
Padre multato perché porta i fiori al figlio morto nella tragedia di Rigopiano. Dopo tre anni: Assolto
Vi ricordate, amici, la tragedia di Rigopiano e del crollo dell’Hotel completamente distrutto da una valanga? Era il 18 gennaio del 2017. Morirono 29 persone, tra cui un giovanotto di Salerno con la sua fidanzatina. Il giovanotto era il figlio di Alessio Feniello. Il papà e la mamma un giorno salirono a Rigopiano, zona ancora sottoposta a sequestro e quindi interdetta ai visitatori, per depositare sul luogo della tragedia un semplice mazzo di fiori per voler onorare e ricordare il figlio scomparso prematuramente in quella tragica circostanza, quando una immensa valanga piombò sull’Hotel e distrusse ogni cosa lungo il suo tragico tragitto. Non lo avessero mai fatto! Hanno violato la legge. Il Signor Feniello venne denunciato e multato di 4550 euro. Il Sig. Feniello non ha pagato naturalmente la multa e ricorse in appello. Sulla sua pagina di Facebook aveva raccontato la sua rabbia e il suo dolore. Fece sapere a tutti che mai e poi mai avrebbe pagato la multa. Avrebbe preferito andare in galera. Ora, però, dopo tre anni di attesa e di lunghe pastoie burocratiche, finalmente il Tribunale di Pescara lo ha assolto perché ha riconosciuto la tenuità del gesto. Non si può multare un papà o mandarlo in galera per il semplice e innocuo motivo, perché aveva voluto ricordare il figlio morto depositando un semplice mazzo di fiori sul luogo della tragedia di Rigopiano. Per un cristiano portare fiori sulla tomba del proprio caro o sul luogo dove si è verificata una tragedia significa, soprattutto, tendere la mano a chi non c’è più. Dire “Ti penso” e “Ti voglio bene”. Eppure per quel gesto di affetto verso la persona scomparsa e che amava tanto era scattata subito la denuncia e una sanzione pecuniaria. Per tutte le altre persone che in questi tre anni si recano a Rigopiano per fare picnic, partite di calcio, foto ricordo e addirittura portare via quello che è rimasto dell’Hotel come souvenir, neppure un fermo o una semplice multa.
Anni fa l’importante rivista inglese “The Economist”, scriveva che Berlusconi era "inadatto a governare un Paese come l’Italia". Allora era vero, ed è ancora più vero oggi. Un titolo un tantino più recente è andato oltre: ecco un uomo che aveva "fottuto un intero paese.” Purtroppo oggi appare chiaro che una dichiarazione del genere era troppo bonaria. Il cantastorie dei barconi Berluschino non ha solo fottuto l'Italia. Potrebbe aver fregato anche l'Europa. Primo scomparirà, meglio sarà, anche se i profondi problemi strutturali, insiti nell'economia italiana e nell’autoalimentata casta berlusconiana, rimarranno. Nel frattempo, i giovani italiani, gli emigranti d’Italia e la natura sdentata delle istituzioni politiche europee, pagheranno il prezzo della megalomania di un sedicente imprenditore, venditore di pubblicità televisiva e dei suoi “soci isolani”. Il Berlusca ha contribuito a stimolare tantissimi individui a emularlo nei suoi modi d'essere in affari e nelle aule di tribunali. L’averla fatta franca nel “fottere” il resto della popolazione italiana lo ha fatto diventare un eroe agli occhi dei poveri disgraziati che "sperano" di rifarsi rubando o sognando di vincere alle slot machines, avendo toccato il fondo della povertà non solo economica.
Che cosa sta succedendo in Italia e nel resto d’Europa? I recenti sviluppi sull’aggravarsi delle varie crisi, che coinvolgono tutta la zona euro con i suoi vecchi stereotipi sono comuni in quasi tutta l’Europa. Alcuni paesi mediterranei con i loro grandi debiti pubblici, i "problemi" con la criminalità e le consolidate economie nere sono stati spesso messi insieme in una categoria di "malati d'Europa": pigri, improduttivi, con sindacati che scioperano e le persone che protestano per le strade. Sono ormai considerati obsoleti! Eppure questo tipo di analisi è quasi inutile per farci capire cosa sta succedendo in Italia e perché sta avvenendo oggi. Inoltre, tutto questo non fornisce informazioni sui profondi costi umani prodotti dagli attuali problemi.
La catastrofica conseguenza futura prossima, e che in qualche modo è già iniziata, un'intera generazione verrà sistematicamente esclusa dal lavoro professionale e dalle istituzioni statali. Le menti più brillanti continueranno ad emigrare, eppure molti italiani di grande talento continueranno a lavorare ancora per niente nella vana speranza (termine religioso pericolosissimo) di un futuro migliore.
