustificati dall' “amore” per l'uomo o dal sogno di una super-razza, il giudizio perde la propria fermezza, perde le proprie coordinate; nell'epoca della follia esso diventa confuso, semplicemente disarmato. Se nel Mito di Sisifo l'assurdo appartiene alla dimensione individuale, ora esso si espande fino ad abbracciare la collettività, tutta la società. Sisifo per la sua grande astuzia ad un certo punto venne condannato da Ade a trascinare un enorme masso lungo un ripido pendio di una collina per farlo rotolare dall'altra parte ma, una volta giunto in prossimità della cima, il masso, come spinto da una forza divina, rotolava nuovamente a valle e Sisifo doveva ricominciare da capo, con il sudore che gli bagnava la fronte mentre nuvole di polvere lo circondavano. E questo per l'eternità. Questa punizione nota come "la fatica di Sisifo" è rimasta nei detti popolari a indicare un lavoro inutile, un lavoro che comporta una grande fatica con pochi risultati per chi lo fa. Diceva lo scrittore Franco-algerino Albert Camus che: “le grandi idee arrivano sempre nel mondo con la dolcezza delle colombe.” E che si ascoltasse attentamente, “udiremo, tra il frastuono degli imperi e delle nazioni, un debole frullio d'ali, il dolce fremito della vita” e del desiderio di una esistenza diversa. In un mondo privo di valori che orientino l'azione umana, non è possibile distinguere tra ciò che è vero e falso, tra ciò che è buono e cattivo, l'unica norma vigente è quella dell'efficacia, ossia la legge del più forte. Gli uomini a questo punto non si dividono più in giusti ed ingiusti, ma in padroni e servi. Tutto ciò è inaccettabile, ed è per questo motivo che il senso dell'assurdo deve essere attivo. Nel momento in cui una persona grida di non accettare più tutto questo, non può dubitare del suo grido, non può dubitare della sua protesta, della sua rivolta.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Italia

E’ già successo in passato e potrebbe succedere ancora.

 

Ieri sono passati per essere “quattro ciota rielli!”, oggi potrebbero essere l’avanguardia di una forte protesta capace di giungere a forti risultati anche politici.

Se ne è accorta l’amministrazione che ha immediatamente inviato un emissario nella persona dell’assessore Antonio Rubino che ha assunto impegno a studiare ogni possibile soluzione a quanto esposto dal gruppo di commercianti di Via Vittorio Emanuele.

 

Cominciando dall’orario di inizio dell’isola pedonale.

In realtà dietro queste fibrillazioni ci sono aspetti economici.

Il primo è quello generale di una città che sta sopravvivendo, non vivendo, forse perché incapace di cambiare per stare al passo con i tempi

Non cresce Amantea. Affatto.

Non esercita più la antica attrazione turistica e commerciale.

Sarà per i photored come grida l’associazione di Luigi Rubino?

O sarà per la attrazione esercitata dai grandi centri commerciali dove tutto è gratis , anche gli spettacoli ?

Ma i commercianti di Via Vittorio Emanuele sostengono che è anche per una viabilità che li esclude e penalizza.

Ma come si sul dire “ Se Atene piange, Sparta non ride” .

 

Intendo dire che anche molti commercianti di via Margherita stanno spesso davanti ai propri negozi nella speranza dell’arrivo di qualche cliente.

E manca qualsivoglia analisi sulle ragioni.

Qualcuno sostiene che la città manca di parcheggi.

Qualcuno che Amantea ha perso la immagine di città bella, colta, viva che aveva conquistato nel tempo ed adesso ne paghi lo scotto..

Qualcuno che si tratta di una fase congiunturale addirittura europea.

Altri che manchi di una strategia di sviluppo.

Altri ancora che Amantea non sa sfruttare le sue potenzialità e non si promuove.

 

Altri, infine, che manchi attenzione ai fenomeni economici di una città che da sempre, sin dai tempi di Omero, ha vissuto di rapporti economici, di incontri di culture, eccetera.

