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Corsi fantasma ad Amantea.Chiesto il processo per politici, aziende, regionali e docenti.

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Gran battage sui corsi fantasma che hanno portato Amantea all’attenzione italiana

C’è di tutto.

Una maxi truffa che ancora viene considerata “ presunta”.

Politici indagati

Funzionari regionali indagati

Imprese indagate

Docenti indagati

Ben 39 persone chiamate a giudizio.

E dietro una abile regista e probabili coperture e garanzie di ogni tipo.

Una mannaia sulla testa che potrebbe alla fine essere solo virtuale ed essere sterilizzata dalla prescrizione miracolosa che sanerebbe ogni rischio.

L’udienza preliminare è già stata fissata per il 22 maggio.

Una presunta associazione a delinquere, della quale avrebbero fatto parte i principali indagati, che avrebbe ottenuto fraudolentemente il finanziamento di corsi di formazione professionale secondo l’accusa «sostanzialmente inesistenti e/o solo cartolarmente effettuati » ma anche di corsi di ricerca «fittizi» per un importo totale di oltre 11 milioni 490mila euro, dei quali 5 milioni 652mila euro effettivamente percepiti.

Gli indagati sono:

Maurizio Vadacchino, 56 anni, di Amantea (Cs);

Saverio Zavettieri, 72, di Bova (Rc);

Maria Raluca Bilt, 32, rumena;

Maria Cristina Alfano, 40, di Cosenza;

Laura Mollica, 45, di Roma;

Marino Bonanno, 45, di Amantea (Cs);

Silvano Perri, 60, di Amantea (Cs);

Francesca Papini, 51, di Firenze;

Domenico Ferraro, 53, di Longobucco (Cs);

Elena Salvatorelli, 40, di Termoli (Cb);

Sviatlana Malets, 37, bielorussa;

Roberto Ragadali, 49, di Cosenza;

Riccardo Giannetti, 76, di Siena;

Antonio Maletta, 43, di Figline Vegliaturo (Cs);

Umberto Dal Maso, 51, di Trapani;

Francesco Sassone, 38, di Cassano Ionio (Cs);

Tommaso Caporale, 34, di Cosenza;

Egidio Esposito, 69, di Lamezia;

Adelina Nesci, 43, di San Lucido (Cs);

Giovanni Antonio Bruno, 45, di Scanzano Jonico (Mt);

Maria Concetta Sinatra, 74, di Paternò (Ct);

Vincenzo Scerra, 68, di Catania;

Vincenzo Loiero, 55, di Paola (Cs);

Antonino De Lorenzo, 60, di Acquappesa (Cs);

Laura Di Renzo, 49, di Roma;

Giacomo Guido, 47, di Amantea (Cs);

Annunziata Tripodi, 66, di Mongiana (Vv);

Antonio Borrello, 69, di Pizzo (Vv);

Fernando Gidaro, 44, di Catanzaro;

Rosario Palaia, 53, di Catanzaro.

Altri

Ad indagare per primo, nel 2005, era stato l’allora pm Luigi De Magistris, l’inchiesta era stata poi ereditata dai sostituti procuratori Elio Romano e Alberto Cianfarini.

Una maxi truffa da 11 milioni di euro, sottratti con false attestazioni all’Unione Europea nell’ambito dei progetti Por 200/2006 e Pon per corsi di alta formazione professionale e master finanziati dal Miur e Regione Calabria.

Quella scoperta dai magistrati è una vera e propria associazione a delinquere che aveva la sua “cupola” nell’imprenditore cosentino Maurizio Vadacchino, che era il legale rappresentante di diverse società ed enti no profit, che grazie alla compiacenza dell’ex assessore regionale alla Cultura ed Istruzione, Saverio Zavattieri, finivano per accaparrarsi fondi milionari per corsi fittizi mai tenutisi.

I falsi corsi negli incartamenti presentati all’Agenzia erogatrice, venivano attestati con la complicità di: dirigenti scolastici, docenti universitari, funzionari regionali e commercialisti che avrebbero emesso fatture false per ottenere il rimborso di cifre esorbitanti.

L’appoggio politico è stato determinante nell’aggiudicazione dei finanziamenti; Saverio Zavattieri, anche grazie all’appoggio di Francesca Papini e Umberto Del Maso, ha boicottato i voti delle Commissioni aggiudicatrici su ben 9 progetti presentati dal Vadacchino. In cambio dell’appoggio politico ricevuto l’imprenditore cosentino a capo della truffa avrebbe dovuto inserire nei corsi fantasma, persone vicine a Zavattieri che avrebbero percepito una remunerazione che andava dai 4000 ai 7000 euro e procacciare voti a suo favore nel comune di Amantea.

Vadacchino, è accusato non solo di truffa e corruzione, ma anche per i reati di violenza e minacce. Nell’attività di falsificazione, infatti, sarebbe stata utilizzato della carta intestata della società “Barone srl”, il suo proprietario che aveva tentato di ribellarsi alla prepotenza, è stato schiaffeggiato e minacciato da collaboratori di Vadacchino che lo hanno messo in fuga con una spranga di ferro

Redazione TirrenoNews

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