Molti brillanti storici continuano a pubblicare libri e articoli di altissima qualità, ma che sono effettivamente disoccupati fino ai 40 e 50 anni e sono costretti a umiliarsi tenendosi per anni attaccati alla coda del cappotto del loro santo protettore. Un fatto che tutti dovrebbero ricordare è che l’Italia è da sempre una specie di gerontocrazia capitanata da tanti Berlusconini gremlins che si avvicendano al timone, e si fonda sul grado di influenza ed “autorevolezza” che generalmente viene attribuito agli anziani, sul falso presupposto di una loro maggiore esperienza e di una riconosciuta correttezza o per il fatto che hanno tutte le proprietà economiche e le cariche politiche. Questa tendenza è notevolmente peggiorata negli ultimi tempi. I partiti politici e leaders, in ogni modo, hanno delineato una relazione sempre più stretta. Una tendenza avviata da Silvio Berlusconi, che ha costruito e imposto il suo “partito personale”, negli anni Novanta. Tracciando un percorso irreversibile per tutti. D’altronde, se la politica è fatta da capetti privi di una qualsiasi ideologia politica, che hanno rimpiazzato la società e il territorio con i media e con il WEB. Allora è legittimo temere che tutto possa cambiare. Molto in fretta. Perché senza partiti politici, senza società, senza territorio: per la politica e per gli italiani non ci sarà futuro.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik
di Francesco Gagliardi
Ieri sera, 3 aprile 2021, la nota rubrica di Canale 5 “Striscia la notizia” si è occupata di un cantiere inaugurato in pompa magna quattro anni fa e precisamente il 1^ aprile 2017 e mai iniziati i lavori.
Venne inaugurato alla presenza delle massime autorità con i Sindaci con le fasce tricolori con tanto di posa della prima pietra come si evince dalla foto.
Si trattava di un tratto di strada che doveva collegare tre Comuni della Toscana: Impruneta, Greve in Chianti e Bagno a Ripoli. E’ stato inaugurato, ma dell’opera non c’è traccia.
Tutto è rimasto come prima.
C’è solo la prima pietra, benedetta finanche da un sacerdote.
E’ ancora lì, della strada neppure l’ombra.
Ed erano stati stanziati 26 milioni di euro, che non sono bruscolini.
Ma evidentemente è stato un bel pesce d’aprile per gli abitanti di quei tre incantevoli borghi toscani.
L’inviata Chiara Squaglia, che se la squaglia, di Striscia la notizia non solo si è recata sul posto ma ha anche fatto visita anche all’attuale Sindaco di Firenze Nardella, che 4 anni fa ancora non ricopriva la carica di Sindaco, per cercare di capire le ragioni di questo notevole ritardo e come è possibile che lo Stato, le Regioni stanziano i soldi per la realizzazione di opere pubbliche utilissime per tutta la collettività e queste non vengono realizzate.
O se vengono poi realizzate passano diversi anni con sperpero del pubblico denaro.
Molti lavori spesso rimangono fermi sulla carta dopo anni e anni dalla posa della prima pietra.
Il Sindaco che non è responsabile di questo notevole ritardo ha dato la colpa alla burocrazia italiana che è davvero insostenibile.
Troppe pastoie burocratiche, troppe leggi, troppi cavilli, troppi documenti, carte bollate, firme, rifacimenti di progetti, appalti, fallimenti di aziende.
Molti miei fedeli lettori si stupiranno, ma in Italia è un fatto normale.
Una ditta partecipa ad un concorso per la realizzazione di un’opera, lo vince offrendo prezzi al ribasso, poi si accorge che i soldi non bastano e non può terminare i lavori, dichiara fallimento e quindi tutto si ferma. L’opera non viene portata a termine.
Intervengono i Tribunali, cambiano le norme, occorre fare nuovi progetti e gli anni passano e le opere da realizzare rimangono sulla carta. La prima pietra rimane, però sempre al solito posto.
Quella non si tocca.
Di chi la colpa?
Indovinate un po’.
Dei meridionali, dei burocrati che occupano posti di prestigio provenienti dall’Italia meridionale che sono famosissimi per inventarsi lacci e lacciuoli. Retaggio della dominazione spagnola.
Chi vorrebbe fare, come i settentrionali, le cose in maniera efficiente e rapida si trova spesso in difficoltà, perché sono in minoranza nelle stanze dei bottoni.
E se la pigliano con Garibaldi.
Ahi, Peppino, così scrive Lucio sul giornale digitale “l’Arno di Firenze”, se te ne restavi in Brasile a rubar cavalli a farti i cavoli tuoi, invece di venire qui a rompere i co…ni!- Questo, caro Lucio, è proprio quello che dovremmo dire noialtri meridionali.
Ci avete rubato e depredato di tutto e svuotato finanche il forziere del Banco di Napoli e portato altrove finanche i bulloni dei macchinari di Mongiana.
Questa è storia.
Leggi qualche libro prima di scrivere simili balle.