E come escludere che la gente non venga ad Amantea perché il parco della grotta è chiuso o perché il lungomare è in stato di abbandono ed il porto insabbiato e le strade piene di buche –ci sussurra un commerciante colto-?

Non vorremmo che anche questo tentativo di rabbonire i commercianti arrabbiati diventi un fatto negativo se non si tenteranno analisi di ben maggiore portata e rilevanza.

Mettere la mano sulla bocca per non far parlare non è certamente la soluzione.

Il laboratorio di analisi cliniche di Rende Quattromi glia dista da 10 a 15 km dall’ospeda le di  Cosenza.

Parliamo di 10 minuti di tempo per portare le provette dal laboratorio di prelievo a quello di analisi e di una strada diritta e senza curve.

Eppure i sindaci di Rende , Bisignano, Castrolibero,  Castiglione Cosentino, Luzzi, Lappano, Montalto Uffugo, Marano Marchesato, Marano Principato,  San Fili, San Vincenzo La Costa , contestano il decreto di chiusura firma dal commissario Scura e ne chiedono la revoca.

Sono preoccupati perché il decreto prevede punti di prelievo nei singoli comuni, ma il materiale biologico prelevato verrebbe inviato nei presidi ospedalieri Spoke ed Hub seguendo un percorso differente a seconda degli esami richiesti con possibili e prevedibili disguidi sia per l’esecuzione che per la raccolta dei dati.

Silenzio, invece, da parte dei sindaci del Basso tirreno cosentino e dell’alto tirreno lametino per la chiusura del laboratorio di analisi cliniche di Amantea.

Eppure da Amantea a Cosenza ci sono più di 50 km e quasi un’ora di percorrenza e peraltro di una strada tutta curve, e molto di più via A3.

E non solo! Ma pensate ai prelievi di Cleto!

E così i sindaci di Rende e dintorni sollecitano un incontro con Oliverio e Scura volto a scongiurare la chiusura del laboratorio.

Imperturbabile silenzio anche da parte dei politici regionali e nazionali che da questo territorio prelevano i voti necessari per i loro mandati elettorali.

Che non gliene freghi niente?

Pubblicato in Cosenza

L’Ufficio postale non si tocca ! dice il primo cartello

E poi il secondo: Siamo persone non numeri

Ed ancora : Gli sprechi sono altri

Infine l’ultimo : Siamo indignati

In mezzo ai cartelli su un sediolino preso in prestito dall’Ufficio postale il sindaco di Sorbo San Basile Luigi Riccelli che protesta

Sorbo San Basile è un paesino della Presila Catanzarese con circa 800 abitanti ed a  pochi km da Catanzaro

L’ente Poste ha deciso di ridurre i giorni di presenza a 3 ma il sindaco Riccelli non ci sta.

Come tutti, pensa che gratta oggi gratta domani alla fine l’ufficio rischia la chiusura

E magari è l’unico ufficio pubblico del piccolo comune dove non ci sono nemmeno i carabinieri

Nessun cittadino intorno a lui a fare da corte alla protesta

L’altra voce che si alza è come al solito quella della CGIL che esprime solidarietà al sindaco e che dichiara  : «La decisione di Poste Italiane di far prevalere sull’interesse collettivo i soli interessi economici, con la chiusura o la riduzione dell’orario di apertura dei propri sportelli, mette in grave rischio la tenuta sociale nei piccoli comuni già abbandonati a se stessi e che rischiano lo spopolamento».

Come dire” Finchè c’è la posta c’è speranza!”

Pubblicato in Catanzaro

Stamani le Forze dell’ordine sono intervenute presso l’ex Hotel Ninfa marina per controllare la situazione della protesta dei profughi.

 

Un intervento necessario atteso che gli ospiti erano arrivati presso la stazione ferroviaria con cartelli di protesta ed esisteva il timore della teorica ma sempre possibile interruzione del traffico ferroviario.

