
Abbiamo ricevuto un invito a partecipare ad un incontro/dibattito sulla piattaforma digitale zoom da parte della nostra concittadina Giusy Porchia, Past-President distretto sud ovest della Fidapa italia, ovvero della Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari che è un’associazione composta, in Italia da circa 11.000 Socie ed appartiene alla Federazione Internazionale IFBPW International Federation of Business and Professional Women.
Il tema è molto interessante ovvero “Come trasformare una criticità in opportunità”, “La tecnologia digitale al servizio della comunicazione”.
Pertanto invitiamo coloro che sono interessati a assistere all’evento che vedrà anche la partecipazione di tre importanti giornalisti italiani Annarosa Macrì, Ugo Floro e Cristina Gabetti, di un noto Sociologo docente universitario dott. Francesco Pira e del Dott. Cataldo Calabretta avvocato, anche lui noto docente universitario.
L’appuntamento e per Domenica 7 MARZO 2021 ore 17,00, l’accesso sarà consentito fino a un massimo di 500 persone.
ID riunione: 264 909 3794
Passcode: FIDAPA
Assurda vicenda di un uomo di 55 anni
Per l’Inps è morto. Ma è ancora vivo
di Francesco Gagliardi
Un impiegato dell’Inps dice ad un uomo di 55 anni, il Sig. Alberto La Spina:- Lei è morto-. Ma lui è ancora vivo e vegeto, paga regolarmente i contributi e personalmente si era recato presso gli uffici dell’Inps di Sassari.
Ancora una volta, amici carissimi, mi devo occupare di una triste e assurda vicenda capitata ad un uomo che per l’Inps risulta morto malgrado abbia presentato agli uffici di Sassari dove vive e lavora un Certificato di esistenza in vita rilasciato dal Comune di residenza.
Per l’Inps è morto, non c’è nulla da fare.
E l’uomo va avanti e indietro nei vari uffici, ma ancora non è riuscito a dimostrare che non è morto ma che è vivo. Sembra uno scherzo o una sceneggiata di un film, ma è la pura realtà.
Un uomo di 55 anni, alle prese con una pratica dell’Inps, aveva chiesto la riscossione del rateo della tredicesima della madre morta, scopre di essere inesistente, morto.
La trafila burocratica ha inizio quando l’impiegato con gli occhi sgranati comunica all’incredulo commerciante la sua avvenuta morte. Ci dispiace, comunica l’impiegato, lei non ha diritto a riscuotere la tredicesima di sua madre perché è morto.
Morto un corno! L’Impiegata l’aveva davanti a sé, l’uomo era ancora vivo, parlava e mostrava i documenti di identità.
Sono trascorsi vari mesi e ancora il Signor La Spina Alberto di Sassari non è riuscito a dimostrare di essere ancora in vita.
Questa è la burocrazia, amici, in Italia.
Il Governo Draghi dovrebbe cambiare la burocrazia al più presto, altrimenti le cose andranno sempre peggio.
Per risolvere le pratiche, anche le più semplici, il cittadino qualunque non si deve rivolgere all’inviato di “Striscia la Notizia”. Ma la cosa ancora più assurda è questa.
Se il Sig. Alberto non versa i contributi benché all’Inps risulta morto si vedrebbe arrivare una bella multa.
Un consiglio, Sig. Alberto. Si rivolga ancora alla stessa impiegata dell’Inps e dica che lei è morto e che quindi non può pagare i contributi, le tasse e le multe.
Le risponderanno che anche i morti dovranno pagare i contributi, forse serviranno a Caronte per farli traghettare all’altra sponda.
Cose che capitano solo in Italia.
Tutto cambia ma l’Inps resta immutabile.
Non è affatto la prima volta che succede una cosa simile.
Capita spesso che durante le campagne elettorali qualche candidato esageri un po’ e si lascia prendere dalla foga e insulti candidati dei partiti avversari. Capita, è capitato. In campagna elettorale si esagera e si dicono cose a volte assurde. Ma quello che ha combinato un Professore Universitario e non un pinco pallino qualsiasi ha davvero dell’incredibile, e non siamo ancora in campagna elettorale. L’altro giorno in una trasmissione radiofonica un Docente Universitario, un docente, un educatore che dovrebbe dare il buon esempio, si è lasciato andare offendendo gravemente un leader politico che lui non stima usando parole volgarissime, definendolo addirittura scrofa, vacca, rana dalla bocca larga, pesciaiuola, ignorante che non ha mai letto un libro in vita sua. Come può, secondo il detto del Professore, una simile persona parlare da pari a pari con il Presidente del Consiglio Mario Draghi? Colui che ha profferito queste parole è un Docente Universitario, il Prof. Giovanni Gozzini, ordinario del Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Siena. Ora è stato sospeso per tre mesi da tutte le attività didattiche e il Consiglio di Disciplina dell’Ateneo è stato convocato nei prossimi giorni per valutare il caso. Non è la prima volta che il Professore fa parlare di sé. Quando era Assessore al Comune di Firenze è finito nei guai per i suoi interventi. L’episodio, comunque, è inaccettabile e bisogna condannarlo senza se e senza ma, perché a pronunziare quelle insulse e volgari offese è stato un Docente Universitario e non un pinco pallino qualsiasi o un candidato insignificante di un partito avverso durante un comizio elettorale in una piazzetta di un piccolo paese. Un comportamento simile non me lo sarei mai aspettato anche perché Gozzini è un Professore di un certo livello. L’On. Meloni si è sentita offesa come del resto altre donne parlamentari e docenti universitarie, però non ha chiesto punizioni per il Professore. Una lezione di stile. Le ha telefonato il Presidente della Repubblica On. Sergio Mattarella esprimendole la sua solidarietà. Consiglierei al Prof., uomo indegno di insegnare in una Università così prestigiosa, di dimettersi subito dall’incarico e di andare immediatamente in pensione. Potrà così riflettere e a lungo a quello che di grave ha commesso. Non solo ha offeso una donna, un parlamentare, un leader politico anche se non la pensa come lui, ma ha violato il codice etico e ha arrecato un grave danno di immagine all’ateneo dove insegna. Ora il Prof si è scusato, non voleva offendere in quel modo. Le scuse non bastano. Bisognava riflettere a lungo prima di pronunziare quelle volgari offese. Gozzini è un Professore e quindi sa benissimo che prima o poi quelle insulse parole a volte generano violenze.