Il 22 aprile si è votato nella più piccola regione italiana e il centro destra ha conquistato la Regione che fino ad ieri era governata da una coalizione di centro sinistra. Anche in questa piccolissima regione è continuata la parabola discendente del Pd il quale è sceso al di sotto del 10%. Ma quello che più mi preme sottolineare è che Il Movimento 5 Stelle che alle ultime elezioni politiche del 4 marzo scorso era risultato il primo partito è stato sonoramente sconfitto e nel giro di appena due mesi ha perso ben sette punti. Questo significa: Addio sogni di gloria per Di Maio, aspirante Primo Ministro, il quale aveva puntato sull’elezione del candidato grillino a Governatore della Regione Molise. Il risultato ottenuto dai grillini significa oltretutto che il voto di protesta degli elettori si è fermato e che essi hanno capito di che pasta sono fatti: incapaci ad amministrare una regione, figuriamoci a governare una nazione come l’Italia. E’ dunque chiaro a tutti ormai, ma forse sarebbe meglio aspettare le votazioni della prossima settimana in Friuli Venezia Giulia e un’altra vittoria del centro destra, che il clima è molto favorevole a Matteo Salvini che a Di Maio. Quest’ultimo si aspettava che il Molise fosse la prima Regione italiana conquistata dai grillini, invece si ritrova con un candidato sconfitto al di sotto del 40%. L’ambizione dei 5 Stelle che ambivano ad eleggere il loro primo Governatore per continuare a chiedere con maggiore insistenza il ruolo di Premier per Di Maio si è sciolta come neve al sole di aprile. Dalle urne è uscito un centro destra vincente, compatto, più frizzante del previsto, e il partito di Berlusconi anche se di poco è risultato il primo partito della coalizione. Questo dato di fatto ha scombussolato i piani segreti di Matteo Salvini e di Di Maio. Il 4 marzo scorso Di Maio ebbe facile gara nel promettere agli elettori italiani il reddito di cittadinanza e gli elettori del Sud hanno abboccato, gli hanno creduto e gli hanno dato il voto. Subito dopo, però, sono rimasti delusi e presi in giro. Si sono recati in massa nei vari comuni alla ricerca dei moduli per incassare subito il reddito promesso, il sussidio gratis, e non trovandoli hanno capito subito la bufala del guagliune napoletano dal sorriso smagliante e in Molise l’hanno punito. Scomparso il reddito di cittadinanza dal contratto che voleva firmare con un suo eventuale alleato, Lega o Pd pari sono, sono scomparsi anche i voti. In questo lasso di tempo che ci separa dal 4 marzo Di Maio ha voluto fare lo spaccone, il puro, il prezioso, l’incontaminato, l’incorruttibile, l’uomo dalle mani pulite che non se l’avrebbe mai sporcate andando a governare l’Italia con gli altri e ora si trova impelagato nella palude dei tatticismi e dei veti incrociati e siamo arrivati alla conclusione che se vuole diventare Premier dovrà ingoiare molti rospi e deve fare i conti col “delinquente” Berlusconi, col “condannato Berlusconi, col male assoluto. Ora che ha fatto la prima donna per due mesi dovrà scendere dal piedistallo, dovrà prendere un vecchio pallottoliere che si usava una volta nella scuola elementare e incominciare a fare i conti e vedrebbe che per governare l’Italia i voti di Forza Italia sono indispensabili. Il successo ottenuto nelle elezioni del 4 marzo gli ha annebbiato il cervello. E proprio questo insperato successo sarà la sua rovina. Un movimento basato soltanto sulla protesta, senza radici nella storia, né ancoraggio ideologico, non potrà avere un domani. Ma ciò non toglie che oggi ha un presente. Infatti il Presidente della Repubblica Mattarella ha dato mandato esplorativo al Presidente della Camera con il compito di verificare se sia possibile una intesa di maggioranza parlamentare col Pd, uscito dalle elezioni politiche sconfitto e umiliato, a formare un nuovo governo. Impresa alquanto difficile. Sperano molto nel successo i vari Franceschini e Co. che non vogliono mollare la comoda poltrona.