 

Come sempre in questi casi un piccolo gruppo di più facinorosi spingeva gli altri in una protesta legittima e significativa ma che non poteva né doveva trascendere

Ed infatti stando ai presenti appena qualcuno dei protestatari è andato oltre le righe ecco il fermo e deciso intervento delle forze dell’ordine che li hanno portato in caserma per la identificazione ed altro di legge.

Ma non solo questo.

Stanti le lamentele sul cibo ecco giunti presso l’albergo i sanitari del distretto del Tirreno , ma non quelli di Amantea.

Notizie attendibili parlano di sanitari giunti dal nord del distretto e che hanno provveduto ad attendere la ditta di catering controllando il cibo arrivato , sia come tepore, sia come cottura e procedendo anche a controllare le autorizzazioni sanitarie della ditta fornitrice.

Sembra sia risultato tutto a posto e nessuna obiezione tantomeno sanitaria è stata eccepita

Pur tuttavia corre voce che la cooperativa abbia valutato di procedere alla preparazione dei pasti direttamente nella cucina dell’albergo.

Antistanti alla Ninfa Marina anche una pattuglia della Polizia Municipale

Sul tardi della mattinata i profughi che erano stati portati in caserma sono stati riportati nell’albergo.

E così è terminata la protesta dei profughi.

Di seguito la nota diffusa dal Portavoce:

“Il 19 marzo fermeremo i servizi che gestiamo per conto del Comune e scenderemo ancora una volta in piazza per rivendicare i diritti degli ultimi, dei cittadini più deboli. Lo faremo con la morte del cuore, consapevoli che si tratta di un gesto estremo, l’ultimo prima della inevitabile chiusura definitiva di esperienze straordinarie che nel corso di oltre 30 anni hanno restituito dignità ed umanità a migliaia di persone dimenticate, abusate, abbandonate, ferite.

Saremo in piazza con loro, con le loro famiglie, con chi rischia di pagare il dazio di una città che, affogata in un presente drammatico, non si fa scrupoli di abbandonare al proprio destino i propri figli più fragili.

Sappiamo bene che esistono leggi precise. I Commissari, legittimamente, ci hanno rammentato che un Decreto Ministeriale del 1993 esclude i servizi sociali dalla lista di quei servizi ritenuti essenziali per la vita della comunità. Ebbene sono stati proprio i nostri amici più deboli, ad insegnarci che troppe volte “diritto” e “Giustizia” non coincidono, e che quando ciò accade siamo chiamati a lottare per rispondere alla legge più alta delle nostre coscienze.

E’ per questo che non possiamo rassegnarci alla morte annunciata dello stato sociale.

Viviamo forse il momento più drammatico della storia della nostra città, un momento che tutti i cittadini stanno pesantemente pagando sulla propria pelle. Ed è proprio in momenti come questi che è più alto il rischio di una guerra tra poveri.

In una città devastata, commissariata, abbandonata, la logica del “si salvi chi può” è ormai diventata stile diffuso. Il problema è che i più deboli non possono, i poveri non hanno strumenti, i fragili rischiano di frantumarsi.

Noi non ci stiamo! Non possiamo accettare che anni di battaglie per i diritti di tutti debbano naufragare di fronte alla ineluttabilità dei conti in rosso di un Comune in difficoltà.

“Non c'è nulla che sia più ingiusto quanto fare parti uguali fra disuguali” insegnava ai ragazzi di Barbiana Don Lorenzo Milani. Non è giustizia operare tagli lineari che gravano come macigni su chi è già fortemente provato da anni di abbandono, di ritardi ingiustificati, di costante contrazione di risorse. Negli ultimi due anni l’investimento diretto del Comune di Reggio in servizi gestiti dal Terzo Settore è sceso dai già insufficienti 340 mila euro al mese del 2011, agli attuali 230 mila, con la conseguenza di una sostanziale riduzione di risposte in termini di servizi.

Martedì 19 marzo a partire dalle 10,30 ci presenteremo simbolicamente alle porte del Municipio, in attesa di risposte concrete e definitive: se lo stato sociale deve morire, qualcuno se ne deve assumere la responsabilità! Non accettiamo di scomparire per “inerzia”.

I dati del resto sono ineluttabili: il mondo del Terzo Settore reggino ha una credito nei confronti del Comune di Reggio pari a circa 7 milioni di euro al 31 dicembre 2012 e relativo ai 3 anni precedenti. Di questi, nonostante ci fosse stato garantito che perlomeno i fondi vincolati sarebbero stati ricostituiti, per un totale di 2 milioni di euro, al momento sono stati versati solo 340mila euro per servizi per minori ex L.285.

Il Terzo Settore reggino non ha alcuna certezza circa il futuro dei servizi che gravano sul bilancio comunale, le cui convenzioni sono scadute al termine del 2012 e non sono state prorogate. I servizi stanno proseguendo sulle spalle delle organizzazioni senza alcune sicurezza di continuità.

I Commissari hanno già dichiarato, da ultimo nella nota inviata alla stampa nei giorni scorsi, che il DM del 1993 impedisce di garantire il pagamento puntuale del corrente, con la conseguenza che il Terzo Settore dovrebbe continuare a portare avanti i servizi aumentando il proprio indebitamento. Cosa evidentemente impossibile considerando che nessuna banca è più disposta a fare credito o ad anticipare fatture del Comune e che molte organizzazioni sono soggette a vessazioni costanti da parte del fisco, degli istituti previdenziali e di Equitalia.

Questi sono i motivi per i quali scenderemo in piazza. Non manifestiamo contro nessuno, il mondo del Terzo Settore per stile non è mai “contro”, e sempre “per”. Ma non intendiamo arretrare di un solo passo di fronte ai diritti dei più deboli, i livelli essenziali di assistenza non sono derogabili, per nessun motivo.

Proprio in queste ore abbiamo appreso che la struttura commissariale ci ha convocati per una riunione lunedì sera. Ovviamente, come sempre abbiamo fatto, andremo ad ascoltare. Ma il tempo delle parole, delle promesse, degli attestati di solidarietà, è ormai terminato. Ora attendiamo solo gesti concreti, in assenza dei quali non ci resterà che certificare la fine dello stato sociale a Reggio Calabria.

Questo è il messaggio che vogliamo lanciare a tutta la città ed è per questo che continueremo la nostra lotta non violenta, a partire dalla manifestazione di martedì.

Il Portavoce del Coordinamento Avv. Luciano Squillaci

Pubblicato in Reggio Calabria

Un gruppo di immigrati, in prevalenza afghani e pakistani, nel pomeriggio di ieri, giovedì 7 febbraio, ha bloccato il traffico automobilistico su via Mario Nicoletta, all'incrocio con via Pignataro, nel centro di Crotone.

La mancanza del permesso di soggiorno impedisce loro non solo di lavorare ma anche di muoversi per raggiungere luoghi dove trovare lavoro.

Da qui la protesta per i tempi che gli immigrati trovano troppo lunghi, inaccettabilmente lunghi.

Del rilascio la Questura di Crotone, che è competente perché, a suo tempo, quegli stranieri sono stati ospiti del centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto dopo il loro arrivo in Italia.

Gli stranieri, circa una sessantina.

Essi, inoltre, hanno evidenziato quanto sia difficile e duro trascorrere la notte all'addiaccio nel periodo più freddo dell'anno.

Sul posto sono intervenuti gli agenti dell'Ufficio immigrazione della Questura ed i loro colleghi della Digos.

Come al solito la questione si è sbloccata solo quando è stato loro assicurato che i tempi per il rilascio dei permessi di soggiorno verranno accelerati e che potranno utilizzare i locali della stazione ferroviaria durante le loro notturne per difendersi dalle temperature rigide.

Intanto la Caritas con il loro camper da stasera assicurerà pasti caldi agli immigrati.

Pubblicato in Crotone
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